Monumenti sardi: la tomba dei giganti di s’Ena ‘e Thomes, meraviglia dell’età nuragica da più di 3500 anni

Nella valle del rio Isalle, nel territorio di Dorgali, lungo la strada per Lula, alla fine di un sentiero di mezzo chilometro in mezzo alla macchia mediterranea vedrai spuntare una magnifica stele di granito alta quasi quattro metri che domina la tomba, formata anche da esedra, corridoio e area sacra. In un terreno privato, senza pagare nessun biglietto (si deve solo aprire e chiudere un cancello per evitare che scappino gli animali dell'allevatore padrone dell'area) è possibile ammirare uno dei monumenti simbolo della civiltà nuragica.
Monumenti sardi: la tomba dei giganti di s’Ena ‘e Thomes, meraviglia dell’età nuragica da più di 3500 anni.
Nella valle del rio Isalle, nel territorio di Dorgali, lungo la strada per Lula, alla fine di un sentiero di mezzo chilometro in mezzo alla macchia mediterranea vedrai spuntare una magnifica stele di granito alta quasi quattro metri che domina la tomba, formata anche da esedra, corridoio e area sacra. In un terreno privato, senza pagare nessun biglietto (si deve solo aprire e chiudere un cancello per evitare che scappino gli animali dell’allevatore padrone dell’area) è possibile ammirare uno dei monumenti simbolo della civiltà nuragica.
La tomba dei giganti di s’Ena ‘e Thomes è uno dei monumenti funerari nuragici più importanti dell’Isola: maestosa e molto ben conservata.
Risale al periodo del Bronzo Antico (1800-1600 a.C.). Arcaica e gigantesca, presenta al centro dell’esedra (che con il corpo sepolcrale ricalca i tratti di una enorme testa di toro) una stele centinata levigata pesante sette tonnellate. La sacralità dell’area è garantita: tutto sembra rimasto all’Età del Bronzo. Paesaggio e atmosfera straordinari (pro), mancanza di servizi, bookshop, accoglienza, indicazioni, valorizzazione (contro). Viene sicuramente da pensare a come sarebbe stato valorizzato il luogo e quanti soldi avrebbe portato se la tomba si fosse trovata, ad esempio, in Inghilterra (l’esempio di Stonehenge insegna).
L’esedra è un semicerchio di lastroni con pietre infisse nel terreno ‘a coltello’ (a differenza delle tombe dei giganti del sud Sardegna che presentano un’esedra in muratura isodoma, simile invece alle tombe galluresi), a forma appunto di corna taurine, con dimensioni delle pietre decrescenti dal centro verso le estremità.
Davanti all’esedra c’è l’area sacra, dove venivano officiati ancestrali riti funerari.
Nella stele è stata ricavata una porticina simbolica, l’accesso al corridoio dove venivano inumati i defunti (il termine giganti è improprio; le tombe infatti erano luoghi di sepoltura collettiva, molto probabilmente per personaggi e genti di rango).
Il corridoio funerario a dolmen è lungo 11 metri, con copertura a piattabanda: le lastre di pietra sono disposte orizzontalmente lungo le pareti. Secondo la leggenda, le tombe dei giganti erano usate da esseri enormi: le dimensioni ciclopiche spiegano l’origine del nome. In realtà, come detto, erano sepolture collettive.
Recentemente luoghi come la tomba di s’Ena ‘e Thomes sono stati interpretati come luoghi di emanazione energetica: ricercatori, spiritualisti e curiosi le visitano alla ricerca di guarigioni fisiche o rigenerazioni spirituali. Negli antichi rituali, diffusi in alcune culture mediterranee, si cadeva in un sonno-trance, entrando in contatto con la divinità. Più semplicemente, esattamente come accade ora, i sepolcri dei cari, erano luoghi di pace e meditazione, nei quali si entrava in contatto, almeno simbolicamente, con il defunto.

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