Lo sapevate? Quali erano le divinità della civiltà nuragica?

La civiltà nuragica è per certi versi ancora avvolta nel mistero. Il mancato ritrovamento di abbondanti testi scritti e o letterari non ha permesso immediatamente agli studiosi di capire bene come fosse strutturata la civiltà dei nostri antichi avi. Sono stati i ritrovamenti materiali a regalarci un quadro, sebbene ancora parzialmente incompleto, di queste genti così particolari e affascinanti. Oggi andremo a vedere come era strutturato il pantheon nuragico.
Lo sapevate? Quali erano le divinità della civiltà nuragica?
La civiltà nuragica è per certi versi ancora avvolta nel mistero. Il mancato ritrovamento di abbondanti testi scritti e o letterari non ha permesso immediatamente agli studiosi di capire bene come fosse strutturata la civiltà dei nostri antichi avi. Sono stati i ritrovamenti materiali a regalarci un quadro, sebbene ancora parzialmente incompleto, di queste genti così particolari e affascinanti. Oggi andremo a vedere come era strutturato il pantheon nuragico.
La civiltà nuragica si è sviluppata in Sardegna dall’età del Bronzo fino all’età del Ferro, nel periodo che più o meno, è compreso tra il 1600 a.C. fino al momento della conquista dell’Isola da parte dei Punici prima e dei Romani poi. Gli abitati consistevano in capanne di pietra ed elementi vegetali, costruite attorno ai nuraghi, torri di forma conica composte da grandi blocchi di pietra, che nel tempo sono stati interpretate come edifici polifunzionali.
La società nuragica era tribale e suddivisa in classe sociali: il popolo, che costituiva la maggioranza della popolazione e comprendeva gli agricoltori, i pastori, gli artigiani ed i piccoli commercianti; i sacerdoti che, oltre a svolgere le mansioni di culto, si occupavano anche di medicina e magia; le genti di rango, costituite da grandi proprietari latifondisti e guerrieri. La classe dei guerrieri era di fondamentale importanza per la difesa dell’indipendenza del popolo sardo contro cartaginesi prima e romani poi. A capo il grande patriarca di ogni tribù. La società nuragica aveva il suo nucleo fondamentale nella famiglia, la cui figura dominante era il padre, supportato dalla madre, a cui veniva data grandissima importanza. Un insieme di famiglie costituiva un clan, mentre diversi clan formavano la tribù, quindi il popolo. Si trattava di una civiltà prevalentemente agropastorale. Proprio per la difesa dei campi e del proprio bestiame questo popolo di pastori si trasformava in un esercito di validi e temibili guerrieri.
La religione praticata dai nuragici era di tipo politeista e naturalista. I Sardi di questo periodo fondavano il proprio credo su un binomio collaudato dalle epoche precedenti: femminile e maschile.
Gli antichi Sardi adoravano la Dea Madre, derivata dall’età della Pietra, raffigurata con statuine, dea della fertilità (spesso era rappresentata dall’acqua, simbolo di vita e di rinascita) e della maternità, e il Dio Toro, elemento maschile, simbolo di forza e potenza virile, le cui corna apotropaiche erano scolpite sulle pareti delle abitazioni e delle tombe (derivazione delle domus de janas del Neolitico).
Queste due divinità erano anche raffigurate sui Menhirs, grosse pietre infisse nel terreno. I riti sacri si svolgevano all’aperto ed il santuario più importante era l’altare, inteso non nel senso attuale ma come luogo posto in alto.
Il culto dei morti avveniva direttamente sul luogo della sepoltura, per le famiglie più influenti le tombe dei giganti, che potevano contenere i corpi di più appartenenti ad uno stesso clan. L’edificio che più di ogni altro caratterizza la religione delle popolazioni nuragiche è il pozzo sacro (o la fonte sacra), nel quale si venerava la divinità dei sardi: l’acqua, elemento primordiale, indispensabile nella vita di tutti i giorni, per l’agricoltura e per il bestiame.

© RIPRODUZIONE RISERVATA