Cagliari, riapre finalmente la Torre dell’Elefante: quando visitarla
La riapertura è possibile grazie al completamento dei lavori di restauro della vicina Chiesa di San Giuseppe, che, adiacente alla Torre dell'Elefante, ha beneficiato di un intervento mirato a preservare il patrimonio storico-artistico della zona.
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La storica Torre dell’Elefante, affacciata su Cagliari con imponenza e fascino, riapre finalmente le sue porte al pubblico. Un evento atteso e celebrato dalla comunità locale, poiché l’accesso alla torre era stato temporaneamente chiuso per lavori di restauro e miglioramento delle condizioni di sicurezza.
La riapertura è possibile grazie al completamento dei lavori di restauro della vicina Chiesa di San Giuseppe, che, adiacente alla Torre dell’Elefante, ha beneficiato di un intervento mirato a preservare il patrimonio storico-artistico della zona.
Ora, con entrambe le strutture nuovamente in splendida forma, i cittadini e i visitatori possono godere di un’esperienza arricchente che unisce storia, arte e architettura.
La Torre dell’Elefante, eretta nel 1307, sorge con maestosità nel cuore di Cagliari. Ideata come torre di avvistamento e difesa, il progetto porta la firma dell’architetto Giovanni Capula, come attesta l’epigrafe marmorea murata nell’avancorpo della torre. Nel corso dei secoli, questa imponente struttura ha assunto diverse funzioni, trasformandosi da avamposto militare a luogo di residenza per funzionari, magazzino e persino carcere.
Per chi desidera immergersi nelle origini e nella storia della Torre dell’Elefante, l’invito è aperto: visitatela e ammiratela dal vivo. I suoi spazi narrano storie di epoche passate, i suoi mattoni custodiscono segreti e le pietre raccontano di un’epoca di avventure e cambiamenti. L’architettura medievale si svela in ogni dettaglio, regalando un viaggio nel tempo unico nel suo genere.
La Torre dell’Elefante accoglierà il pubblico tutti i giorni, dalle 10:00 alle 17:00. Questo orario esteso permetterà a residenti e turisti di organizzare le proprie visite in base alle proprie esigenze, offrendo l’opportunità di esplorare la storia che si cela dietro questa iconica struttura.
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«Ditemi come faccio a lasciarla morire»: investita e con fratture multiple, nessuno voleva operarla. Appello per Cindy
La storia di Cindy richiama l’importanza della responsabilità verso gli animali e il ruolo cruciale di veterinari e volontari che, davanti a situazioni estreme, si fanno carico di scelte difficili per salvare una vita.
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«Ditemi come faccio a lasciarla morire». È con questo grido d’aiuto che Elena Pisu, responsabile del canile di Quartu Sant’Elena Tana di Bau ha raccontato la storia di Cindy, arrivata il 2 ottobre presso la struttura dopo essere stata presumibilmente investita in strada. Il suo quadro clinico, sin dall’arrivo, era drammatico: fratture multiple e la necessità immediata di cure specialistiche.
Stabilizzata dalla veterinaria di turno, Cindy è stata sottoposta ad accertamenti che hanno evidenziato lesioni gravi ma non irreversibili: femore, una vertebra e bacino fratturati. Fortunatamente — fanno sapere i medici — il midollo spinale non ha subito danni, condizione che lascia aperta la possibilità di un recupero funzionale con l’intervento appropriato.
La proprietaria del cane, secondo quanto raccontato, non disponeva delle risorse economiche necessarie o non intendeva sostenere le spese per l’operazione. In assenza di un intervento, Cindy sarebbe stata lasciata in un box ad attendere una morte lenta e certa. Di fronte a questa prospettiva, Elena Pisu ha deciso di non tirarsi indietro: «Noi vogliamo darle un futuro, non lasciarla morire di stenti, questo è verto».
Lunedì Cindy è stata sottoposta a un primo intervento chirurgico. I medici segnalano che l’operazione di stabilizzazione della colonna si è rivelata più complessa del previsto e per questo la sistemazione del bacino è stata rimandata a data da stabilirsi. Attualmente l’animale è ricoverato presso il Centro Neurologico La Fenice a Selargius, struttura che i volontari ringraziano pubblicamente insieme all’ortopedico, il dott. Marras, per il lavoro svolto finora.
Per completare le cure e garantire a Cindy la possibilità di recuperare una vita dignitosa, il totale delle spese previste è di circa 2.000 euro. I volontari lanciano un appello: qualsiasi contributo, anche minimo, è benvenuto e può fare la differenza.
Per informazioni e aggiornamenti: 328 366 1490.
Per sostenere economicamente l’intervento:
IBAN: IT43U0306909606100000065900
La storia di Cindy richiama ancora una volta l’importanza della responsabilità verso gli animali e il ruolo cruciale di veterinari e volontari che, davanti a situazioni estreme, si fanno carico di scelte difficili per salvare una vita.
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