A Cagliari via Napoli era “s’arruga de is Moras”: quando anche i sardi facevano i pirati nel Mediterraneo
Pochi sanno, forse, che questa strada, attraversata da file di turisti nelle mattine estive, era un "ghetto" di mori tenuti in schiavitù. Così come, in generale, tutto il rione Marina, a stretto contatto con il mare, i suoi tesori e purtroppo anche i suoi bottini, frutto di saccheggi ai danni di altri popoli.
Oggi è una delle più importanti “terre” di movida del centro cagliaritano. Alla Marina, infatti, i profumi di cucina e tradizione aleggiano per tutto il quartiere. E via Napoli non è certamente da meno, con la sua ricchezza di ristoranti e trattorie, insieme a negozi tipici.
Pochi sanno, forse, che questa strada, attraversata da file di turisti nelle mattine estive, era un “ghetto” di mori tenuti in schiavitù. Così come, in generale, tutto il rione Marina, a stretto contatto con il mare, i suoi tesori e purtroppo anche i suoi bottini, frutto di saccheggi ai danni di altri popoli.
Come riportato dunque dal capolavoro di Francesco Alziator, “L’Elefante sulla Torre”, nella via Napoli esisteva in tempi lontani la cosiddetta Moreria , luogo in cui venivano concentrate le schiave more. Ecco dunque che anticamente questa via era nota come “s’arruga de is Moras”.
Sembra infatti, sempre come riportato dall’Alziator, che ai tempi in cui i corsari barbareschi imperversavano nell’Isola, portando sciagure e saccheggi, rapendo donne e bambini, i sardi in qualche modo restituissero la pariglia. Alla stregua di quella saracena, dunque, esisteva anche una pirateria sarda, mirata alla cattura di africani e alla loro vendita sul mercato cagliaritano.
(VIDEO) I posti più belli della Sardegna: le suggestive terme romane di Fordongianus
L’opera quadrata delle terme di Fordongianus è un unicum in Sardegna, non trova altri casi nell’architettura termale curativa isolana: ecco tutte le sue caratteristiche
Dell’imponente edificio termale romano di Fordongianus risalente al I sec. d.C., si possono ancora ammirare le antiche rovine. La grande abilità ingegneristica dei Romani venne utilizzata per poter sfruttare al massimo l’acqua calda che sgorgava dal sottosuolo di origine vulcanica.
All’epoca l’antico centro urbano prese il nome di Forum Traiani divenendo da colonia a città municipale. L’opera quadrata delle terme di Fordongianus è un unicum in Sardegna, non trovando altri casi nell’architettura termale curativa isolana.
Similitudini ne possiamo trovare in edifici di analoga natura, nei complessi di Caldes de Montbui e di Caldes de Malavella (Catalogna), Aquae Flavianae (Algeria) e di Djebel Oust (Tunisia). Tutti datati tra la fine del I ed il II sec. d.C..
Da sottolineare la sua caratterizzazione santuariale che è documentata dalla presenza nell’edificio di un apposito spazio del sacro: il Ninfeo. Questo è un caso unico nell’Isola e difficilmente riscontrabile in altre zone del Mediterraneo.
Questo era uno spazio riservato ai rituali di culto alle divinità salutari, soprattutto alle Ninfe.
Gli antichi abitanti della di Fordongianus, gli Ypsitani si ipotizza utilizzassero già anticamente le sorgenti di acqua calda. I romani le chiamarono Acquae Ypsitanae, donando così una continuità storica alle famose acque benefiche.
Siamo stati durante la notte alle antiche terme dove i vapori dell’acqua creano un ambiente suggestivo sulle rovine.
Potete ammirare il paesaggio nel nostro video.
Davvero spettacolare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA