Sarebbe morto se non fosse stato recuperato in tempo: il cucciolo di volpe, neanche 30 giorni di vita, è stato trovato rannicchiato in mezzo agli arbusti in campagna. Era solo, disidratato, denutrito, pieno di parassiti e con evidenti segni di morsi. Della sua mamma nessuna traccia: si può solo ipotizzare che la famigliola sia stata aggredita da qualche animale e che il piccolo sia riuscito a mettersi in salvo o che l’abbia nascosto la sua mamma che, però non è più tornata. Ma sappiamo bene che una ragione in natura esiste sempre e non dobbiamo essere noi umani a trovarla per forza.

Possiamo solo dire che, per fortuna adesso il cucciolo si trova ricoverato alla Clinica Veterinaria Duemari di Oristano, accudito dalla dottoressa Monica Pais, già salvatrice di Rosa Fumetta e di Metà, altre due volpi dal passato sfortunato. Arrivato ieri in clinica verrà presto sottoposto a tutti gli esami necessari per capire se le sue condizioni di salute siano buone o meno. Capitano, così è stato chiamato dalla dottoressa Pais, mangia con appetito e ama dormicchiare sopra al suo grosso leone in peluche che chissà, forse gli ricorda la sua mamma e il calore di cui ha bisogno.

Vogliamo ricordare che, in caso di ritrovamento o avvistamento di animale selvatico ferito o in difficoltà, è necessario effettuare una segnalazione alla Forestale.

La Sardegna è spesso considerata un’isola “asismica”. In realtà, pur essendo una delle regioni più stabili d’Italia, non è completamente immune dai terremoti. La sua bassa sismicità è un dato scientifico assodato, ma ha radici geologiche ben precise.

Come spiega il geologo Luigi Sanciu, la differenza della penisola italiana, situata nel punto di collisione tra la placca eurasiatica e quella africana, la Sardegna si trova al centro della placca eurasiatica, lontana dalle grandi linee di compressione che generano i terremoti più devastanti. Questo la rende un blocco continentale stabile, poco soggetto a scosse significative.

Ciò non significa però che l’isola sia “immune”. Secondo i dati messi a disposizione dall’ISPRA, la zona più attiva è la costa nord-orientale, dove si sono registrati i principali sismi dal 2000 a oggi. Si tratta in gran parte di eventi di magnitudo intorno a 3, prodotti da piccole faglie, ossia fratture della crosta terrestre con lievi movimenti delle rocce.

Sono terremoti che spesso non vengono percepiti dalla popolazione e che restano rilevabili solo dagli strumenti, incapaci di provocare danni e soprattutto impossibilitati a generare onde di tsunami, data la loro modestissima energia.

La Sardegna, dunque, resta una terra fortunata: un’isola geologicamente stabile, ma non del tutto “asismica”. Un dettaglio che ricorda come la natura, anche quando sembra silenziosa, continui a vivere e muoversi sotto i nostri piedi.