Lo sapevate? La prima donna arbitro d’Italia fu una ragazza sarda. Ecco la sua storia

Per "mettere la gonnella" a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.
Le donne sarde sono spesso descritte come figure di grande carattere, forza e determinazione, e non è raro che la storia offra esempi concreti a supporto di questa affermazione. Un esempio emblematico di questa forza si trova in un primato tutto al femminile che appartiene a una sarda di nome Grazia Pinna. Originaria di Cagliari, ma residente in Toscana, Grazia Pinna ha scritto una pagina importante nella storia dello sport italiano. Era il febbraio del 1979 quando il suo nome comparve su tutti i giornali per un evento senza precedenti: diventò la prima donna a indossare la divisa da arbitro in Italia. In un’epoca in cui il mondo del calcio era quasi esclusivamente maschile, la sua determinazione e il suo coraggio nel varcare una soglia considerata inaccessibile per le donne rappresentarono un segnale di cambiamento. Grazia non solo aprì una strada fino ad allora inesplorata, ma dimostrò anche che la passione, la competenza e la volontà possono superare qualsiasi barriera di genere, trasformandola in un simbolo di emancipazione e ispirazione per molte altre donne.
Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.
Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.
Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA