In un mondo sempre più globalizzato, l’inglese rappresenta oggi la prima lingua. Ci serve per viaggiare, ci permette di stringere nuove amicizie e conoscere culture diverse, ci apre nuove porte nella carriera lavorativa. Tutto questo, nel corso degli anni, ha reso lo studio dell’inglese indispensabile. Ed ecco che, fin dalla prima elementare, ci ritroviamo seduti tra i banchi di scuola con il nostro “grammar book”. Uno studio che ci accompagnerà fino alla quinta superiore e, talvolta, fino agli esami universitari. Ma come mai, allora, dopo tutti questi anni trascorsi a studiare, molti di noi non riescono ad assimilare questa lingua al cento per cento? Abbiamo fatto questa domanda a Laura Raventós Vaquero, director dell’unica sede scolastica Kids&Us in Sardegna.  La risposta a questa domanda è che ciò che impedisce un buon apprendimento dell’inglese  è che questa lingua ci è sempre stata insegnata in modo tradizionale, così come la maggior parte di tutte le altre lingue straniere. Ecco, la scuola di inglese per bambini e ragazzi Kids&Us, con oltre seicento scuole in tutto il mondo e più di vent’anni di esperienza nell’apprendimento dell’inglese, ha testato e verificato un metodo di studio diverso che permette di imparare l’inglese in modo naturale. 

Ma cosa significa? Se ci pensate bene, la prima cosa che ci viene insegnata in un corso di inglese tradizionale è l’alfabeto, poi si passa alle frasi di presentazione, poi ai numeri, poi ai nomi degli animali, poi a quelli degli oggetti della casa e così via fino ad arrivare alla tanto odiata tabella dei verbi irregolari. Ma fermatevi per un attimo a pensare: è così che impariamo la nostra lingua madre quando siamo piccoli? Ovviamente no, il processo di apprendimento naturale dell’italiano non funziona per niente in questo modo, tanto che, quando da piccoli ci insegnano l’alfabeto, noi  sappiamo già parlare! È partendo da questo ragionamento che la scuola Kids&Us ha ideato un metodo che inizia fin dalla tenera età, con corsi a partire già dai nove mesi – a cui i bambini partecipano accompagnati dai genitori – e che proseguono fino ai diciotto anni. L’obiettivo è quello di imparare la lingua partendo dall’ascolto, dalla comprensione e soprattutto dalla parola, per arrivare solo in ultima fase a sviluppare le capacità di lettura e scrittura. 

“Fin da piccola ho sempre avuto una grande passione per l’inglese e per le lingue in generale, tanto che ora ne parlo sei in totale, e all’epoca continuavo a chiedermi perché tanti altri bambini, al contrario, odiassero lo studio della lingua inglese  – ci racconta Laura – Ho conosciuto Kids&Us a Barcellona e all’epoca pensai che fosse davvero un metodo efficace e che, se anche i miei vecchi compagni avessero appreso l’inglese così, anche loro si sarebbero innamorati di questa lingua”. Nel 2011, Laura si trasferisce in Sardegna portandosi dietro tutto il suo background di studi come traduttrice e interprete e nel 2019 decide di realizzare concretamente il suo sogno, aprendo la prima sede Kids&Us a Cagliari. Oggi, più di 200 studenti hanno iniziato un nuovo percorso linguistico in cui lo studio della “grammatica a tavolino” non è nemmeno lontanamente concepito. Il riscontro ottenuto in questi anni dalla scuola ci fa pensare che sì, il metodo funziona davvero.        

Laura Raventós Vaquero, Director Kids&Us

Il programma è suddiviso in moduli realizzati ad hoc in base all’età dei partecipanti. Ogni modulo ha un personaggio principale che accompagna i bambini e i ragazzi lungo lo studio del modulo, immergendoli nella loro storia, fatta di avvenimenti in cui gli stessi studenti possono identificarsi. È così, troviamo i topolini Mousy e Linda, i protagonisti che accompagnano i bimbi fino ai due anni e che comunicano attraverso le emozioni. Sam, Emma, Oliver, Marcia, Pam&Paul e Ben&Brenda che iniziano ad esplorare il mondo, imparano a vestirsi da soli, perdono i primi dentini e vivono tutte le avventure in cui può ritrovarsi un bambino dai tre agli otto anni.

Quando l’adolescenza inizia a farsi spazio, i ragazzi si troveranno a vivere situazioni diverse, immergendosi in esperienze che li porteranno ad apprendere l’inglese all’interno di un contesto realistico. Lo scopo finale è quello di portare il ragazzo non a imparare semplici vocaboli ma strutture complete e per fare questo è importante che si giochi con la ripetitività, affinché questa si trasformi in una vera e propria routine, proprio come avviene nella quotidianità. 

A fare da supporto alle storie dei personaggi, gli studenti hanno a disposizione un insieme di materiale didattico digitale e cartaceo esclusivo Kids&Us. Mentre libri e giochi di gruppo in lingua diventano gli alleati degli incontri in aula, l’applicazione per smartphone e tablet permette di proseguire lo studio della lingua anche a casa, attraverso giochi e audio. “L’apprendimento a casa è fondamentale per la riuscita dell’intero percorso. Si tratta soprattutto di materiale audio che riprende i concetti visti in aula attraverso canzoni, storie e giochi – ci spiega Laura – L’ascolto passivo è un punto chiave per l’apprendimento di una lingua. Inoltre, è importantissimo trovare un momento preciso della giornata in cui ascoltare gli audio: può essere mentre si fa il bagnetto, in auto mentre si va a scuola la mattina o mentre si fa la merenda. Questo permette al bambino di collegare il contesto o la situazione alla lingua straniera”. 

Ma le attività di Kids&Us non si fermano all’aula, i campus estivi e invernali sono il luogo perfetto in cui vivere un’esperienza in lingua inglese a trecentosessanta gradi. Dalla caccia alle uova per Pasqua alla festa di Halloween, passando per il laboratorio di cucina e la festa di Natale: l'”Universo Kids&Us” è sempre ricco di appuntamenti aperti a tutti coloro che vogliono trascorrere una giornata alla scoperta della lingua inglese.

Dai nove mesi ai diciotto anni: le lezioni settimanali del percorso di Kids&Us accompagnano gli studenti durante tutte le diverse fasi della loro vita. Un corso equilibrato nel tempo, un metodo di apprendimento naturale con cui imparare l’inglese step by step, senza mai annoiarsi. E per i più indecisi, la scuola propone una lezione di prova gratuita attraverso cui vivere in prima persona l’esperienza Kids&Us.

Il reddito energetico suscita grande interesse e molti stanno riflettendo sulla possibilità di installare nella propria abitazione dei pannelli fotovoltaici. Tale misura di sostegno, infatti, nasce proprio per consentire alle famiglie in condizioni di disagio economico di aver accesso a un impianto di questo tipo, per produrre energia in regime di autoconsumo.
Il bonus è regolato dall’apposito Fondo Nazionale Reddito Energetico, che prevede una dotazione complessiva di 200 milioni di euro per il biennio 2024-2025, da suddividere secondo specifici criteri nelle diverse regioni d’Italia. Non entriamo qui nel merito delle modalità di accesso, ma preferiamo concentrarci proprio sui pannelli fotovoltaici, sulla loro implementazione e sull’installazione. Per saperne di più, vi consigliamo di consultare alla guida completa di Plenitude sul reddito energetico 2024, che risponde a tutti i quesiti e accompagna passo dopo passo chiunque sia interessato.

Come si installano i pannelli fotovoltaici?

Quando si sceglie di installare un impianto fotovoltaico, è fondamentale valutare le caratteristiche e il dimensionamento, mirati a soddisfare al meglio il fabbisogno energetico, rapportato alle abitudini di consumo. Far coincidere il picco dei consumi con quello di produzione è il modo migliore per massimizzare l’autoconsumo, quindi il risparmio. Vi ricordiamo che, per ottenere il contributo del reddito energetico 2024, l’impianto non deve avere una potenza nominale non inferiore a 2 kW e non superiore ai 6 kW. Stabilite caratteristiche e dimensionamento, si passa alle fasi operative, con una ricognizione del tetto. In generale, non sono richieste particolari opere murarie: è fondamentale, però, che il tetto sia solido e non presenti segni di cedimento, sia all’esterno che all’interno. Il migliore orientamento è a sud, si sconsiglia a nord. Parlando in termini di ingombro, un impianto di taglia domestica, con 3 kW di potenza nominale, necessita al massimo di 30 mq di spazio nei tetti a falde (40 mq su superfici piane). A queste misure, si aggiungono 5 mq per ogni kW di potenza nominale, nel caso si tratti di un tetto triangolare. Va, inoltre, considerato l’eventuale spazio già occupato da antenne o camini (e quindi inutilizzabile ai fini dell’impianto fotovoltaico).

Quali soggetti bisogna coinvolgere per l’installazione?

A occuparsi delle verifiche, che comprendono eventuali vincoli, i carichi della struttura e le norme antincendio, è il fornitore che avete scelto. L’esito delle verifiche viene inserito in un progetto obbligatorio dell’impresa che effettua il lavoro. In seguito, bisogna procedere con:

• comunicazione o richiesta di autorizzazione al Comune;
• richiesta di connessione al GSE;
• registrazione anagrafica dell’impianto sul portale di Terna;
• eventuale richiesta di attivazione degli incentivi (come il reddito energetico 2024), tramite portale del GSE e invio dichiarazione per detrazioni fiscali all’ENEA.

Grazie al “Modello Unico” tutte queste procedure sono unificate e semplificate. Qualora non fosse possibile compilare il “Modello Unico”, si può procedere con la richiesta al Comune, sempre con l’assistenza dell’azienda fornitrice che può essere delegata a espletare tali formalità. Terminata l’installazione, il fornitore rilascia la Dichiarazione di conformità dell’impianto e una copia del progetto. L’installazione dei pannelli fotovoltaici non richiede troppo tempo: in media e in condizioni standard, una squadra di tre operai può installare un impianto di 3 kW in un giorno, massimo due, e un impianto di 6 kW in massimo tre giorni.