Primi quarantacinque minuti senza emozioni e a reti inviolate al Rigamonti che ha visto Brescia e Cagliari studiarsi senza, però, concludere. Nella ripresa, sempre ritmi equilibrati, ma a essere chiamati in gioco sono anche Andreacci e Radunovic. Arriva prima il gol di Lapadula, che sblocca la partita e poi quello di Bisoli che sigla il pareggio. È il quarto pareggio consecutivo per il Cagliari che rimane, seppur in bilico, in zona play off. Il Brescia.

Primo tempo. La prima occasione per i rossoblù arriva all’ottavo minuto: Makoumbou serve Lapadula che salta di testa. Palla troppo lenta e facile parata per Andreacci. Il Brescia risponde solo al ventiquattresimo: Aye’ va’ vicinissimo al gol, calcia spalle alla porta di Radunovic, sulla linea del dischetto del rigore. Palla di poco fuori. Due minuti dopo il Cagliari risponde al Brescia con un gran tiro dalla distanza di Kourfalidis. Sessanta secondi aggiuntivi quelli concessi da Fabbri.

Termina sullo 0-0 il primo tempo al Rigamonti. Poche occasioni prive di emozioni e ritmi equilibrati da parte di ambedue le compagini, che hanno usato la prima frazione di gioco per studiarsi.

Secondo tempo. La prima azione degna di nota arriva al cinquantottesimo: i bresciani lamentano un possibile tocco di mano in area rossoblù. Fabbri verifica il Var, ma nessun penality. Si prosegue. al sessantasettesimo il Cagliari conquista un calcio di rigore per un fallo su Luvumbo: al dischetto si presenta Lapadula che non sbaglia e porta i sardi in vantaggio. Ora è il Cagliari a farsi più pericoloso. il Brescia non si arrende e al settantasettesimo, Bisoli interrompe il lungo digiuno da reti, accoglie un assist di Ayè e sigla il gol del pareggio. Quattro i minuti concessi da Fabbri.

BRESCIA (4-3-2-1) – Andreacci; Karacic (45′ Jallow), Cistana, Adorni, Huard; Bisoli, Van De Looi, Bjorkengren (91’ Labojko); Galazzi (73’ Adryan), Rodriguez (73’ Bianchi); Aye. A disposizione: Lezzerini, Ndoj, Mangraviti, Adryan, Jallow, Niemeijer, Labojko, Bianchi, Listowski, Pace, Scavone, Papetti. Allenatore: Daniele Gastaldello

CAGLIARI (4-3-1-2) – Radunovic; Zappa (81’ Di Pardo), Dossena, Goldaniga, Obert (82’ Azzi); Nandez, Makoumbou, Kourfalidis (81 Barreca); Mancosu (45′ Millico); Lapadula, Luvumbo. A disposizione: Aresti, Lolic, Altare, Azzi, Barreca, Capradossi, Di Pardo, Deiola, Falco, Millico, Griger. Allenatore: Claudio Ranieri

Arbitro: Fabbri

Marcatori: Lapadula 67’ (R), Bisoli 77’,

Ammoniti: 13′ Dossena (C), 40′ Karacic (B), 48′ Zappa (C), 83’ Makoumbou, 87’ Azzi

Articolo di Giacomo Perra

Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.

Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.

Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.

Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..