Un tempo a Sant’Antioco i poveri abitavano nelle tombe: erano is Gruttaius

Ancora oggi esiste il Villaggio Ipogeo, una serie di abitazioni molto caratteristiche, tuttora meta di visitatori e turisti.
Lo sapevate? Sino a pochi decenni fa a Sant’Antioco i poveri del paese abitavano nelle tombe: erano is Gruttaius.
Lo sapevate che, fino a pochi decenni fa, a Sant’Antioco i poveri del paese abitavano all’interno delle antiche tombe puniche? La città di Sant’Antioco, infatti, si erge su una vasta necropoli di epoca punica, una delle più affascinanti testimonianze storiche dell’isola. Le tombe che punteggiano il territorio non erano solo luoghi di sepoltura, ma anche rifugi e abitazioni per i più bisognosi. Gran parte di queste tombe, che oggi ci parlano di un passato lontano, sono state riutilizzate nel corso dei secoli, adattandosi alle necessità e alle circostanze storiche che si sono susseguite. Durante il periodo paleocristiano, alcune di esse furono trasformate in catacombe, offrendo un rifugio sicuro per chi cercava di sfuggire alle persecuzioni. Nel Medioevo, durante le incursioni dei Saraceni, altre tombe furono adibite a rifugi per proteggere le persone dal pericolo, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale, alcune vennero adattate a vere e proprie abitazioni per le famiglie più povere. Fino a tempi recenti, queste tombe, ora conosciute come “Is Gruttaius,” hanno rappresentato l’unica forma di alloggio per chi non poteva permettersi una casa. Ancora oggi, il Villaggio Ipogeo, un affascinante agglomerato di abitazioni scavate nel tufo, costituisce una delle attrazioni principali di Sant’Antioco, un luogo che continua ad affascinare i visitatori con la sua storia straordinaria, capace di raccontare non solo la vita degli antichi abitanti, ma anche quella degli ultimi che vi hanno trovato rifugio, tra passato e presente.
Unica nel suo genere, l’area è costituita da una parte dell’antica necropoli punica di Sulky e raggruppa numerose tombe ipogee scavate nel tufo tra il VI ed il III secolo a. C., riutilizzate da famiglie molto povere dalla seconda metà del XVIII sec. come abitazioni. Le tombe, spazi angusti e malsani erano state intonacate, avevano mobili, letti, dispense e piccoli camini. In seguito al ritrovamento delle spoglie di Sant’Antioco sotto la Basilica a lui dedicata, avvenuto nel 1615, il Vescovo tentò di porre fine al lungo abbandono dell’isola dovuto alle continue incursioni dei pirati barbareschi. Così, richiamati dalle concessioni di terreni promesse dalla chiesa, furono numerose le famiglie che iniziarono una nuova vita nell’isola, seguiti da tantissime altre che pur non ottenendo niente in cambio del loro coraggioso ritorno si adattarono a questa vita fatta di miseria, povertà ed emarginazione. Nei primi decenni sicuramente si tentò un adattamento provvisorio che si trasformò poi in stabile. La zona era conosciuta sino al 1998 con il nome di Sa arroga de is Gruttas.
Numerosissime le famiglie che vissero nel rione sino agli inizi degli anni ’70. Dediti da sempre alla raccolta di tutto ciò che la natura offre spontaneamente si recavano
in campagna a raccogliere funghi, cardi, carciofini selvatici, legna, e in laguna per la raccolta di bocconi, arselle ed quant’altro barattando questi prodotti in cambio di beni di prima necessità. Is gruttaius, questo l’appellativo che li distingueva dagli altri abitanti di Sant’Antioco, si occupavano nel mese di maggio della raccolta delle foglie di palma nana che, fatte essiccare durante l’estate, venivano poi intrecciate abilmente. Da questa umile pianta potevano confezionare scope, borse, cordami, crine per le imbottiture ed ancor oggi sono numerosi gli anziani che si occupano della produzione di questi manufatti intrecciati. Ancora oggi per offendere qualcuno si dice che sia unu gruttaiu. Si pensi che negli anni Sessanta nonostante il Comune avesse dato in concessione nuove case popolari, alcuni degli abitanti del Villaggio Ipogeo furono portati via a fatica da lì.

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