Una tradizione che continua nel rione cagliaritano di San Bartolomeo.

Simone Usai, 38 anni, è il calzolaio ai piedi del lungo viale che porta a Calamosca. Prima di lui il papà e prima ancora il nonno, nei lontani tempi in cui le botteghe artigiane fiorivano in città e i laboratori erano simbolo di orgoglio e lavoro.

Ora l’epoca è cambiata, certo, ma il servizio di Simone e della sua Fixar Calzoleria da dieci anni è sempre più che mai fondamentale nel quartiere, così come in città. Anzi, ancora più importante, dato che è riuscito ad adattarsi alle nuove esigenze dei tempi.

Gli strumenti sono sempre quelli classici, il profumo e i rumori della bottega sono inconfondibili. Immancabili anche i poster delle formazioni storiche del Cagliari, attaccati alle pareti dal papà di Simone e lasciati dal figlio che ha ereditato la passione paterna, insieme al mestiere di calzolaio.

E i tempi sono cambiati davvero. Se prima infatti si lavorava tanto con i militari, tradizionalmente numerosi in quella zona, ora tanto spazio è stato lasciato a molti piccoli e importanti clienti che chiedono questo o quel servizio, spesso legato a sport o attività oggi molto vivi. «Noi facciamo, fra i vari, anche lavori specializzati che spesso altri calzolai non fanno. – spiega Simone – Ad esempio, facciamo lavori su scarpe da trekking o equitazione, lavaggio, pulizia o tintura scarpe. In più vendiamo diversa relativa attrezzatura utile».

E pazienza se San Bartolomeo non è proprio di passaggio, i clienti infatti non mancano di sicuro. Gli abitanti del quartiere da soli non bastano, ma sono diverse le persone che arrivano da altre zone per usufruire dei servizi di calzoleria di Simone. A dispetto della moderna logica usa e getta del moderno consumismo, il giovane artigiano, con grande professionalità, prova sempre in qualche modo ad aggiustare e recuperare ciò che ha tra le mani.

Tanto lavoro e tante soddisfazioni, insomma, per il 38enne Usai, diventato anche presidente dell’associazione Calzolai e fiero rappresentante sardo di una categoria di lavoratori oggi ancora preziosi. Nella speranza che, tra un po’ di anni, qualcun altro dopo di lui, possa continuare questa lunga e bella tradizione.

Questa mattina, durante i controlli ai passeggeri in imbarco dal porto di Olbia – Isola Bianca diretti a Civitavecchia, gli agenti della Security dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna hanno fermato una coppia di Formia con un carico molto particolare: una tartaruga e un sacchetto contenente diverse pietre prelevate dalle spiagge locali.

Il materiale era stato nascosto nel bagagliaio dell’auto con cui i due stavano per imbarcarsi. Sul posto sono intervenuti i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Sassari, in servizio presso la Sezione Operativa Territoriale di Olbia, per i necessari accertamenti.

Per quanto riguarda i sassi, i passeggeri sono stati sanzionati in base alla Legge Regionale n. 16/2017, che punisce l’asportazione di sabbia, ciottoli, pietre e conchiglie dalle spiagge con multe da 500 a 3.000 euro. Più grave la posizione della coppia per la tartaruga, specie protetta dalla Convenzione di Washington (CITES): in questo caso si configura infatti un reato penale.

Il sequestro conferma ancora una volta la tolleranza zero nei confronti dei reati ambientali e la necessità di tutelare con rigore le risorse naturali dell’isola, patrimonio da preservare per le generazioni future.