Lo sapevate? Secondo la teoria di Sergio Frau fu uno tsunami a indebolire la civiltà nuragica

Genti nuragiche, grandi costruttori, grandissimi guerrieri, discendenti dei protosardi dell'Età della Pietra, che abitavano in una terra florida e felice, ricca di sementi e di materie prime preziose. Poi le invasioni, l'abbandono, la malaria. Cosa successe in Sardegna nel XII secolo avanti Cristo? Fu una gigantesca onda anomala (S'Unda Manna) a far declinare una civiltà tanto progredita?
Lo sapevate? Secondo la teoria di Sergio Frau fu uno tsunami a indebolire la civiltà nuragica.
Genti nuragiche, grandi costruttori, grandissimi guerrieri, discendenti dei protosardi dell’Età della Pietra, che abitavano in una terra florida e felice, ricca di sementi e di materie prime preziose. Poi le invasioni, l’abbandono, la malaria. Cosa successe in Sardegna nel XII secolo avanti Cristo? Fu una gigantesca onda anomala (S’Unda Manna) a far declinare una civiltà tanto progredita?
Spesso, puntualmente, la Sardegna viene accostata al mito di Atlantide, la grandiosa civiltà punita da Poseidone. Secondo lo studioso e giornalista Sergio Frau, esistono una serie di elementi che non vanno a supportare l’idea che la nostra Isola fosse Atlantide ma che fanno sicuramente pensare a un cataclisma che distrusse parte di quanto costruito dai nuragici in quel tempo.
Supportato da prove scientifiche, da studi geologici (confermati dal noto studioso e conduttore Mario Tozzi) e dal contributo di fotografie aeree, Sergio Frau ha ricostruito ciò che potrebbe essere accaduto in Sardegna. Una tesi (elaborata nel testo “Le Colonne d’Ercole, un’inchiesta”) suggestiva ma che diversi archeologi non hanno mai abbracciato.
In sostanza, intorno al 1175 avanti Cristo, quindi in quella che viene definita l’età d’oro della civiltà nuragica, un potentissimo tsunami avrebbe inondato la Sardegna, entrando da Sud e distruggendo tutte le costruzioni presenti nel Campidano (in effetti molti nuraghi con ingressi orientati a Sud presentano segni di distruzione, compreso Barumini, che infatti prima di essere scoperto da Lilliu era completamente ricoperto di sedimenti) per poi fermarsi ai piedi della Giara (dove i nuraghi sono intatti).
Si trattò quindi di un’immane tempesta, che creo un disastro terribile che ricopri per molti metri l’isola di fango. Furono cancellati molti nuraghi (molti di questi si celerebbero quindi sotto metri di terra nella colline del Sud Sardegna), i porti e le flotte e la Sardegna divenne un inferno, con morti, abbandoni, miseria e successivamente malaria.
L’Isola, in gran parte ricoperta dal fango portato dall’immane disastro naturale, perse dunque la sua vitalità riducendo alla fame i suoi abitanti. A scomparire fu soprattutto la sua grande civiltà, che allora contava la presenza di ben 20 mila torri megalitiche, grandi villaggi e siti religiosi bellissimi. Anche gli ultimi dati riguardanti la civiltà nuragica (con l’utilizzo delle fotografie aeree) rivelano che quasi tutti i nuraghi che si trovano a quote basse sono sommersi dal fango, spesso irriconoscibili a prima vista, compresa la grande reggia nuragica di Barumini, disseppellita da 12 metri di fango e portata alla luce dopo 14 anni di scavi. Mentre i nuraghi a quote più alte sono intatti e fuori dal fango. Quale il motivo?
I superstiti furono ridotti alla fame e rimasero in preda alle malattie. L’Isola si ricoprì di fango e poi di acque stagnanti che favorirono il proliferare della malaria.
Dopo questa tragedia, sempre secondo la teoria di Frau, sarebbero arrivati gli invasori un centinaio di anni più tardi, che avrebbero avuto vita facile, visto l’indebolimento delle genti isolane.
Se Frau avesse ragione, allora la storia della Sardegna e del mondo antico, andrebbe riscritta.
Una teoria affascinante, non c’è dubbio, ma che ha bisogno di ulteriori prove per essere definita vera.
Il progetto s’Unda Manna – voluto da Sergio Frau, da Mario Tozzi e dall’associazione culturale A.A.A.A.I.O’ e realizzato da Ettore Tronci & Matteo Cera – ha come obbiettivo la catalogazione fotografica e video dall’alto mediante drone, di alcuni dei nuraghi sepolti più significativi presenti nelle sub-regioni storiche della Marmilla, Trexenta e alcuni del Sarcidano.
L’iter che è stato seguito consta di due parti principali: la prima relativa al rilevamento fotografico dei siti, la seconda di analisi comparativa e catalogazione.
Nella seconda fase di catalogazione i nuraghi sono stati suddivisi visivamente secondo il grado di seppellimento che a nostro avviso è correlato in parte (ma non strettamente) alla propria quota altimetrica.
La rilevazione dei dati fotografici e video è stata effettuata tramite un drone Phantom Dji II con integrata una telecamera ad alta definizione GO PRO HERO 3 BLACK.
Per l’analisi dei dati e la catalogazione sono state utilizzate le CTR (carte tecniche regionali) scala 1:10000, i portali web WIKIMAPIA e NURNET e il programma di rilevazione satellitare GOOGLE EARTH.
Il territorio analizzato comprende 19 comuni per un totale di 514,7 Kmq situati ad un altezza m. s.l.m. compresa tra i 50 e i 500 m, con una densità per kmq di nuraghi tra le più elevate della Sardegna. Sono stati rilevati mediante drone circa 70 nuraghi di cui se ne presentano 39 con foto e video.
Di ogni sito nuragico si riportano longitudine e latitudine (espresse in gradi decimali), l’altitudine in metri rispetto il livello del mare ed il grado di seppellimento.
La suddivisione è stata fatta dividendo i nuraghi per fasce altimetriche di 50 m.
Il parametro si basa su 4 diverse suddivisioni: COMPLETAMENTE COPERTO, PARZIALMENTE COPERTO, SCOPERTO, SCAVATO. La suddivisione è stata fatta seguendo un criterio visivo che distingue i nuraghi in base alla quantità di materiale lapideo visibile.

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