Lo sapevate? Esiste anche una “madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa di marmo. Ma non si trova in Sardegna.
Nel cuore del Piemonte, tra le colline biellesi, all’interno del Museo di Pettinengo, si trova un’autentica rarità artistica: una statua di marmo che porta con sé un’importanza storica e culturale straordinaria. Si tratta de La madre dell’ucciso, capolavoro dello scultore sardo Francesco Ciusa, una delle opere più intense e significative della scultura italiana del primo Novecento. Per decenni, questa scultura era conosciuta solo nelle sue versioni in gesso e in bronzo, mentre l’esistenza di una versione in marmo era rimasta nell’ombra, avvolta nel mistero. La scoperta di questa scultura in un museo piemontese aggiunge un tassello fondamentale alla storia dell’arte italiana e al percorso di Ciusa, artista nuorese di grande talento che, con questa opera, ottenne un’eccezionale accoglienza alla Biennale di Venezia del 1907. Quando l’opera fu esposta in quell’occasione, suscitò una profonda emozione tra il pubblico e la critica, che ne lodò la forza espressiva e il dramma scolpito nelle forme. Ora, con il ritrovamento di questa versione in marmo, la storia de La madre dell’ucciso si arricchisce di un nuovo capitolo, offrendo agli studiosi e agli appassionati d’arte una prospettiva ancora più completa sull’eredità lasciata da Francesco Ciusa.

La madre dell’ucciso di Ciusa
“Sa mama de su mortu”, La madre dell’ucciso è stata esposta a Pettinengo al Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli inaugurato alcuni anni fa in uno stabile della Regione Sardegna dato in usufrutto al circolo biellese “Su Nuraghe“, che ha partecipato alla cura degli allestimenti.
Ignota al pubblico era finora l’esistenza di una versione in marmo, che si trovava nella villa Malpenga, nel comune di Vigliano Biellese. Risulta essere stata oggetto di una vendita (2 aprile 1942), attraverso la Galleria d’Arte di Paolo Triscornia di Ferdinando, marmi greggi segati e lavorati di Carrara, unitamente ad altre statue, per il prezzo complessivo pattuito in 68.000 lire, saldato l’8 giugno 1942.

La madre dell’ucciso di Ciusa
La statua in marmo ha le stesse dimensioni delle opere in gesso e bronzo già note. È arrivata nel Biellese negli anni in cui viveva ed operava a Biella l’artista sassarese Giuseppe Biasi, con il quale Ciusa aveva stretto rapporti di amicizia.
L’opera, scolpita tra il 1906 ed il 1907, segnò il debutto di Francesco Ciusa (Nuoro, 2 luglio 1883-Cagliari, 26 febbraio 1949) alla Biennale di Venezia del 1907. La realizzazione originale fu un gesso (cm 81,5 x 58 x 72,5), acquistato nel 1939 dalla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari. Si conoscono successive cinque versioni in bronzo: la prima, su richiesta dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione, fusa subito dopo l’esposizione del 1907, si trova alla Galleria d’Arte Moderna di Roma; la seconda sembrerebbe essere stata eseguita per un museo londinese; la terza per la Galleria d’Arte Moderna di Palermo; la quarta, nel 1983, per il Palazzo Civico di Cagliari; la quinta, nel 1985, per la tomba dell’artista nella chiesa di San Carlo in Nuoro.

Un’altra copia della madre dell’ucciso di Ciusa
La Madre dell’ucciso – presentata per la prima volta nella versione in gesso alla Biennale di Venezia nel 1907 – raffigura un’anziana signora, raccolta su se stessa, intenta a vegliare sul proprio figlio, morto ucciso poiché coinvolto in una faida. Un’opera certamente singolare rispetto ai canoni artistici dell’epoca che tendevano a privilegiare il nudo, ma molto apprezzata poiché in grado di raffigurare e offrire, con rigore e attenzione al dettaglio, uno spaccato della vita e della ritualità sarda, specificatamente quella de sa ria (veglia funebre).
Dal 1942 al 2017, la madre dell’ucciso è rimasta custodita nel parco di Villa Malpenga, mentre è oggi esposta e fruibile all’interno del Museo delle Migrazioni, Cammini di storie e di Popoli di Pettinengo, proprietà extraterritoriale della Regione Autonoma di Sardegna in Piemonte, a dimostrazione del legame persistente tra il Biellese e la Sardegna.
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