La ricetta Vistanet di oggi. Le coietas, i “magici” involtini sardi ripieni che piacciono anche ai ragazzi

Quelle che proponiamo oggi sono le coietas, involtini preparati con sottili fette di carne di vitella che racchiudono un ripieno. Ecco la ricetta per prepararli.
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- 700 gr fettine di vitella tagliate sottili
- 2 spicchi aglio
- 3 tuorli d’uovo
- basilico
- prezzemolo
- 1/2bicchiere vino rosso corposo
- 150 gr pecorino sardo grattugiato
- 120 gr pane di grano duro grattugiato con la crosta
- 70 gr grasso di prosciutto
- 0,5 dl olio d’oliva extra vergine
- 2dl brodo di carne
- sale
- pepe
Battete le fettine di vitellone con un batticarne, quindi tagliatele a metà: dovrete ottenere una dozzina di fettine più o meno della stessa forma e dimensione. Tritate finemente assieme il grasso di prosciutto con il prezzemolo, il basilico e l’aglio.
Versate il trito preparato in una ciotola, unitevi il pecorino, il pangrattato e i tourli delle uova, aggiungete il vino, quindi salate e pepate a piacimento. Mescolate bene il tutto in modo da ottenere una farcia omogenea e abbastanza consistente. Lasciatela riposare per circa mezz’ora, affinché il pangrattato possa assorbire perfettamente il liquido. Stendete la fettina di carne su di un tagliere di legno, quindi spalmate su ciascuna il ripieno preparato. Arrotolate le fettine formando tanti involtini stretti e lunghi, che fisserete con uno stecchino.
Fate scaldare l’olio extravergine di oliva in una padella. Mettete gli involtini a rosolare nella padella, rigirandoli ogni tanto con delicatezza. Quando saranno ben dorati, pepateli generosamente. Bagnate tutto con il brodo caldo, coprite, abbassate la fiamma e fate cuocere per ancora 20 minuti. A fine cottura gli involtini, che vanno serviti caldissimi, dovranno risultare molto teneri. Vini consigliati: Cannonau di Sardegna.

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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha "promosso" il giro di vite voluto dall'amministrazione dell'ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.
Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.
Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.
I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.
Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.
Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.

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