Lo sapevate? Da dove deriva la parola Babballotto

L'origine del loro nome ha radici antiche, che riportano a un'attività che in un lontano passato veniva definita sacra. Scopriamola insieme.
In Sardegna li conosciamo fin da quando siamo piccoli, in campagna ma anche nei parchi cittadini ce ne sono tanti: signori e signore i protagonisti di oggi sono i babballotti! Grazie al portale sunuraghe.it e gli studi di Salvatore Dedola, glottologo-semitista, vi raccontiamo da dove arriva la parola “babballotto”.
BABALLÓTTU, baballòtti in campidanese è lo ‘stercorario nuragico’, o ‘scarabeo stercorario’, o ‘scarabeo sacro’, detto anche tragamerda perché il suo destino è quello di cibarsi esclusivamente dello sterco degli animali, del quale fa palle grandi come quelle da ping-pong, e le sospinge con le zampe posteriori sino alla tana. Wagner pone il termine tra le onomatopee, ossia tra le parole che echeggiano il suono prodotto dall’animale. Ma in verità nessuno ha mai sentito alcun rumore provenire da questi coleotteri. Wagner, quindi, “è uscito dal seminato”.
Invero abbiamo un termine accadico calzante, babbilūtum ‘servizio di facchinaggio’, che pare adatto al nostro caso. Però da ulteriore analisi ci viene incontro l’accadico babālu ‘to carry, bring, trascinare, portare’ + sumerico ud ‘sole’, Utu ‘Dio Sole’: composto babāl–ud o babāl–Utu col significato di ‘colui che trasporta il Dio Sole’. Non è un caso che gli Egizi considerassero lo stercorario l’effige del Dio Sole, e lo rappresentarono a milioni di esemplari su anelli, collane, sigilli, dipinti, sculture.
In ogni modo, la base può anche essere la ripetizione esaltativa sumerica bab-bal ‘colui che riporta’ + Utu ‘Dio Sole, Dio del Cielo’ (bal ‘to give back, restituire’). Quindi babballottu, riferito allo scarabeo sacro, indicò in origine ‘colui che riporta Utu nel Cielo’.

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