La “ruota degli esposti”, istituita in tutta Italia nel periodo medievale, rimase attiva fino al periodo del fascismo.
Si trattava solitamente di una porta girevole di forma cilindrica, solitamente in legno, divisa in due parti: una rivolta verso l’esterno e una verso l’interno. Utilizzando uno sportello, venivano posti gli “esposti” – i neonati abbandonati – senza essere visti dall’altra parte.
In seguito fatta girare la ruota, essa andava a combaciare con un’apertura all’interno, dove una volta aperto lo sportello il pargolo veniva preso in carico.
A Cagliari, c’era una tradizione antica che vedeva il ricorso alla “bussola”, una sorta di ruota degli esposti, dove venivano lasciati i bambini, tanto che i maschietti venivano chiamati “borts” e le bambine “bordetas”. Questo sistema offriva una via di fuga per quei genitori che, per ragioni varie, non potevano prendersi cura dei propri figli. In questo modo, i neonati, e talvolta anche bambini più grandi, venivano affidati a istituzioni come ospedali o chiese, garantendo però la piena anonimizzazione per i genitori, che non erano costretti a rivelare la loro identità. La ruota degli esposti di Cagliari era situata nell’Hospital Sant’Antoni, proprio nel cuore della città, lungo la centralissima via Manno. Era nascosta tra le scalette del portico che scendevano verso Piazza San Sepolcro, un luogo discreto, pensato per garantire la privacy di chi vi faceva ricorso. Purtroppo, la sorte di questi piccoli, che venivano abbandonati in condizioni così precarie, era spesso già segnata. Molti di loro venivano portati all’interno della struttura in condizioni di grave malessere fisico, afflitti da malattie o da gravi problemi di malnutrizione. La “bussola” divenne, così, un rifugio per chi non aveva altra scelta, ma al tempo stesso rappresentava una triste testimonianza delle difficoltà sociali e delle dure realtà che attraversavano le famiglie di quel tempo.
Nel 1534 l’ospedale di Sant’Antonio passò in gestione al Comune, che non riuscendo più a fare fronte al mantenimento di tutti i bambini decise di affidarli alle cure di diverse famiglie, in cambio di una retta di mantenimento.
Purtroppo, mancando i controlli, molto spesso i genitori “adottivi” dichiaravano falsamente la morte dei propri figli biologici, sbarazzandosi degli orfani, continuando a percepire alla retta. Una volta scoperto lo scandalo, la città prese una decisione drastica e disumana. Si decise di marchiare a fuoco i bimbi dati in affidamento, in modo da renderli sempre identificabili.
Aldilà di queste vicende a dir poco drammatiche, molti di questi bimbi riuscirono in seguito a riscattarsi in età adulta.
Oggi queste vicende riportano alla mente una pagina molto buia della storia del passato, anche se c’è da sottolineare che lo strumento della “ruota” ha permesso di contrastare l’infanticidio dilagante dell’epoca.
Ancora oggi c’è chi utilizza il servizio di anonimato della genitorialità, garantito dalla legge, che consente di lasciare in affido all’ospedale il bambino appena nato. Il personale sanitario, viene avvisato della presenza del bambino e provvede immediatamente alle cure necessarie.
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