Tutta la Sardegna, e in particolar modo il mondo della cultura, è scossa per la scomparsa di professor Carlo Lugliè.

Docente della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Cagliari e in passato professore del Liceo De Castro di Cuglieri, ha perso la vita ieri a Narbolia, nelle acque di Is Arenas, dopo essersi tuffato per salvare la vita a un bimbo di 11 anni.

Il mare era particolarmente agitato dal maestrale con onde alte diversi metri quando il ragazzino che si trovava in difficoltà ha gridato aiuto. Lugliè si è subito gettato e lo ha raggiunto cercando di tenerlo in salvo fino all’arrivo dei soccorsi. I due sono stati tratti a riva, ma le condizioni del docente sono apparse subito gravi. Un malore, quasi sicuramente causato dal grande sforzo compiuto, gli è stato fatale.

Numerosi i messaggi di cordoglio arrivati da tutta la Sardegna per la scomparsa del docente.

“Carlo Lugliè da sempre rappresentava una presenza costante per la nostra Scuola e un punto di riferimento importante per studenti e colleghi – scrivono i colleghi della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Cagliari – . Del suo spessore scientifico non c’è molto da dire: parla per lui il curriculum scientifico di altissimo livello, le molte collaborazioni internazionali, i tanti riconoscimenti. Sul piano umano di Carlo Lugliè ci piace ricordare invece il garbo, la pazienza, la capacità di essere sempre disponibile quando c’era bisogno della sua presenza.
Ci mancherai molto, Carlo”.

“L’Università di Cagliari è profondamente addolorata per la tragica notizia della scomparsa di Carlo Lugliè, docente di Preistoria e protostoria che ha formato con passione generazioni di studenti e studentesse. Tutto l’ateneo si stringe attorno alla famiglia del docente, unendosi al suo immenso dolore per la perdita di uno stimato collega e di una persona buona e coraggiosa”.

Foto Unica

Nella mattinata odierna, nel porto di Olbia – Isola Bianca, un episodio ha messo in luce un problema che va ben oltre il semplice atto delittuoso: il rispetto dell’ambiente e delle sue risorse naturali. Gli agenti della Security dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna hanno fermato una famiglia di turisti provenienti da Faenza, in partenza per Civitavecchia, dopo aver scoperto che trasportavano un carico di pietre prelevate dalle spiagge di San Teodoro.

Il maltolto consisteva in due sassi di grandi dimensioni, oltre ad alcuni di piccola taglia, rinvenuti all’interno di due sacchi nel bagagliaio dell’auto della famiglia. Questo comportamento, oltre a essere illegale, solleva importanti questioni etiche legate al turismo sostenibile e al rispetto dell’ambiente naturale.

Il turismo è una risorsa vitale per molte comunità, ma deve essere praticato in modo responsabile e consapevole. Il prelievo di pietre e altri reperti naturali dalle spiagge e dai siti naturali rappresenta non solo un atto di vandalismo, ma anche un danno irreparabile agli ecosistemi fragili e alle bellezze naturali che rendono la Sardegna una destinazione così ambita.

Il sequestro di questi sassi rubati è un segnale forte e chiaro che le autorità non tollereranno tali comportamenti irresponsabili. Le pietre, nonostante possano sembrare semplici reperti, sono parte integrante dell’ecosistema costiero e svolgono un ruolo cruciale nella protezione delle spiagge dall’erosione e nel mantenimento dell’equilibrio ambientale.

La segnalazione immediata alla sezione operativa territoriale dell’Agenzia delle Dogane dimostra l’impegno delle autorità nel contrastare il traffico illecito di reperti naturali e nel proteggere il patrimonio ambientale della Sardegna.

Questo episodio ci ricorda l’importanza di praticare un turismo responsabile, rispettando le leggi e l’ambiente naturale.