Accadde Oggi. Il 6 maggio del 1856 nasce Sigmund Freud, padre della psicanalisi

Freud nacque a Freiberg, nell'attuale Moravia, e si trasferì quasi subito a Vienna.
Il 6 maggio del 1856 segna la nascita di Sigmund Freud, un evento che, a prima vista, potrebbe sembrare solo una data come tante altre in un giorno di primavera, senza particolari connotazioni. Tuttavia, nessuno allora poteva immaginare che quel bambino, nato in un momento apparentemente ordinario, sarebbe diventato una delle figure più influenti della storia, capace di rivoluzionare le fondamenta di numerosi campi di studio. Freud, infatti, sarebbe stato destinato a modificare per sempre le concezioni scientifiche e filosofiche che fino ad allora avevano dominato il pensiero occidentale. A soli quattro anni, la sua famiglia decide di trasferirsi da Freiberg, la sua città natale nell’attuale Moravia, che oggi fa parte della Repubblica Ceca, a Vienna, città che sarebbe diventata il cuore pulsante della sua carriera e delle sue teorie. Fin da giovanissimo, Freud dimostra un’intelligenza fuori dal comune, con una particolare predisposizione per l’apprendimento delle lingue straniere, un talento che gli avrebbe permesso di accedere a un ampio spettro di culture e conoscenze. Questa straordinaria capacità lo conduce, nel 1881, alla laurea in Medicina, gettando le basi per quella che sarebbe stata una carriera che non solo avrebbe cambiato la psicologia, ma anche la filosofia, la letteratura, l’arte e persino la cultura popolare. Il suo cammino, iniziato in modo relativamente tranquillo, era destinato a culminare in una serie di scoperte che avrebbero fatto di Freud una delle menti più brillanti e controverse di sempre.
Lavora per molti anni nell’Istituto di fisiologia e conduce importanti ricerche nel campo della neuro-istologia. Conosce Brücke, una personalità che cita anche nella sua autobiografia come colui che lo influenza a livello di personalità. Lavora per un po’ di tempo all’Ospedale Generale di Vienna a stretto contatto con pazienti affetti da turbe di tipo psicologico.
Presto – dopo un soggiorno a Parigi – si interessa allo studio dei fenomeni isterici e all’ipnosi come modo per arginarli. Sono tempi difficili e non sempre è data la corretta importanza ai fenomeni di stampo psicologico – le patologie fisiche hanno un posto di preferenza nella gerarchia dell’urgenza –, ma Freud e altri medici non la pensano allo stesso modo: iniziano a guardare con estrema attenzione ai sintomi nevrotici, alle fobie e all’isteria. Tornato nuovamente a Vienna, diviene il collaboratore di Breuer – il quale ha notato che con l’ipnosi non solo si possono arginare gli effetti della nevrosi ma anche eliminare la carica negativa dei ricordi –. Continuando a indagare, Freud dà inizio alla psicanalisi, lo studio della mente attraverso l’inconscio. Parte dalla psiche umana per mettere in dubbio la credenza millenaria dell’impenetrabilità della ragione. Le sue teorie vengono guardate sin dall’inizio con sospetto. Durante un viaggio negli USA riceve i primi riconoscimenti e gli viene conferita persino una laurea ad honorem. Con l’avvento del nazismo, Freud è costretto a trasferirsi a Londra. Si ammala di tumore alla gola e quando i sintomi diventano particolarmente dolorosi chiede la morte assistita per iniezione di morfina.
I suoi studi rivoluzionano tutto il pensiero occidentale. Oggi molti aspetti della sua analisi sono stati smentiti, però a lui dobbiamo alcune intuizioni geniali sull’inconscio, sulla sessualità, sull’ansia, sul potere del passato sul presente. Ma in cosa consistono i suoi studi?
Per lui, la mente e il corpo di un individuo sono preda di meccanismi inconsci. L’inconscio – sede di istinti e desideri – è la parte (per usare una sua metafora) di un iceberg che non si vede, quella sott’acqua, mentre il conscio è la punta, la parte che si vede, che fuoriesce. Dapprima utilizza l’ipnosi per portare alla luce ciò che è nascosto, poi opta per il metodo delle associazioni libere. Nella moderna psichiatria e neurologia, alcune delle sue idee risultano ancora corrette.
Compie anche importanti studi sulla personalità e sulla manifestazione dell’inconscio attraverso sogni (desideri camuffati e trasformati), lapsus e dimenticanze (compromessi tra conscio e inconscio), atti mancanti, sintomi nevrotici (sempre di stampo sessuale), arte (soddisfacimento di desideri inconsci e forma più evidente di sublimazione) e religione (bisogno di protezione).
Tra le sue opere più importanti – benché inizialmente enormemente sottovalutate – ci sono “L’interpretazione dei sogni” e “Psicopatologia della vita quotidiana” (in cui applica la sua teoria a fenomeni involontari, come gli errori nella formulazione delle parole o “lapsus linguae” e quelli relativi all’incapacità di ricordare i nomi).
Le curiosità sul suo conto
Nelle sue sedute di psicanalisi fa partecipare sempre anche il suo cane (conferisce, secondo lui, tranquillità e rassicurazione), un Chow Chow di nome Jofi. Teme il numero 62 fino all’ossessione. Ha abitudini molto rigide, come il pranzo alle 13 in punto e la passeggiata di tre chilometri del pomeriggio. Ha pochi indumenti (tre completi, tre paia di scarpe e tre indumenti intimi) ma migliaia di reperti archeologici. Per più di un decennio resta dipendente dalla cocaina che inizia ad assumere per i frequenti e fortissimi mal di testa. Fuma fino a venti sigari al giorno (in particolare, è ricordata la sua frase «A volte un sigaro è solo un sigaro», visto che lui tendeva a vedere segnali nascosti dovunque). Sulla Luna c’è un piccolo cratere dedicato a lui.

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