Nel centro di Cagliari, a pochi passi dalla passeggiata di via Roma, troviamo viale Bonaria, una parte della città in cui regna il contrasto tra due realtà: modernità e storia. Da un lato, ci lasciamo affascinare dal maestoso Santuario di Bonaria e dal suo suggestivo Cimitero Monumentale, poco più avanti, il quartiere cambia volto con strade pullulanti di uffici, locali commerciali e punti di ristoro. La pausa pranzo, è forse il momento della giornata più movimentato: c’è chi preferisce accomodarsi e godersi il pasto con calma e chi, invece, a causa dei minuti contati va alla ricerca di qualcosa di veloce, per poi incappare nel solito panino. Noi, abbiamo deciso di capovolgere la credenza secondo cui la pausa pranzo corrisponde per forza ad un panino o un piatto composto, e così abbiamo iniziato la caccia al miglior ristorante in grado di offrire un pasto rapido ma non scontato. È così, percorrendo prima Viale Bonaria e poi via Nuoro, siamo capitati da Smell Brasil, ristorante brasiliano che da otto anni propone business lunch dai sapori alternativi. 

Una volta varcata la soglia del ristorante troviamo lo staff, interamente brasiliano, pronto ad accogliere gli ospiti e accompagnarli al tavolo. Mentre i profumi delle pietanze esposte nel buffet iniziano a suscitarci un certo languorino e noi ci accingiamo a prendere posto nella sala superiore, ci viene spiegato che per il nostro pranzo possiamo scegliere tra due opzioni: godere esclusivamente del buffet oppure aggiungere a questo il churrasco, chiamato anche “giro carne”, tutto in versione “all you can eat”. 

Il churrasco è la classica grigliata mista in stile brasiliano che rappresenta il punto forte di Smell Brasil e noi non potevamo assolutamente perdercela. Comunque, il nostro primo round al buffet inizia con la degustazione di sfiziosi finger food tipici brasiliani, come la Coxinha fritta di pollo e i Pão de Queijo, i famosi panini di formaggio, ancora più buoni se accompagnati con una buona Caipirinha de Maracujá. Passiamo poi ad un piatto decisamente più sostanzioso: stiamo parlando della tipica “Feijoada”, fagiolata con carne di maiale, accompagnata da riso bianco che ormai è un vero e proprio simbolo della cucina brasiliana in tutto il mondo. 

Ma è arrivato il momento di dare il via al piatto forte del locale: il churrasco. E allora, azioniamo il nostro “semaforo” girando dal lato verde il cartellino con il numero del tavolo e mentre aspettiamo che il primo spiedo arrivi al tavolo, ci accingiamo a fare il secondo round al buffet. Questa volta la scelta ricade sulle preparazioni più fresche: particolari insalate e un po’ di verdure sono il contorno ideale da accostare alle diverse tipologie di carne e rinfrescare il palato. 

Picanha tagliata dallo spiedo direttamente al tavolo, involtini di pollo e pancetta, salsicciotti, costine: dieci diversi tagli di carne brasiliani e italiani si susseguono al tavolo. Ci lasciamo consigliare dallo staff il modo per gustare al meglio la carne e così proviamo ad aggiungere ai nostri bocconi di carne un po’ di vinagrete, un tipico condimento brasiliano dal sapore fresco e agrodolce, a base di pomodori, cipolle, peperoni e sott’aceto.

L’esperienza da Smell Brasil si conclude con l’assaggio del Pudim, una sorta di cream caramel a base di latte condensato in versione brasiliana, e altri dolcetti tipici da mangiare in un sol boccone, come i Brigadeiro al cioccolato e i Beijinho al cocco.  

Smell Brasil porta i sapori, i profumi e l’allegria della tradizione brasiliana in versione street food durante le principali feste della stagione primaverile ed estiva, come la Festa del Gusto, la Festa Latina e la Festa del Barbeque, che si terrà al Parco di Terramaini l’8, il 9 e il 10 aprile. Inoltre, seguendo le loro pagine social è possibile restare aggiornati sugli eventi del locale e prenotare un tavolo per partecipare alle “serate brasiliane” con musica dal vivo che si tengono ogni venerdì. 

La storia di Michele è una di quelle che raramente trovano spazio nelle cronache, ma che raccontano una verità cruda e spesso invisibile. Per anni ha vissuto sotto un cavalcavia di Cagliari, in una roulotte condivisa con Luna, la sua compagna conosciuta in Emilia Romagna quando entrambi lavoravano negli alberghi del Nord Italia. Un tempo avevano un’esistenza normale, fatta di lavoro e progetti. Poi qualcosa si è spezzato, portandoli lontano da tutto ciò che conoscevano.

La strada li ha inghiottiti lentamente, tra dipendenze, precarietà e una quotidianità segnata da fango, rumore, sporcizia, caldo insopportabile d’estate e freddo pungente d’inverno. Per molti, erano solo due figure indistinte nascoste nell’ombra del cemento. Per chi li incontrava davvero, invece, erano semplicemente Michele e Luna: due vite fragili, ma piene di ricordi e speranze sgualcite.

Michele parlava volentieri nei momenti di lucidità. Raccontava la sua storia con sensibilità, rivelando un lato umano che la droga non era riuscita a cancellare. E ogni settimana ad ascoltarlo c’erano i volontari dell’associazione Amici della Strada. Portavano cibo, aiuto, conforto. E tentavano, più volte, di convincerlo a entrare in una comunità di recupero. Nonostante l’impegno della Caritas e il sostegno del Comune, Michele non ha mai trovato la forza di fare quel passo.

La sua morte ha lasciato un vuoto profondo. «La morte di un nostro fratello fragile mi lascia sgomento», scrive il volontario Antonio Mura in un post che è un grido di dolore. «Quando si fa volontariato di strada, la morte di un fratello così viene vissuta come un fallimento». Il volontario confessa di provare una tristezza che pesa come una sconfitta personale, pur sapendo, nel profondo, che lui e i suoi compagni hanno fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità: «Questa è la mia unica consolazione. Scusaci, Michele, se non siamo riusciti a fare di più. Riposa in pace, fratello fragile, che Dio ti accolga nel Regno dei Cieli».

Il ricordo di Michele, e delle tante storie simili, è affidato al lavoro silenzioso dei volontari che ogni giorno scelgono di restare accanto agli invisibili: l’associazione Amici della Strada, con il presidente Roberto Carrus, Ignazio Puddu e Antonio Mura. Uomini che, mentre il mondo guarda altrove, continuano a vedere — e a raccontare — l’umanità nascosta sotto i cavalcavia.