Pasqua, a Cagliari uova di cioccolato a ruba: dopo due anni la voglia di vivere la festa
È la Pasqua della rinascita e del ritorno alla normalità, dopo due anni di pandemia. A Cagliari tanti in giro all'acquisto di uova di cioccolato e dolci. Ecco le voci dei commercianti cagliaritani
Pacchetti e fiocchi in ogni momento, nelle ultime ore di questo sabato pre-pasquale non si ferma l’acquisto di uova di cioccolato e dolci in genere. Anzi, per le vie del centro di Cagliari c’è chi gira a caccia dell’affare dell’ultimo minuto. Così, ecco che gli scaffali a poco a poco si svuotano, per la soddisfazione dei commercianti che raccolgono soddisfatti i frutti di una festa sempre e comunque attesa. Ancor di più dopo due anni di pandemia e chiusure.
“La gente quest’anno ha voglia di tornare a vivere e uscire, dopo due anni di chiusure”, il commento di Enrico Rais di Pacini, storico negozio dolciario nella piazza del Carmine. “Generalmente queste feste sono rispettate e anche quest’anno è andata bene, soprattutto per chi come noi è uno specialista nel settore. Tra i preferiti? In tanti hanno scelto la varietà del cioccolato al pistacchio”.
I bimbi tra i maggiori consumatori, ma non solo. Tanti adulti infatti sembrano non resistere al gusto delle uova di cioccolato. Così come a quello dei più comuni dolci della tradizione. E qualche volta si prova a non guardare troppo al portafoglio, ma più alla qualità. Considerando, poi, le diverse esigenze delle persone, legate sopratutto alle varie intolleranze alimentari.
“È andata bene, c’è stato un bel movimento dalle parti di via San Benedetto”, il commento di Philippe Deiana de “Il Boboetto” nella via Cocco Ortu. “Giorni fa la gente sembrava prudente, per via del generale aumento dei prezzi. Poi, con l’avvicinarsi della festa, in tanti hanno fatto i loro acquisti. Tra i più richiesti? Il cioccolato fondente, quasi più di quello al latte”.
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Quando la disabilità non è un limite: gli Insuperabili. Mattia Branca, il 16enne promessa del nuoto
Il più piccolo del gruppo e new entry, ma con successi impareggiabili, è il 16enne autistico Mattia Branca: inserito nei master di alta potenzialità, si allena anche la notte, dividendosi tra bracciate e scuola superiore.
Li chiamano Gli Insuperabili e lo sono davvero: vincono premi nei Campionati di nuoto nazionali e regionali, portano a casa soddisfazioni e medaglie, non saltano allenamenti e hanno un entusiasmo fuori dal comune. Alcuni sono minorenni, altri più grandi ma una cosa li accomuna tutti: la dedizione verso uno sport, il nuoto, che unisce e colora, che dà tanto e che crea unione comunitaria. A novembre scorso, hanno portato a casa ben dieci titoli italiani di categoria, con uno – il più piccino del gruppo, Mattia Branca – che ha brillato in vasca lunga nei 200 mt stile libero. Fortemente voluta dalla Promogest quartese – capitanata ora da Nicola Pau ma per i precedenti vent’anni e fino alla sua dipartita, nel 2023, da Paolo Pettinau –, la squadra di atleti paralimpici è un fiore all’occhiello dell’Isola intera come dimostrazione che la disabilità non è un limite. I ragazzi e le ragazze, seguiti da Simona Bellisai con la collaborazione di Maria Antonietta Demurtas, Elena Carboni e dei masters – nel caso di atleti inseriti nel nuoto ad alto livello – Marina Bellisai e Alberto Pisà, sono dei campioni agonistici, sì, ma anche umani.
Ora conosciamoli uno per uno.
Il più piccolo del gruppo e new entry, ma con successi impareggiabili, è il 16enne autistico Mattia Branca: inserito nei master di alta potenzialità, si allena anche la notte, dividendosi tra bracciate e scuola superiore (frequenta i Geometri). Mattia è Campione Italiano in vasca lunga, in vasca corta, in acque libere… insomma, una forza della natura. Lui è, appunto, seguito in maniera più stretta dalle due Bellisai e da Pisà proprio in virtù del suo altissimo potenziale.
«La passione per lo sport è iniziata quando, da piccolo, guardavo le partite di calcio con mio padre e mio nonno» commenta Mattia, ma è all’età di tre anni che il nuoto inizia a far parte della sua vita: «I miei genitori mi hanno iscritto in piscina e avevo un allenatore solo per me.»
E con gli altri Insuperabili? Be’, un bellissimo rapporto: «Con loro mi diverto e scherzo».
Impegno, amicizie e salute… tutto questo dà lo sport, secondo Mattia, che spiega: «Perché il corpo sta meglio.»
Diversi sono gli stati d’animo dei vari step. «Quando mi alleno sono più rilassato e scherzo, quando provo i tempi per le gare sono in ansia e il giorno della gara mi sento agitato.» Sì, ma l’agitazione non mina il suo talento incredibile: «A Terni a giugno 2023 ho vinto la medaglia d’oro nei 200 stile libero. Poi a Torre Grande, a Oristano, ho vinto il rimo Posto italiano nei 1500 in acque libere… e poi di nuovo a Terni a novembre ho vinto l’oro nei 200 stile e l’argento nei 50 stile e nei 100 stile, tutto per categoria.»
Contento di aver fatto queste gare, è entusiasta e non vede l’ora di farne altre e di vivere i suoi momenti migliori che per lui sono salire sul podio e conoscere amici di altre città.
Orgoglioso papà Alberto, che lo segue in tutti i traguardi e in ogni bracciata.
«Per un genitore ogni piccolo traguardo è una festa,» commenta il papà «per noi genitori di persone speciali è un trionfo, qualcosa di indescrivibile, figuriamoci la vincita di una medaglia a livello nazionale. Credo non ci siano parole.»
Orai, del resto, come spiega Alberto il 16enne fa nuoto da ben 13 anni: «Non potrebbe mai farne a meno.»
Instradare i ragazzi come Mattia verso lo sport è per papà Alberto molto importante. «Sia come valvola di sfogo e, nel caso specifico di Mattia, per il coinvolgimento con le persone normodotate che lo hanno incluso, a partire dai compagni di corsia ai compagni dello spogliatoio fino alle gare. È un continuo fare amicizia e conoscenze con persone come lui e diverse da lui, sia con i compagni di squadra che con i suoi stessi avversari.»
E nella squadra Mattia è integratissimo, non vede l’ora di andare in palestra. L’ingresso negli Insuperabili ha anche migliorato la sua autonomia.
«Ho notato grande accoglienza nei suoi confronti da parte degli allenatori, da parte dei compagni di squadra e da parte degli accompagnatori (genitori, fratelli, sorelle, tutori, etc) degli atleti che hanno coinvolto anche noi genitori e questo naturalmente ha portato a contraccambiare questa accoglienza nei confronti di queste persone e creare il gruppo che siamo» spiega. «Diciamo che siamo ormai una grande famiglia» conclude.
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