“Le quattro rose”, la bellissima poesia dedicata a Najibe, Giorgia, Alessandro e Simone

"A Najibe, Giorgia, Alessandro e Simone", la quattro rose.
La bellissima e toccante poesia scritta da Alberto Appeddu “Le quattro rose”, è stata pubblicata questa mattina da Omar Zaher, il padre di Najibe, una delle quattro giovanissime vittime del terribile incidente stradale avvenuto in viale Marconi all’alba di domenica scorsa. Ve la proponiamo.
A NAJIBE, GIORGIA, ALESSANDRO E SIMONE
LE QUATTRO ROSE
“Nel giardino della vita, l’Eterno Padrone, quattro tenere rose aveva piantato,
che, con la luce della loro giovinezza, il cuore di chi le amava aveva illuminato.
Il loro tenero cuore era ricco di sogni, speranze e passioni,
vivevano nel giardino della vita come quattro note di dolci canzoni.
Ma, all’improvviso, la leggera brezza del giardino, in tempesta si è trasformata,
e, senza apparente ragione, la festa della vita, in morte si è mutata.
Perché, o Eterno Padrone, hai permesso al vento della morte,
di mutare di quattro bellissime rose piantate nel giardino la sorte?
Quale il senso della vita, perché tanto dolore,
perché sradicare quattro tenere rose, che illuminavano, chi gli stava intorno, con la luce dell’amore?
Tu, o Morte, dici: “con me tutto finisce”,
e, per tua colpa, così,chi rimane, un atroce dolore patisce.
Ma Vita e Morte sono solo un illusione,
con la morte nulla finisce, si cambia solo dimensione.
O tenere rose, la vostra morte non sarà vana,
se la vita di chi rimane questa risana.
O Morte malvagia, solo il nostro umano fragile materiale corpo tu puoi toccare,
ma Eterno è il nostro essere, le nostre emozioni, il nostro pensare.
Le quattro rose solo apparentemente, o vento di morte, dal giardino tu hai sradicato,
ma il Padrone del giardino il loro vivere ha trasformato.
Mi spiace, o Morte beffarda, ma non hai spento delle quattro rose la fiamma dell’amore,
ma, beffandosi di Te, loro si sono trasfigurate in faro, con il compito di illuminare di chi le amava il cuore.
Tutti noi, come le quattro rose, esistiamo per amare,
e vivendo ciò della morte siamo più forti, perché il nostro Amare, la Morte in Vita può trasformare”.
Avv.Alberto Appeddu
(Libero pensatore sardo)

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