Gli umbri perdono da sei gare di fila e hanno bisogno dei punti salvezza. I sardi, reduci dalla vittoria in casa contro la Ternana, vogliono, invece, rafforzare la loro posizione in zona play off. Scendono in campo entrambe con la necessità di fare il risultato, ma la partita si fa subito complicata già dal quarto minuto di gioco per la squadra di Castori. Gli uomini di Ranieri già nel primo tempo calano il tris e chiudono virtualmente la partita, mettendosi al sicuro con i gol di Lapadula, Azzi e un gioiello di Mancosu dalla metà campo. Nella ripresa è Kourfalidis, con il suo primo gol in campionato, a chiudere definitivamente la partita. Ma non contenti i rossoblù rifilano con Lapadula una cinquina al Perugia negli ultimi minuti di gioco. Tre i punti che il Cagliari mette in saccoccia e aggancia momentaneamente il SudTirol.

Primo tempo. Ranieri si riaffida alla difesa a tre, in attacco Mancosu copre le spalle al tandem Lapadula -Prelec. Castori, invece, si affida a Olivieri, unica punta. Partono cariche le due squadre, ma è il Cagliari a sbloccare la partita solo dopo quattro minuti di gioco. A svegliare una difesa umbra addormentata ci pensa Lapadula che intercetta un cross di Mancosu. Dieci minuti dopo il Perugia spreca l’occasione del pareggio. Intanto al Renato Curi il tifo è esplosivo: anche i sardi fanno sentire la propria voce e incitano la squadra. Scintille al diciassettesimo tra Altare e Olivieri, che coinvolgono anche gli altri compagni. Ayroldi riporta la calma, ma i due conquistano un giallo ciascuno: diffidati salteranno la prossima gara, Altare contro il Benevento e Olivieri contro il Venezia. Venti minuti di gioco, ci prova Prelec, ma Furlan solleva un muro. Raddoppia al 30’: Paulo Azzi segna con un cross che voleva essere un tiro d’appoggio per i compagni in area, ma la palla insacca alle spalle di Furlan. Ora è più ripida la serata del Perugia. Trentasette minuti di gioco, la curva casalinga contesta i suoi e lancia fumogeni in campo. Mancano pochi minuti alla fine del primo tempo: ritmi bassi con il Cagliari che gestisce la gara e il Perugia che fatica a reagire. Al quarantacinquesimo, un gioiello di Marco Mancosu – quinto gol in campionato – dal cerchio di centro campo, vede Gori furi e lo trafigge con una palla netta. Cagliari tre e Perugia alle corde, subisce anche la contestazione della sua tifoseria. Quattro i minuti di recupero. Cagliari dominante in questa prima frazione di gioco. Doppietta di Lapadula e cinquina per i rossoblù: all’ottantasettesimo la partita è ormai chiusa, brutta mazzata per gli umbri.

Secondo tempo. Cresce il tifo rossoblù al Renato Curi. Primo gol in campionato per Kourfalidis che al quarantanovesimo, sotto l’incrocio dei pali, cala il poker per i sardi e chiude la partita. Ottima azione degli ospiti che sfruttano un errore di Sgarbi: Mancosu calibra dalla sinistra, Prelec addomestica e Kourfalidis segna. Fa male il Cagliari ogni volta che attacca. Ora si sentono solo i tifosi sardi. Provano ad alzare il baricentro i padroni di casa, ma i sardi si difendono con ordine.

PERUGIA (3-5-1-1): Furlan (40’ Gori); Rosi (46’ Sgarbi), Curado, Struna; Casasola, Kouan, Santoro, Iannoni, Lisi (7’ Cancellieri); Luperini (46’ Di Carmine); Olivieri (72’ Ekong). A disposizione: Gori, Abibi, Cancellieri, Angella, Vulic, Matos, Ekong, Bartolomei, Paz, Di Carmine, Capezzi, Sgarbi. Allenatore: Fabrizio Castori

CAGLIARI (3-4-1-2): Radunovic; Altare, Deiola, Goldaniga; Zappa, Nandez (19’ Kourfalidis), Makoumbou, Azzi (76’ Barreca); Mancosu (66’ Viola); Lapadula, Prelec (74’ Luvumbo). A disposizione: Aresti, Ciocci, Barreca, Di Pardo, Obert, Lella, Kourfalidis, Viola, Luvumbo, MIllico, Pavoletti. Allenatore: Claudio Ranieri

Arbitro: Ayroldi

Marcatori: Lapadula 4’ – 86’, Azzi 30’, Mancosu 45’, Kourfalidis 49’,

Ammoniti: Altare, Olivieri, Rosi, Casasola.

«Marrano a farlo», «marrano a dirlo». Da sempre i bambini sardi non possono sottrarsi a un invito di questo tipo. Se non lo fai, sei un vile insomma, un “marrano”. Non importa quanto sia difficile la prova di coraggio alla quale si è chiamati, l’importante è non essere un marrano. Chi di voi non ha rischiato di affrontare i rimproveri degli adulti pur di non essere definito così? L’espressione è entrata nel lessico sardo-cagliaritano da tempo, ma chi era veramente il “marrano”?

Chiariamo innanzitutto una cosa: non si tratta di un termine sardo, ma di un’offesa che affonda le sue radici nel Medio Evo. Questa ingiuria veniva utilizzata già nella Spagna del XIV secolo, dove venivano apostrofati con il termine marranos gli ebrei convertiti forzatamente al cristianesimo, ma che continuavano a professare, di nascosto, riti e funzioni del giudaismo. Nato con un’accezione antisemita dunque, il vocabolo che oggi utilizziamo correntemente per accusare di vigliaccheria chi non accetta la sfida lanciatagli significa letteralmente “giovane porco”, “suino”, “maiale”,e probabilmente nasce dall’ispanizzazione del termine arabo mahram (cosa proibita).

All’epoca della dominazione spagnola in Sardegna, l’Isola ospitava una nutrita presenza di ebrei sefarditi, di cui a Cagliari rimane traccia al ghetto degli Ebrei in Castello. L’uso del termine dispregiativo “marrano”, il cui uso era proibito già dal 1380 da un decreto del Re di Catalogna, si diffuse comunque durante le persecuzioni contro gli ebrei nella Spagna di fine ‘400. Con gli anni, la parola “marrano” ha perso  la sua connotazione antisemita, abbandonando pian piano l’utilizzo di indicare gli ebrei sefarditi che di nascosto (secondo i canoni dell’epoca, con viltà) professavano la propria fede, per abbracciare, soprattutto in Sardegna, il significato di sfida che oggi conosciamo.