Lo sapevate? Il nome del paese Orroli deriva da un albero

La roverella è un albero maestoso che prima dei disastrosi disboscamenti dei piemontesi regnava sovrano in Sardegna. Il nome del paese del Sarcidano deriva proprio da questo albero. Ecco perché.
Lo sapevate? Il nome del paese Orroli deriva da un albero.
La roverella è un albero maestoso che prima dei disastrosi disboscamenti dei piemontesi regnava sovrano in Sardegna. Il nome del paese del Sarcidano deriva proprio da questo albero. Ecco perché.
La Roverella è tipica presenza nel paesaggio sardo: ad essa deve perfino il nome il paese di Orroli, dal nome “arroli” [quercia, roverella] di cui anche l’area del basso Flumendosa è ricchissima, con notevoli esemplari secolari (ad esempio, nel parco di Su Motti).
La roverella produce legname resistente utilizzato soprattutto per travature e costruzioni navali. Le ghiande vengono utilizzate come alimento per i maiali ad allevamento brado. Inoltre, viene utilizzata come esemplare di interesse paesaggistico. In Sardegna gli antichi le consideravano piante sacre, capaci di esercitare un influsso misterioso.
Il territorio di Orroli ospita uno tra i più importanti nuraghi della Sardegna, il nuraghe Arrubiu (il più grande e complesso nuraghe della Sardegna e tra i maggiori monumenti protostorici di tutto l’occidente europeo), una delle due dighe del Flumendosa e la diga del Mulargia, che formano altrettanti laghi artificiali.
Come riporta Sardegna Foreste la roverella è un albero a portamento arboreo con chioma espansa e globosa, alta, non raggiunge i 20 metri di altezza. Presenta un fusto generalmente diritto, con branche sinuose e rami giovani sottili e pubescenti.
Corteccia di colore bruno-grigiastro, più o meno intenso, rugosa e profondamente solcata.
La roverella è un albero a foglie caduche, semplici, di forma molto variabile, lobato-lanceolata con lobi piuttosto profondi; lunghe 5-15 cm e larghe 3-8 cm, di colore verde brillante la lamina superiore mentre la parte inferiore è pelosetta e più chiara; picciolo breve e peloso.
Il frutto è la caratteristica “ghianda”, molto variabile in lunghezza, con cupola pelosa e squame lineari- lanceolate e pericarpio di forma elissoidale, di colore bruno lucido a maturità.
Specie a lento accrescimento, forma boschi puri o misti, in consociazione con il leccio e la sughera nelle zone meno elevate; tasso, agrifoglio, acero trilobo, carpino nero e orniello nelle zone più alte.
I boschi di roverella sono luminosi, sia per le foglie caduche, sia la tendenza a formare boschi radi e perchè le chiome, anch’esse rade, lasciano filtrare la luce. Questi boschi sono governati tipicamente a fustaia rada, associate alle colture agrarie, o pascoli alberati con esemplari maestosi: diffusamente in Sardegna vegetano esemplari maestosi, veri e propri monumenti naturali e paesaggistici.
Il legno della roverella è molto duro e pesante, prevalentemente usato da ardere e per carbone; non è adatto per la lavorazione. Le ghiande costituiscono un ottimo alimento per la fauna selvatica e da allevamento.
Pianta di origine europea comune in tutta Italia. L’areale comprende l’Europa centro-meridionale e orientale, dai Pirenei all’Asia Minore. Nell’Europa meridionale e Sud-orientale la Roverella costituisce uno dei componenti fondamentali dei querceti e dei boschi misti a latifoglie.
Fiorisce ad aprile-maggio, fruttifica ad ottobre-novembre. La fioritura è contemporanea all’emissione delle nuove foglie. Pianta monoica a fiori unisessuali spesso riuniti in infiorescenze; infiorescenze maschili in amenti penduli lunghi 5 cm circa, colore verde-giallastro; quelle femminili solitarie o a piccoli gruppi terminali.
La roverella è una specie indigena, eliofila, moderatamente termofila, predilige i terreni acidi. Vegeta dai 500 m di altezza fino ai 1200-1400m. In Sardegna rappresenta il limite superiore delle formazioni boschive di latifoglie.
Situato sopra il centro abitato, il parco comunale Su Motti, racchiuso da un naturale anfiteatro basaltico, è ricco di rovereti e caratterizzato da massi erratici nei quali sono scavate delle domus de janas. Ricoperto in prevalenza da lecci e roverelle, molte delle quali secolari, il territorio del parco è caratterizzato da grossi massi erratici di basalto compatto e poroso di scontata natura vulcanica. Il parco si sviluppa lungo un pendio nel quale si succedono avvallamenti ai quali fa da cornice una lussureggiante vegetazione. Dall’alto del monte “Pizziogu” partono lunghi strapiombi rocciosi di intenso color ruggine che, precipitando a valle contribuiscono a rendere suggestivo il paesaggio circostante. Dall’alto dello stesso monte, e dal belvedere lungo il quale si sviluppa il percorso ambientale, è possibile ammirare tutto il territorio del parco. Dagli stessi punti su può spaziare con lo sguardo verso il lago Mulargia, e si arriva sino alle catene montuose dei “Sette Fratelli” nel cuore del Sarrabus, del Linas Manganai nel Guspinese e finanche i monti del Gennargentu.
Il microclima umido favorisce lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione e, a volte selvaggia e impenetrabile, soprattutto nelle zone più ripide del parco. Lecci e roverelle prevalgono sulle altre specie tipiche della flora mediterranea che qui risulta particolarmente ricca per la presenza di fillirea, corbezzolo, olivastro e lentischio. Il pungitopo, con le bacche rosso-vivo, l’asfodelo con le sue abbondanti fioriture primaverili, la ferula con i tipici fiori gialli a forma di ombrello conferiscono al territorio un aspetto particolarmente variopinto.

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