Accadde oggi: 26 gennaio 1953, precipita a Sinnai un aereo diretto a Roma. Muoiono 19 persone

La tragedia che il laconico messaggio annunciava – cui non seguì alcuna ulteriore spiegazione – ebbe riscontro alle 11.47, quando giunse l’ufficialità di quanto accaduto: il velivolo si era schiantato in una zona montuosa di Sinnai, incendiandosi in breve tempo e provocando la morte delle 19 persone a bordo, di cui 15 passeggeri.
Erano circa le 11.44 quando Giacomo Solaini, comandante di un bimotore della compagnia aerea LAI, comunicava alla torre di controllo l’inversione di rotta e il ritorno all’aeroporto di Cagliari, dal quale era partito soltanto pochi minuti prima. La tragedia che il laconico messaggio annunciava – cui non seguì alcuna ulteriore spiegazione – ebbe riscontro alle 11.47, quando giunse l’ufficialità di quanto accaduto: il velivolo si era schiantato in una zona montuosa di Sinnai, incendiandosi in breve tempo e provocando la morte delle 19 persone a bordo, di cui 15 passeggeri.
A detta dei soccorritori, poi, la forza dell’impatto fu tale che risultò impossibile identificare e ricomporre alcuni dei corpi, e sull’esatta dinamica dell’incidente fu possibile basarsi soltanto sulle testimonianze di alcuni pastori della zona. Secondo quanto riportato su La Stampa il giorno successivo, alcuni di questi avrebbero visto il velivolo tentare un atterraggio di fortuna in una vicina zona pianeggiante, ma il terreno melmoso avrebbe frenato il carrello, causandone la rottura e l’impatto dell’aereo col terreno. Un altissimo rogo divampato in pochi secondi avrebbe quindi impedito agli uomini di soccorrere i passeggeri, costringendoli ad allontanarsi e chiamare i soccorsi.
Il volo era uno dei tre collegamenti quotidiani fra la capitale e l’isola, e si trattava del penultimo previsto, in quanto si era deciso di sopprimere la tratta di metà mattina a causa dei pochi passeggeri che ne usufruivano. Per una fortunata casualità non si trovavano a bordo i giocatori del Fanfulla, di ritorno da una partita giocata contro il Cagliari, la cui società optò all’ultimo per il primo volo del giorno.
3 marzo 1867: viene inaugurata la diga di Corongiu, la prima in Sardegna

Il 3 marzo 1867, nella fontana dell'attuale piazza Yenne (allora piazza San Carlo) ci fu il primo zampillo d'acqua proveniente dal bacino della diga di Corongiu, la prima vera diga della Sardegna. Si trattò di un'opera avveniristica non solo per la Sardegna, ma anche per l'Italia: l'invaso ricavato fu infatti il primo bacino artificiale realizzato in Italia mediante sbarramento di corso d’acqua in valli montane
Il 3 marzo di 152 anni fa fu inaugurata la prima vera diga della Sardegna realizzata con tecniche moderne. Stiamo parlando della diga di Corongiu, situata nei monti del territorio del Comune di Sinnai e ancora oggi attiva (vedi foto). Si trattò di un’opera avveniristica non solo per la Sardegna, ma anche per l’Italia: l’invaso ricavato fu infatti il primo bacino artificiale realizzato in Italia mediante sbarramento di corso d’acqua in valli montane.
«Dal fattone esame rimasi convinto che quest’opera riuscir deve di somma utilità non solo alla città di Cagliari, ma all’intera Sardegna. Finché Cagliari difetterà di acqua, il suo porto sarà sfuggito dai naviganti ed il commercio marittimo resterà stazionario. A parer mio questa opera è la più feconda, in utili risultati, la più giovevole all’Isola, che intraprendere si possa nelle attuali circostanze».
Così Camillo Benso Conte di Cavour, nel 1857 scriveva all’Intendente generale di Cagliari e gettando le basi per la prima diga costruita in Sardegna. Il progetto dell’opera fu realizzato dall’ingegner Felice Giordano e i lavori si protrassero dal 1861 al 1867.
Il 3 marzo ci fu il primo zampilo d’acqua in piazza Yenne, già allora cuore pulsante di Cagliari – e da quell’istante la diga e l’invaso furono operativi.
Tra il 1925 e il 1939, la Società italiane per condotte e acque diede al bacino di Corongiu la forma che assume al giorno d’oggi con un sistema di tre dighe di tipo “gravità” in pietra e granito in grado di scaricare 30 metri cubi d’acqua al secondo.

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