Star hollywoodiane settantenni con la pelle liscia e luminosa come ragazzine, attori e attrici con nasi ricostruiti alla perfezione e zigomi super alti, perfino il nostro vicino di casa sembra aver esagerato con le punture alle labbra. Circondati da questi canoni che esasperano, forse fin troppo, il concetto di femminilità e dove la valorizzazione dell’unicità sembra essere morta, anche noi almeno una volta abbiamo pensato che eliminando del tutto quella curva del naso troppo accentuata o trasformando le nostre piccole labbra in modo sproporzionato potremmo finalmente apprezzarci. Bene, non è così. Parlando con la Dottoressa Maria Franca Marceddu che, nel suo centro medico-estetico Dalle Ceneri Della Fenice, porta avanti un concetto di medicina estetica non invasiva decisamente più salutare, abbiamo capito che questa tipologia di ritocchi estetici non è necessaria per stare bene con noi stessi. 

“Ciò che dobbiamo comprendere è che proprio quei difetti che ci sembrano così sbagliati possono essere trasformati nei nostri punti di forza più grandi – ci spiega la Dottoressa Marceddu – Il compito di noi medici estetici è quello di sostenere psicologicamente la persona nell’accettarsi così com’è, rispettando i suoi difetti e la sua età, e correggere le imperfezioni senza sfigurare le sue forme. Quando un mio cliente mi disse ‘Ma insomma dottoressa, sembrano delle maschere, ormai sono tutti uguali’ gli risposi che ciò che manca al giorno d’oggi, per non essere tutti omologati, è proprio l’unicità del trattamento estetico che viene effettuato”.

Un ambulatorio vegano: vi starete chiedendo in che modo un centro medico-estetico possa essere associato all’alimentazione vegana e soprattutto qual è la differenza nei trattamenti. Tutto nasce dalla scelta etica e alimentare vegana della Dottoressa Marceddu che a sua volta si riflette sia nella tipologia di trattamenti eseguiti nello studio, sia nel suo modo di approcciarsi e relazionarsi con i clienti. 

“Nessuna distinzione tra animali da compagnia e animali da reddito perché tutti hanno il diritto di vivere – continua la Dottoressa Marceddu – Questo è un concetto che trasmetto anche ai miei pazienti, ed ecco perché tutti i prodotti che utilizzo per compiere gli interventi sono rigorosamente biologici, senza nessun derivato di origine animale e senza precedenti sperimentazioni su animali”. 

Filler biologici e riempitivi per labbra, occhi, zigomi, mandibola e mento, Peeling con acidi della frutta, Biorivitalizzazione e Lifting non chirurgico con acido ialuronico e vitamine, trattamenti laser CO2, sono solo alcune delle cure proposte dallo studio Dalle Ceneri della Fenice. Inoltre, nell’ambulatorio vengono effettuati dei trattamenti per migliorare la vita intima e la sessualità nella donna dopo la menopausa con il V-Lase. 

Rimozione di depositi di colesterolo con Laser CO2

“Stare bene con sé stessi accettando la nostra età, associando il lavoro estetico esteriore al lavoro di accettazione interiore” è questa la chiave adottata nel percorso estetico dei pazienti dello studio Dalle Ceneri della Fenice. Si parte da un lavoro di studio, in cui la dottoressa esamina le proporzioni e la definizione di volumi della persona, per trovare il trattamento adatto all’età del paziente che non trasformi totalmente le sue forme ma che riesca a dargli nuovamente elasticità e tonicità. 

Filler biologico riempitivo

Per riuscire a trovare armonia ed equilibrio con noi stessi non è sufficiente l’immagine che vediamo riflessa allo specchio. Spesso le incombenze della vita ci portano ad essere stressati, sempre di corsa e delle volte anche a seguire un’alimentazione poco sana e le nostre energie ne risentono, tanto da non riuscire ad apprezzare nemmeno le cose belle. A questo proposito, la Dottoressa Marceddu ci ha parlato della “Flebo del benessere”, una terapia che lei definisce “di lusso” non per il suo prezzo, quanto piuttosto perché solo poche persone riescono ad apprezzarla. Alla base della “Flebo del benessere” c’è il glutatione, uno tra i più potenti antiossidanti, già prodotto naturalmente nelle cellule del nostro corpo, che grazie alla flebo potrà aumentare tutti i suoi benefici e darci una carica in più: dalle proprietà anti-aging alla qualità del sonno, dalla purificazione del fegato dalle tossine all’ossigenazione delle cellule.

Quando il nostro viaggio all’interno dello studio medico-estetico giunge al termine, finalmente capiamo cosa si cela dietro quel nome tanto particolare “Dalle Ceneri della Fenice”: un percorso di rinascita e un nuovo modo di stare bene con noi stessi attraverso una bellezza naturale a trecentosessanta gradi.

In Sardegna, il pane non è mai stato solo cibo. È sempre stato simbolo, rito, ingegno. Tra i tanti pani che affollano la straordinaria tradizione sarda – dal carasau al civraxiu, dal frattau al pistoccu – ce n’è uno che affonda le radici in un tempo così lontano da sembrare mitico: Su Pan’Ispeli, il pane di ghianda. Citato persino da Plinio il Vecchio, scrittore dell’antica Roma, nella sua enciclopedia “Naturalis Historia”, viene descritto come “un pane impastato con argilla del quale si nutrono i Sardi”.

Questo alimento antico risale al Neolitico e nasce in un contesto di fame e sopravvivenza. Quando il grano scarseggiava, le donne sarde guardavano alle querce, generose di ghiande mature. La raccolta era attenta: si sceglievano solo quelle ben sviluppate, simbolo di forza e nutrimento. Ma non bastava raccoglierle: le ghiande andavano sbucciate, lessate e poi depurate con un rituale tanto antico quanto affascinante.

L’acqua della bollitura veniva filtrata attraverso uno strato composto da argilla, erbe aromatiche e cenere. Questo non solo serviva a eliminare le sostanze amare e tossiche, ma aveva anche un significato profondamente spirituale. In epoca primitiva, in Sardegna era fortissimo il culto della Dea Madre, divinità della terra e della vita. L’argilla, considerata il suo sangue, aveva un valore sacro: cibarsi di quel pane significava ricevere protezione ultraterrena e conquistarsi un posto nell’aldilà.

Una volta cotte e purificate, le ghiande venivano ridotte in una sorta di “polenta” densa, modellata in pezzi, poi asciugata lentamente al sole o nel forno. Il risultato era un pane dal colore scuro, quasi nero cenere, con un sapore intenso e inaspettatamente gradevole. Nonostante la sua origine umile, Su Pan’Ispeli era tanto apprezzato che continuò a essere preparato e consumato in Ogliastra fino agli anni ’50 del Novecento.

Oggi, il pane di ghianda è quasi scomparso, ma resta uno dei simboli più potenti dell’ingegno e della spiritualità antica della Sardegna: un cibo che nutriva il corpo e, secondo chi lo preparava, anche l’anima.