Dalla neve i ricordi che riaffiorano tra le pagine di Matteo Porru, ecco il suo nuovo romanzo: “Aspettavo questo momento da tanto”

Neanche il tempo di arrivare nelle libreria ed è già andato esaurito. "Il dolore crea l'inverno" è il quarto lavoro letterario del giovanissimo scrittore, amatissimo dai sardi, Matteo Porru. La metafora della neve e l'oblio dei ricordi che riaffiorano. Immancabile, poi, l'amore, che vince sempre.
Ha stravenduto ancora prima di entrare negli scaffali. Un’altra tappa importante per la sua giovane carriera, brillante come i suoi anni. Insieme, immancabile, a tutto l’affetto dei lettori sardi. “Il dolore crea l’inverno” è il nuovo romanzo di Matteo Porru per la Garzanti. Al cineteatro “Nanni Loy” di Cagliari, con l’autore Giacomo Mameli e le letture di Michela Atzeni, la prima presentazione di quello che si prospetta come un gran bel viaggio tra il ricordo e la memoria. Tutto sotto una leggera coltre di neve raccontata, capace di coprire e far dimenticare ogni cosa. “La metafora e la manipolazione del ricordo. Questo mi ha sempre affascinato. Il passato che viene riscoperto e il non detto che ritorna a galla a cascata”, racconta lo scrittore classe ’01.
Un lavoro, quello di Matteo, dalla lunga genesi. Nato dalle passioni letterarie maturate fra i banchi ginnasiali e maturato dopo una lunga gestazione. Ora, in aggiunta, anche l’acquisto da parte di una casa editrice di Francia, dove arriverà nel 2024. “Ho scritto questo romanzo in sei anni. Tutto è partito da una lezione sull’Inferno di Dante, alle scuole superiori. Nello specifico, il canto del conte Ugolino, personaggio dannato nella parte più bassa del luogo e pure più fredda. Pensare che nella mia testa ho sempre pensato che l’inferno fosse caldo. Ma tra le due parole, ‘inferno’ e ‘inverno’, cambia solo una consonante”.
Il protagonista è lo spazzaneve Elia Legasov, nell’immaginaria cittadina della Russia settentrionale di Jievnibirsk. “Un vecchio, ma non troppo. Un personaggio, insieme al quale ruotano pochi altri, creato e nato dalle mie inquietudini adolescenziali. Direi che questa è la prima opera in cui racconto quanto c’è di anziano di me, sin dai tempi del liceo”, spiega il giovane scrittore. Fa freddo nella terra dell’est. E la neve cade copiosa, coprendo ogni cosa e stendendo il suo lungo mantello di oblio. “La neve quando cade non fa rumore. Il vento e la pioggia sì, ma lei no. Il bianco cade dal cielo in silenzio, cristallizzando e facendo dimenticare tutto”. Poi, ecco che per Elia le cose cambiano, smosse da agenti esterni. “Traumi e ferite riaffiorano così. E lui, allora, deve decidere come affrontarli. L’ unica cosa che riesce a muovere Elia è la paura del nuovo e del diverso. Di tutto ciò che accade. Come l’ho vissuto io. Ce la farà?”.
“Un nuovo modo dei giovani di fare letteratura, fra qualità e ‘custodia linguae’. Una scrittura diversa da quella degli autori di 30 anni fa”, le parole dell’autore Giacomo Mameli nel commento del quarto romanzo di Matteo, Premio Campiello 2019, editorialista e opinionista. Tra i 25 scrittori under 25 più promettenti al mondo. E pure, da poche settimane, ufficialmente e orgogliosamente pilota. “Il volo? Un atto fisico. Ma dopo che decolli c’è solo emozione”. E a terra ci sono le lunghe pagine de “Il dolore crea l’inverno”, finalmente alla sua prima presentazione. “Sono contentissimo. Questo è il giorno che sognavo da tre anni, visto anche lo stop da pandemia. Vi voglio bene. Possibili critiche? Sì, ma ho visto sempre tanto affetto e questo mi ha riempito il cuore. Posso ammettere a me stesso di avere fatto bene”. Poi, la dedica, di quelle importanti. “A mio fratello Francesco che mi illumina quotidianamente e col suo carattere è capace di darmi energie”.
Un romanzo di metafore, oblii e ricordi che tornano a galla. “Dimenticare non vuol dire cancellare qualcosa dalla mente. Vorrei che il lettore capisse quanto potere si ha nel raccontare le cose e questo definisce la nostra persona. Noi abbiamo la qualità di percepire il tempo nel suo scorrere e questo ci permette di alterare e sovrascrivere tutto. Se usato male, può portare alla distruzione della persona; ma se usato bene può portare tanto”.
Ma tra le pagine di Matteo Porru c’è anche l’amore. “Ricordo quando, in una giornata del 16 novembre, giorno del compleanno di mia madre, sono uscito per una passeggiata. E ho visto due ragazzi baciarsi. Erano straordinariamente innamorati. Ho pensato allora che per combattere il male c’è l’amore. Nel mio romanzo, è vero che racconto il male e il dolore, ma alla fine a vincere è l’amore. E io ci credo”.

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