Accadde oggi: 26 gennaio 1953, precipita a Sinnai un aereo diretto a Roma. Muoiono 19 persone

La tragedia che il laconico messaggio annunciava – cui non seguì alcuna ulteriore spiegazione – ebbe riscontro alle 11.47, quando giunse l’ufficialità di quanto accaduto: il velivolo si era schiantato in una zona montuosa di Sinnai, incendiandosi in breve tempo e provocando la morte delle 19 persone a bordo, di cui 15 passeggeri.
Erano circa le 11.44 quando Giacomo Solaini, comandante di un bimotore della compagnia aerea LAI, comunicava alla torre di controllo l’inversione di rotta e il ritorno all’aeroporto di Cagliari, dal quale era partito soltanto pochi minuti prima. La tragedia che il laconico messaggio annunciava – cui non seguì alcuna ulteriore spiegazione – ebbe riscontro alle 11.47, quando giunse l’ufficialità di quanto accaduto: il velivolo si era schiantato in una zona montuosa di Sinnai, incendiandosi in breve tempo e provocando la morte delle 19 persone a bordo, di cui 15 passeggeri.
A detta dei soccorritori, poi, la forza dell’impatto fu tale che risultò impossibile identificare e ricomporre alcuni dei corpi, e sull’esatta dinamica dell’incidente fu possibile basarsi soltanto sulle testimonianze di alcuni pastori della zona. Secondo quanto riportato su La Stampa il giorno successivo, alcuni di questi avrebbero visto il velivolo tentare un atterraggio di fortuna in una vicina zona pianeggiante, ma il terreno melmoso avrebbe frenato il carrello, causandone la rottura e l’impatto dell’aereo col terreno. Un altissimo rogo divampato in pochi secondi avrebbe quindi impedito agli uomini di soccorrere i passeggeri, costringendoli ad allontanarsi e chiamare i soccorsi.
Il volo era uno dei tre collegamenti quotidiani fra la capitale e l’isola, e si trattava del penultimo previsto, in quanto si era deciso di sopprimere la tratta di metà mattina a causa dei pochi passeggeri che ne usufruivano. Per una fortunata casualità non si trovavano a bordo i giocatori del Fanfulla, di ritorno da una partita giocata contro il Cagliari, la cui società optò all’ultimo per il primo volo del giorno.
Accadde oggi: 25 settembre 1993: muore Manlio Scopigno, il “filosofo” dello Scudetto

Personaggio schivo, silenzioso, particolare, il friulano trapiantato nel Lazio era un uomo di pochissime parole che comunque sapeva farsi rispettare con i suoi metodi, altrettanto anticonformisti.
Accadde oggi: il 25 settembre 1993 moriva a Rieti Manlio Scopigno, il “filosofo” dello scudetto. Non un personaggio qualunque, ma colui che guidò il Cagliari alla sua unica vittoria in serie A.
Personaggio schivo, silenzioso, particolare, il friulano trapiantato nel Lazio era un uomo di pochissime parole che comunque sapeva farsi rispettare con i suoi metodi, altrettanto anticonformisti. Amato dal gruppo rossoblù, non disdegnava i libri, il bere e il tirar tardi. Una filosofia che gli fece accettare alcune “manchevolezze” di gran parte dei suoi giocatori.
Cresciuto a Rieti, qui si trasferì con la famiglia dopo che il padre, guardia forestale, venne inviato lì. Scopigno rimase sempre legato alla cittadina laziale. Modesto calciatore, arrivò a Cagliari da allenatore nel 1966 e qui ritornò dopo una brevissima parentesi nel soccer americano sulla panchina dei Chicago Mustangs. Una sera il Cagliari era in ritiro: Scopigno era arrivato da poco. Era la vigilia di una partita di Coppa Italia e i rossoblù in sette o otto, in barba alle regole, si diedero appuntamento in una camera per giocare a poker. Fumavano tutti. C’era anche qualche bottiglia che non ci doveva essere. Ad un tratto si aprì la porta: era Scopigno. Scene di panico (i giocatori erano abituati a Silvestri che era un sergente di ferro): tutti ebbero paura. Scopigno entrò, nella nube di fumo che attanagliava la stanza e nel silenzio dei giocatori che aspettavano la bufera, prese una sedia, si sedette e disse tirando fuori un pacchetto di sigarette: «Do fastidio se fumo?». In mezz’ora i giocatori erano tutti a letto e il giorno dopo il Cagliari vinse 3-0. A lui è dedicato lo stadio di Rieti e la tribuna stampa del Sant’Elia. Per tutti rimarrà sempre il “Filosofo”.

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