Tragedia all’alba di ieri a Cagliari.

Come riporta L’Unione Sarda una bimba di sei mesi è stata trovata senza vita nella sua casa, nell’abitazione di famiglia in via Sanna Randaccio, nel centro di Cagliari.

I genitori, una coppia di origine pakistana residente da molti anni in Sardegna, si è accorta intorno alle 6 che la piccola non respirava. Disperati hanno chiamato il 118 per chiedere i soccorsi. Sul posto si sono fiondate due ambulanze che hanno potuto solo constatare il decesso della bimba.

Come da protocollo in questi casi – ma si tratta di un atto dovuto – nell’abitazione sono arrivato Polizia e esperti della Scientifica. Il corpicino della neonata è stato trasferito al Policlinico di Monserrato per l’autopsia, come disposto dai pm.

Al momento l’ipotesi più plausibile, e con molta probabilità quella che sarà confermata dagli accertamenti, è che la piccola sia stata vittima della “morte in culla”, una sindrome che colpisce i neonati nei primi mesi di vita.

È stato identificato il responsabile dell’incendio che il 2 giugno scorso ha devastato due ettari di vegetazione in località Straccoxius, a Santa Giusta, arrivando a minacciare le abitazioni. Si tratta di un ottantenne del posto, proprietario di un fondo agricolo e titolare di un allevamento suino, denunciato dal Corpo forestale della Regione Sardegna per gestione illecita di rifiuti e incendio colposo.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, l’uomo aveva incenerito rifiuti della porcilaia, tra cui contenitori in cartone e plastica usati per l’alimentazione dei suini, in un terreno agricolo adiacente all’allevamento. L’incendio sarebbe partito proprio da quel sito, dove i rifiuti venivano bruciati abitualmente nello stesso punto destinato alla deposizione dello stallatico, una sostanza organica che può diventare altamente infiammabile in presenza di elevate temperature e scarsa ventilazione.

Il fuoco, rimasto latente tra gli strati del cumulo, si sarebbe riattivato a causa del caldo e del vento di scirocco, favorendo la propagazione delle fiamme verso le abitazioni vicine. Il tempestivo intervento del sistema regionale antincendio ha evitato danni maggiori, riuscendo a contenere l’incendio prima che raggiungesse le case.

Le indagini hanno confermato che l’origine del rogo è da attribuire a una condotta colposa legata a pratiche illecite di smaltimento dei rifiuti domestici mediante incenerimento, una prassi pericolosa e vietata dalle normative ambientali.