Francesca Fiorellino, da Cagliari a Bebington per amore della scienza
Dal 2017 vive nel Regno Unito, dove attualmente, dopo la laurea in chimica, lavora per una multinazionale
Francesca Fiorellino è una 36enne originaria di Cagliari, che dopo essersi diplomata al liceo scientifico ha proseguito gli studi presso l’Università degli Studi di Cagliari laureandosi in Chimica e Tecniche Farmaceutiche.
Come tanti giovani, dopo la laurea ha deciso di continuare il proprio percorso fuori dalla propria comfort zone isolana, emigrando nel 2017 a Liverpool per perfezionare l’inglese e cercare lavoro in campo scientifico, con tanto di dottorato di ricerca all’università del Merseyside.
Francesca, cosa ti ha portata ad andare all’estero?
Sin da giovanissima ho sempre desiderato andare a vivere all’estero per avere migliori opportunità lavorative e di crescita personale, imparare un’altra lingua e misurarmi con una realtà diversa da quella in cui ero cresciuta. Sognavo un’avventura a 360 gradi.
Perché la scelta del Regno Unito e dell’Inghilterra in particolare?
Ho amato moltissimo la cultura britannica sin dal mio primo incontro con l’inglese alle scuole elementari, tanto che anche proseguendo con gli studi, la lingua inglese e la letteratura britannica sono sempre state tra le mie materie preferite. Dopo la laurea sono volata immediatamente a Liverpool per perfezionare il mio inglese e cercare lavoro in campo scientifico. Era il 2017 quando iniziai con un dottorato di ricerca all’università della città del Merseyside. Da allora ho avuto diverse esperienze lavorative spostandomi nell’ambito industriale. Oggi lavoro per una multinazionale che opera nei settori della Nutrition, Home Care, Beauty & Personal Care. Qui in Gran Bretagna ho trovato terreno fertile per dedicarmi alla ricerca e sviluppo ad inoltre ci sono bellissimi laboratori ben equipaggiati in cui si possono imparare tante tecniche.
Com’è stato l’impatto con la nuova realtà?
L’impatto con la nuova realtà, nonostante il mio enorme entusiasmo e nonostante fossi mentalmente pronta all’idea di andare via dalla Sardegna, è stato abbastanza duro. Sono stata fortunata perché sono stata raggiunta da mio marito e abbiamo condiviso l’esperienza insieme. Inoltre, ho trovato delle persone del luogo che mi hanno aiutata, ma ciò non toglie che i momenti difficili ci siano stati, ad iniziare dall’impatto con la lingua: ‘inglese che si parla nel Merseyside (la contea dove si trova Liverpool) non è quello che si studia nei corsi. Per chi arriva qui per la prima volta, pur avendo una profonda conoscenza dell’inglese come l’avevo io, l’accento all’inizio è incomprensibile (suona come se fosse tedesco per rendere l’idea). Inoltre, di colpo ti ritrovi catapultato in una vita da emigrato con tutto quello che comporta: la perdita delle tue abitudini, la gavetta, la solitudine (perché ci vuole tempo per integrarsi), il doversi arrangiare per tutto, l’adattarsi ad una società che è completamente diversa da quella italiana (e sarda nello specifico) per mentalità, usi e tradizioni. Per anni lavori e basta per raggiungere una posizione e integrarti sempre di più. Non c’è molto tempo per godersi altro. Poi cominci finalmente a vedere i frutti dei tuoi sacrifici e da lì inizi a sentirti meglio, a sentirti “a casa” anche all’estero.
Differenze tra Italia e Inghilterra?
L’Inghilterra è un paese che corre ad una velocità diversa dall’Italia (e ancor di più dalla Sardegna). Di solito mi viene in mente questa immagine quando li paragono: per me la Sardegna rappresentata una locomotiva a carbone e lo UK un treno ad alta velocità. Quando torno a casa sento ancora parlare degli stessi problemi di cui sentivo parlare quando ci vivevo, vedo le stesse dinamiche, le stesse persone che occupano ancora le stesse posizioni. Sembra che il tempo si sia fermato per sempre in Sardegna.
Lo UK poi è un paese in cui ancora viene data l’opportunità a chi è un “signor nessuno” di iniziare una carriera e mettersi alla prova. Contano solo il curriculum e i meriti (inclusi voti scolastici e universitari che devono essere alti!). Non conta l’età, o il sesso in quanto essi sono fattori discriminatori e non vanno neppure riportati sul CV. Non conta il cognome: sei un signor nessuno che, alla prova dei fatti, deve dimostrare di conoscere quello per cui ha studiato. Se sai entri, e inizi la gavetta (che è brutale bisogna dirlo, non tutti resistono). Un’altra differenza profonda tra i due paesi è senza dubbio, la qualità della vita, decisamente migliore in Italia. Il ritmo è lento, il clima è clemente, c’è una cura estrema verso l’alimentazione, molta attenzione alla salute e alla prevenzione delle malattie. Qui in UK non vi è nulla di tutto questo purtroppo.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla pandemia: come sono stati vissuti dagli inglesi?
Inizialmente nel Regno Unito non erano assolutamente preoccupati dal Coronavirus, sembrava non li riguardasse, un problema lontano. Il governo ha preso misure restrittive in ritardo rispetto all’Italia causando la morte di tantissime persone (per cui anche qui c’è qualche inchiesta in corso per appurare le responsabilità). Quando è cominciato il primo lockdown (che è stato comunque più permissivo rispetto a quello italiano) lo si è rispettato, così come il secondo. Al terzo lockdown la frustrazione è diventata palese; non se ne poteva più e le persone volevano ritornare alla vita di prima. Le misure restrittive pian piano sono state tutte allentate, le mascherine sono state rimosse abbastanza presto e, oggi, è tutto tornato come prima. Ci si comporta (ahimè) come se il Covid non esistesse più. Tra l’altro se lo prendi puoi comunque uscire, non sei neppure più obbligato alla quarantena. Le vaccinazioni hanno funzionato molto bene bisogna ammettere, sono state molto veloci ed efficienti.
Siamo alle prese con la guerra in Ucraina, come viene percepita in Inghilterra e com’è l’accoglienza?
Lo UK è stato uno dei primi paesi, assieme agli Stati Uniti, a schierarsi al fianco dell’Ucraina e a fornire aiuti militari ed economici. Non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che l’Ucraina sia un paese sovrano che è stato invaso illegittimamente e per questo il Regno Unito ha anche ricevuto molte minacce dalla Russia. Qui c’è molta solidarietà` e sono stati accolti dei profughi. Inizialmente il sistema dell`accoglienza era un po` inceppato e le autorizzazioni venivano rilasciate lentamente. Inoltre poteva venire solo chi avesse già parenti residenti nello UK, e questo è stato un limite. In generale, il sistema di accoglienza degli immigrati non europei qui non funziona molto bene perché` manca personale addetto negli uffici.
Ti manca la Sardegna?
Mi manca moltissimo la Sardegna. Le cose che mi mancano di più sono il paesaggio, i profumi, la cultura sarda e la qualità della vita. È una nostalgia che non va via, anche se razionalmente sai che non ci sono le condizioni per tornare.
Consiglieresti ai giovani un’esperienza all’estero?
Assolutamente sì! Vivere all’estero ti costringe a misurarti con persone molto diverse da te e questo apre la mente. Inoltre, imparare un’altra lingua è importantissimo per aumentare le proprie competenze. Da quando sono qui ho lavorato con britannici, americani, canadesi, sud-americani, spagnoli, francesi, tedeschi, russi, africani, australiani, indiani, cinesi, giapponesi, arabi. Ho fatto un “giro del mondo” lavorando in realtà internazionali e ho imparato qualcosa da ognuno. La diversità mi attrae e mi arricchisce, ed inoltre si crea una grandissima solidarietà tra culture diverse.
Sei una grande fan del Liverpool, com’è nata questa “passione”?
Mi sono appassionata al Liverpool FC quando per caso nel 2017 (ero appena arrivata) trovai un biglietto per andare ad Anfield a vedere una partita contro il Crystal Palace. Quando nel prepartita sentii cantare da 55.000 persone contemporaneamente l’inno dei Reds “ You`ll Never Walk Alone”, fu molto emozionante. Un bellissimo inno per una bellissima squadra. L’ambiente di Anfield, lo spettacolo della Premier League mi conquistarono completamente. L’atmosfera è totalmente diversa da quella del calcio italiano. E poi qui negli stadi ci vanno le famiglie, i bambini, le donne. Sono posti sicuri e i giorni in cui gioca il Liverpool sono giorni di festa per i tifosi.
Un auspicio per il tuo futuro.
Stanno accadendo alcune cose molto importanti nella mia vita personale quindi mi auguro solo che vada tutto bene.
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