Villaputzu, legano con una corda un’asina al fuoristrada e la trascinano per strada
L'asina non voleva abbandonare il luogo dove aveva partorito, così i due ( ora denunciati) l'hanno trascinata via legandola al mezzo. I responsabili di questo orribile caso di maltrattamento di animali, hanno filmato la scena e postata su Instagram
canale WhatsApp
I Carabinieri della Stazione di Villaputzu hanno portato alla luce un caso di maltrattamento verso gli animali, con protagonista un operaio di 28 anni e un allevatore di 32 anni, entrambi denunciati.
Secondo le indagini condotte dai Carabinieri, ad agosto i due uomini hanno cercato di spostare con violenza un’asina che si rifiutava di lasciare un terreno dove aveva da poco dato alla luce un cucciolo. Per ottenere il loro scopo, hanno legato una corda al collo dell’animale e l’hanno trascinato per circa 30 metri utilizzando un fuoristrada.
Uno dei due responsabili si è vantato di questo atto crudele pubblicando un video su Instagram. Da lì la segnalazione di un utente ai Carabinieri, prontamente intervenuti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mistero in Toscana: la scomparsa di Piera Pinna e l’appello della famiglia

La scomparsa di Piera Pinna, originaria di Bosa ma residente a San Miniato, ha scosso profondamente la comunità locale e suscitato l’attenzione dei media.
canale WhatsApp
Mistero in Toscana: la scomparsa di Piera Pinna e l’appello della famiglia.
La scomparsa di Piera Pinna, originaria di Bosa ma residente a San Miniato, ha scosso profondamente la comunità locale e suscitato l’attenzione dei media.
La donna è svanita nel nulla il 21 settembre, mentre si trovava in cerca di funghi con il marito nei boschi intorno a Medicina di Pescia, nel Pistoiese.
Il suo destino rimane avvolto nel mistero, e la sua famiglia, che si trova a migliaia di chilometri di distanza in Sardegna, ha lanciato un accorato appello: «Chiediamo risposte».
Da quando Piera è scomparsa, le ricerche ufficiali non hanno portato a risultati concreti. Sono stati mobilitati droni dotati di termoscanner e cani molecolari, ma senza alcuna traccia della donna. Nel tentativo di mantenere viva l’attenzione sulla questione, gruppi di volontari e membri della protezione civile hanno continuato a battere il territorio, tuttavia i risultati sono stati deludenti. L’associazione Penelope Toscana, attivamente coinvolta nelle operazioni di ricerca, ha descritto la zona come particolarmente impegnativa a causa dei suoi ripidi strapiombi e dei terreni resi insidiosi dalle prime piogge autunnali. Tuttavia, la famiglia di Piera sostiene con fermezza che se fosse realmente caduta, il corpo sarebbe stato rinvenuto.
Un ulteriore elemento di preoccupazione emerge dalle incongruenze relative alla scomparsa. Nella denuncia presentata dal marito e dal figlio, assente quel giorno, si menziona un luogo diverso da quello in cui è stata effettivamente parcheggiata l’auto. Inoltre, un furgone utilizzato regolarmente da Piera per recarsi al suo chiosco di Empoli, dove vendeva frutta e verdura tre volte a settimana, è stato trovato bloccato all’interno del cancello, lasciando aperte domande sul suo ritorno a casa quella sera. Da San Miniato, conoscenti e amici di Piera affermano con certezza che lei conosceva bene quei boschi, soprannominati “Valle dell’Inferno” per la loro difficile accessibilità, e che difficilmente avrebbe potuto perdersi.
A due mesi dalla scomparsa, la frustrazione cresce. La famiglia ha deciso di chiedere aiuto a una criminologa lucchese per indagare ulteriormente sulla situazione. Con l’obiettivo di ottenere chiarezza su questa vicenda che ha assunto i contorni di un giallo, l’appello della famiglia risuona forte: la speranza di trovare risposte è più intensa che mai. In un contesto tanto oscuro, la luce della verità rimane l’unica meta per chi aspetta di sapere cosa sia realmente successo a Piera Pinna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

