Lo sapevate? Nelle gallerie antiaeree di Cagliari le persone agiate avevano stanze private
Un aneddoto poco noto quello raccontato dalle guide del Gruppo Speleologico Centro Studi Ipogei che ha destato non poca curiosità da parte dei visitatori di questa edizione di Monumenti Aperti.
Quando si parla dei bombardamenti del 1943 a Cagliari, si pensa immediatamente ai rifugi antiaerei, i luoghi della città in cui le persone si recavano per mettersi in salvo subito dopo aver sentito le sirene.
Nel capoluogo sardo, una delle città più bombardate d’Europa durante la Seconda guerra mondiale, erano diversi i rifugi. Quasi tutti erano stati ricavati da gallerie sotterranee presenti nelle cavità calcaree della città.
Una di queste – che è possibile visitare in occasione di Monumenti Aperti con un bellissimo tour gestito dal Gruppo Speleologico Centro Studi Ipogei SPECUS A.P.S. – era la Galleria Don Bosco, sita nell’omonima via ai piedi di viale Merello, poco prima dell’incrocio con la via Sant’Ignazio.
Questo lunghissimo tunnel – 180 metri complessivi – era uno dei rifugi più capienti dell’epoca. Era stato scavato precedentemente sotto l’attuale Orto dei Cappuccini e per mettere in salvo la popolazione nel 1943 fu ampliato e reso accessibile. Aveva tre diversi ingressi, due dei quali furono murati una ventina di anni fa dopo che la galleria era diventata un insalubre riparo per senzatetto e altre persone. L’unico ingresso ancora disponibile è quello di via don Bosco.
L’aneddoto forse più curioso di questa galleria riguarda la differenziazione allora presente tra le classi sociali. Mentre infatti le persone comuni si “accomodavano” al centro della galleria – chi prima arrivava poteva sedersi nei muretti, gli altri restavano in piedi – alcune famiglie particolarmente agiate disponevano di vere e proprie stanze private, delimitate da porte e talvolta finestrelle, da cui poteva passare solo l’aria, visto che risultavano chiuse per chi non facesse parte di quel nucleo familiare.
I proprietari di queste celle avevano beni di consumo e il necessario per trascorrere le terribili ore dei bombardamenti il più comodamente possibile. In molte di queste celle si accedeva direttamente dalle abitazioni private, tramite apposite botole. Sopra la Galleria don Bosco, infatti, si trovano alcune delle più belle ville della città.
Un aneddoto poco noto quello raccontato dalle guide del Gruppo Speleologico Centro Studi Ipogei che ha destato non poca curiosità da parte dei visitatori di questa edizione di Monumenti Aperti.
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