Le passioni agiscono come il motore segreto di ogni storia di successo. E noi oggi vogliamo raccontarvi quella di Francesca Serrau e di come, seguendo la sua passione con forte motivazione, sia riuscita a cambiare il corso della sua carriera. Da sempre appassionata del frizzante mondo “beauty”, Francesca inizia la sua carriera lavorativa come dermopigmentista specializzata in sopracciglia in un salone di bellezza. Durante gli anni di esperienza, però, un grande desiderio inizia a farsi spazio: Francesca immaginava un salone tutto suo, dedicato interamente al trucco semipermanente, un luogo in cui prendersi cura del viso delle persone a trecentosessanta gradi. Subito dopo la pandemia, i trattamenti di trucco semipermanente riscontrarono sempre più successo, le richieste del servizio alle sopracciglia continuavano ad aumentare, tanto da riempire l’intera agenda. Fu proprio questo “boom” che spinse Francesca a prendere coraggio e aprire GlamUp: il primo centro estetico di Cagliari che si occupa esclusivamente di trucco semipermanente. Ma ancora non sapeva che questa nuova apertura rappresentava solo l’inizio di una carriera di successo. 

Il team di GlamUp. Francesca, Maria Elena, Marta e Lorena

Da marzo, GlamUp è il punto di riferimento per tutte le persone che vanno alla ricerca di un trucco semipermanente di qualità e alto livello. Questo è stato possibile grazie ai tantissimi lavori effettuati fino ad ora e, soprattutto, grazie alla professionalità di tutte le ragazze di GlamUp che, condividendo una grande passione per il settore e una preparazione significativa alla spalle,  mantengono elevati standard di qualità e professionalità nel campo del trucco semipermanente. Prima tra tutte Francesca, che quest’anno ha portato il suo sogno e le sue competenze al più importante evento nazionale di permanent make-up: il “Wulop” di Milano, conquistando la prima posizione.  

“È stato tutto totalmente inaspettato – racconta Francesca – ho iniziato a lavorare circa un anno fa come insegnante alla Pro Artist Academy, avevo voglia di condividere le mie esperienze e competenze da dermopigmentista con altre giovani appassionate di questo mondo. Proprio durante questa occasione che mi hanno chiesto di partecipare al Wulop, io ho accettato, ma non mi sarei mai aspettata di arrivare al primo posto”.  

Così, si è ritrovata su un volo per la Turchia, in corsa per la competizione mondiale. Il Wulop internazionale vedeva la partecipazione di tutte le prime classificate a livello nazionale: le migliori dermopigmentiste al mondo riunite in un unico evento. Una sfida sicuramente non facile, ma che Francesca ha portato con orgoglio a casa come settima classificata, su sessanta Paesi in gara.   

Oggi il salone è una realtà consolidata nel territorio in cui le clienti hanno la garanzia di ottenere un lavoro sano e non artefatto, realizzato da grandi professioniste come Lorena, Marta e Francesca. Ma Il successo di GlamUp non sarebbe completo senza menzionare il supporto straordinario di due figure fondamentali del team: Maria Elena e Luca. Maria Elena, con la sua gentilezza e professionalità, accoglie i clienti con un sorriso caloroso, garantendo un’esperienza accogliente e positiva ad ogni visita al salone. La sua abilità nell’organizzare al meglio il lavoro del salone è un elemento chiave nel mantenere elevati standard di efficienza e soddisfazione del cliente. Luca, marito di Francesca, è un pilastro di supporto essenziale per il successo di GlamUp. Con dedizione e competenza assicura il funzionamento armonioso del salone, collaborando con Francesca e il resto del team per assicurare che GlamUp rimanga una realtà consolidata nel settore.

Sopracciglia, occhi, laminazioni di ciglia e sopracciglia, i servizi di GlamUp sono tanti, ma tutti con un unico obiettivo: ottenere un risultato super naturale e immediato. 

“Molto spesso, le clienti mi confidano che la loro più grande paura è quella di vedersi diverse o stravolte dal trucco semipermanente, ma questo da GlamUp non accade  – ci racconta Francesca – uno dei nostri capisaldi è proprio quello di scegliere i giusti trattamenti, personalizzati sulla base del viso di ogni cliente, capaci di valorizzare al meglio la loro bellezza”. 

Proprio per questo motivo, il percorso estetico da GlamUp inizia sempre con una consulenza personalizzata che può essere svolta sia in studio che online, attraverso un sistema studiato appositamente per questo scopo e attraverso cui viene creata un’anteprima di come apparirà il viso una volta eseguiti i trattamenti.  Solo dopo aver effettuato la consulenza si potrà procedere con il trattamento vero e proprio, che prevede circa due ore di lavoro a seconda del servizio scelto. 

“I benefici del trucco semi permanente sono tanti, ma quello che sicuramente spicca tra tutti è la garanzia di essere sempre in ordine. Puoi andare in spiaggia, al lavoro o ad un evento, senza doverti  mai preoccupare del trucco – ci spiega Francesca –  Inoltre, non dimentichiamo il secondo beneficio del trucco semipermanente, ovvero il fatto che per realizzare il lavoro vengono utilizzati pigmenti adatti al viso, che spariscono da soli nel giro di un anno, dando la possibilità alla persona di rifare lo stesso trucco oppure cambiare look”.

Il trucco semipermanente, prima visto come un taboo, oggi è sempre più apprezzato. Questo è un punto a favore non solo per tutte le persone che vogliono dare un tocco in più al loro aspetto fisico, ma anche a tante giovani ragazze che vogliono trasformare la loro passione in lavoro. A partire da Gennaio, le ragazze di GlamUp in collaborazione con Pro Artist Academy, daranno il via ai corsi di formazione dedicati alle aspiranti dermopigmentiste dell’Isola, che potranno specializzarsi e apprendere le migliori tecniche tra laminazione, PMU e microblading, affiancate da Francesca, Lorena e Marta. Un’opportunità per condividere una passione e imparare il lavoro dei loro sogni.

Lo sapevate? Cosa c’entrano Carloforte e Calasetta con la località tunisina di Tabarca?

Un legame profondo con la cittadina africana interrotto improvvisamente e tragicamente Che cosa accadde?

Tabarca.

Lo sapevi? Le località di Carloforte e Calasetta, nell’arcipelago del Sulcis, custodiscono un legame affascinante e profondo con la località tunisina di Tabarca, una connessione storica che affonda le sue radici nei secoli e che si interruppe in modo drammatico. Ma come si sviluppò questa singolare relazione tra la Sardegna e una cittadina del Nord Africa?

Carloforte

Sebbene Carloforte e Calasetta facciano parte della provincia sarda di Carbonia-Iglesias, in questi luoghi è ancora forte l’influenza genovese. Dalla cucina alla lingua, dalle tradizioni alle usanze, tutto ricorda la Liguria. Non a caso, Carloforte è stato proclamato nel 2004 comune onorario di Genova. Anche Calasetta, dall’altro lato dell’arcipelago, riflette una simile origine culturale.

Tabarka o Tabarca è una città della Tunisia, sul Mediterraneo, presso il confine con l’Algeria.

Questa connessione genoves, sarda e africana ha una storia che risale al XVI secolo. Intorno al 1540, pescatori e commercianti di Pegli, in Liguria, si trasferirono a Tabarca. Attirati dalla ricchezza del corallo, noto come “oro rosso del mare”, seguirono i Lomellini, una potente famiglia genovese che aveva ottenuto l’isola dalle autorità locali. I coloni fondarono una prospera comunità di pescatori, detta “tabarchina”, che per due secoli si dedicò alla pesca e al commercio, contribuendo notevolmente alle fortune economiche dei Lomellini, che rivendevano il corallo e altri beni, come cereali e olio, con ampi guadagni.

Tabarca nella cartina della Tunisia

Nonostante la conquista ottomana della Tunisia nel 1574, la comunità tabarchina continuò a crescere. Tuttavia, nel XVIII secolo, la situazione peggiorò drasticamente: le incursioni dei pirati, l’esaurimento dei banchi coralliferi e la sovrappopolazione misero a dura prova l’economia. Nel 1731, il controllo di Tabarca passò di mano all’interno della famiglia Lomellini, ma la crisi era ormai inarrestabile.

Una stampa di Tabarca nel XVII secolo quando era sotto la dominazione ligure

Nel 1738, circa 500 tabarchini, costretti ad abbandonare Tabarca a causa delle pressioni degli arabi e dei pirati, approdarono sull’Isola di San Pietro, fino ad allora disabitata. Qui fondarono Carloforte, dando inizio alla storia dei “genovesi di Sardegna”. Nonostante le difficoltà iniziali legate alle condizioni insalubri dell’isola, dovute alle paludi e alle malattie, i coloni riuscirono a bonificare il territorio e a sviluppare un’economia fiorente basata sulla pesca del tonno, la raccolta del corallo e la produzione di sale.

Calasetta.

Poco dopo, nel 1770, un altro gruppo di tabarchini si insediò sull’isola vicina, Sant’Antioco, dove fondò il comune di Calasetta. Anche qui, nonostante le sfide ambientali e sanitarie, la comunità ligure riuscì a costruire una nuova vita, mantenendo saldi i legami culturali con Genova e tramandando la propria lingua, il tabarchino, un antico dialetto ligure che viene parlato ancora oggi a Carloforte e Calasetta.

Nel frattempo, la sorte degli ultimi tabarchini rimasti a Tabarca peggiorò ulteriormente. Nel 1741, il Bey di Tunisi invase l’isola e fece prigionieri i suoi abitanti, riducendoli in schiavitù. Dopo lunghe negoziazioni, molti di loro furono riscattati grazie all’intervento di Carlo Emanuele III di Savoia e di altre figure europee influenti. La maggior parte di questi prigionieri liberati si unì ai loro compatrioti a Carloforte, mentre un piccolo gruppo si stabilì a Calasetta, consolidando la presenza ligure nel Sulcis.

Un’altra parte dei tabarchini, invece, trovò rifugio sull’isola spagnola di San Pablo, al largo di Alicante, dove fondarono la colonia di Nueva Tabarca. Tuttavia, a differenza di Carloforte e Calasetta, Nueva Tabarca perse gradualmente i legami con la cultura genovese, integrandosi nella società spagnola e abbandonando le proprie tradizioni.

Così nacque questa singolare comunità “genovese” in Sardegna, che ancora oggi conserva una forte identità culturale, con radici liguri e una storia unica, intrecciata alle vicende della Tunisia e del Mediterraneo.