La Cagliari che non c’è più: La Rinascente e l’Hotel Excelsior in una foto del 1953

La Cagliari che non c’è più: l’antica chiesa di San Nicolò dei Napoletani, demolita nel 1869.
L’antica chiesa seicentesca di San Nicolò dei Napoletani, sapete dove si trovava? Perché fu costruita e perché fu demolita?
La Cagliari che non c’è più porta con sé frammenti di storia dimenticata, angoli cancellati dal tempo, luoghi che oggi vivono solo nei racconti e nelle immagini d’epoca. Tra questi, uno dei più affascinanti è senza dubbio l’antica chiesa seicentesca di San Nicolò dei Napoletani, ormai scomparsa dal tessuto urbano, ma non dalla memoria. In pochi oggi sanno che questa chiesa sorgeva proprio nel cuore del quartiere Stampace, in un punto preciso e oggi molto frequentato: all’angolo tra piazza del Carmine e via Sassari, proprio di fronte all’attuale Hotel Flora, sulla destra del Palazzo delle Poste. Dove ora passano auto e persone frettolose, un tempo si innalzava un edificio carico di storia, voluto nel 1686 dal Principe Don Nicola Pignatelli Aragon, allora viceré di Sardegna, come gesto di devozione e gratitudine. La chiesa, infatti, fu costruita in adempimento a un voto solenne: il Principe si trovava in mare con la sua famiglia quando una violenta tempesta mise in pericolo le loro vite. In quel momento di terrore, fece voto a San Nicolò di Bari che, se fossero giunti salvi a terra, avrebbe edificato un tempio a lui dedicato nel primo luogo sicuro in cui avessero attraccato.
Il destino volle che fosse proprio il porto di Cagliari ad accoglierli, e così Don Nicola mantenne la promessa, erigendo la chiesa e affidandola alla cura della congregazione dei Napoletani residenti in città, oggi ormai sciolta. Le memorie di quel luogo sacro non sono andate completamente perdute: gli arredi liturgici, gli argenti, le statue e i dipinti furono trasferiti nella chiesa di Sant’Anna, dove ancora oggi è possibile ammirare la statua di San Nicolò e una lampada votiva con lo stemma araldico del Pignatelli. Lo stesso stemma che un tempo campeggiava sulla facciata della chiesa è oggi conservato nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Ma a restituirci con parole vive l’immagine della chiesa è soprattutto Giovanni Spano, nella sua Guida della città e dintorni di Cagliari del 1861, che così la descrive: “Attraversata la piazza, a man sinistra si trova la chiesa di San Nicolò di Bari, chiesa nazionale dei Napoletani. Nella facciata vi è lo stemma, molto grande, del principe Pignatelli il quale ne fu il fondatore. Si racconta che questo principe trovandosi in mare con tutta la sua famiglia, ed essendo sorta una forte burrasca, fece voto di edificare una chiesa a questo Santo nella prima terra dove salvo sarebbe approdato.
Essendosi la nave rifugiata nel golfo di Cagliari, fece tosto eseguire una chiesa che diede ad uffiziare ai Napoletani, i quali vi avevano una congregazione che poi si sciolse. Aveva un buon reddito che ora è ridotto a pochi censi, ed agli affitti di alcune case fabbricate attorno alla stessa chiesa. È uffiziata in tutte le domeniche, e nelle feste principali. La chiesa è di una navata, e di belle proporzioni con sei cappelle. La prima a sinistra entrando è dedicata a Santa Irene che hanno in devozione i Vasellaj, i quali ne facevano la festa. Il quadro è ordinario, opera del Massa. La bella statua in legno della stessa Santa nella cappella di mezzo a destra, è di Giov. Raim. Atzori. Così pure avvi un’altra statuetta di S. Greca di cattiva scoltura di Francesco Piras. Nella cappella di mezzo che siegue vi è un gran quadro che rappresenta S. Nicolò con S. Gennaro pregando col popolo la Santa Vergine per difendere la città di Napoli ivi dipinta, sulla quale essa fa piovere denaro gettandolo colla man sinistra. Quando sarà accaduto questo miracolo? Il S. Gennaro ha una libro in mano su cui posano le ampolle del sangue miracoloso. Il dipinto ha qualche cosa di espressivo, ed è di pennello ignoto napolitano. L’altar maggiore, molto vasto, è di legno dorato. In mezzo vi è un nicchione dov’è collocata l’antica statua semicolossale del Santo. E’ una bella scultura napolitana d’incerto autore, ma pure è d’ammirare, sebbene sia stata restaurata. La prima cappella al lato dell’epistola è dedicata al crocifisso. Ha una tela antica di poco pregio: nelle basi delle colonne dell’altare vi sono dipinte le armi della città di Napoli con quelle del Console G. Battista Bono, a di cui spese forse sarà stato fatto l’altare.
Ma la cappella che più merita attenzione è quella di San Michele, l’ultima vicino alla porta, per il quadro in tela di S. Michele. L’arcangelo, con belle mosse, sebbene abbia la gamba destra mal situata, percuote gli angeli ribelli che cadono con diverse movenze. Bella è la composizione, ed il colorito maggiormente; degna delle buone scuole napolitane del secolo XVIII. Sopra la tribuna finalmente avvi un bel quadro d’una Santa che sembra S. Giuliana, con diversi scompartimenti attorno e con iscrizioni: ma non si possono ben osservare per essere il quadro collocato troppo in alto”. Un’opera, una chiesa, una promessa: San Nicolò dei Napoletani non è più fisicamente tra noi dal 1869, quando fu demolita, ma continua a vivere come simbolo di fede, memoria e arte nelle tracce sopravvissute e nei racconti di chi ha saputo tramandarne il ricordo.