Lo sapevate? Perché il mercato del Largo Carlo Felice fu abbattuto?
Il complesso del vecchio mercato venne demolito negli anni Cinquanta del XX secolo. Era una struttura molto bella, perché fu distrutta?
Una delle strutture più belle e amate di Cagliari, il mercato civico del Largo Carlo Felice, venne demolita nel secondo dopoguerra, negli anni Cinquanta del Novecento. Ma perché fu presa una decisione tanto drastica? Il mercato non era solo un luogo di scambio commerciale, ma un simbolo della città, un’opera architettonica raffinata e funzionale, molto apprezzata anche al di fuori dell’isola. Progettato dall’ingegner Enrico Melis, allievo dell’architetto Cima, era stato inaugurato nel marzo del 1886 proprio nel cuore del Largo, dove in precedenza sorgevano soltanto baracche provvisorie. Il complesso comprendeva due fabbricati, divisi da una strada oggi nota come via del Mercato Vecchio. L’edificio principale si distingueva per i tre avancorpi in trachite di Serrenti, con un maestoso arco trionfale che introduceva a un ampio spazio coperto da vetri sostenuti da eleganti strutture in ghisa e ferro. Il secondo edificio, più piccolo ma non meno suggestivo, veniva affettuosamente chiamato dai cagliaritani “il Partenone” per il suo aspetto classicheggiante: un porticato in stile dorico con colonne, metope e triglifi, anch’esso realizzato in trachite, che evocava l’ingresso a un tempio greco.

Il mercato del largo in una vecchia cartolina
Il mercato era frequentato quotidianamente non solo dai cittadini, ma anche da giovani “piccioccheddus de crobi”, i ragazzi della cesta, che cercavano di guadagnare qualche spicciolo aiutando le signore a portare la spesa. Persino lo scrittore inglese D.H. Lawrence visitò quel luogo nel 1921, menzionandolo nel suo libro Mare e Sardegna. Ma con l’avvento del boom economico e con l’espansione urbanistica che caratterizzò la Cagliari degli anni Cinquanta, la struttura venne considerata superata, inadeguata alle esigenze della nuova città moderna.
Le critiche non mancavano, ma erano più costruttive che distruttive: i cittadini desideravano valorizzare e riqualificare il mercato, non abbatterlo. Infatti, numerose lettere e petizioni giunsero alla redazione de L’Unione Sarda, che coinvolse i lettori immaginando nuovi usi possibili per quel monumento storico. Tuttavia, le decisioni erano già state prese. Il Comune di Cagliari, sordo agli appelli della cittadinanza, preferì cedere l’area ad alcune importanti banche, che la trasformarono in ciò che ancora oggi possiamo osservare: palazzi austeri e anonimi, che sostituirono uno dei cuori pulsanti della vita cittadina. Le ragioni addotte furono legate a problemi igienico-sanitari e a una visione logistica della città futura, ma non è un segreto che la componente economica ebbe un peso determinante. In breve tempo, le due strutture vennero vendute e smantellate, lasciando dietro di sé poco più che frammenti. Eppure, alcune tracce sopravvivono ancora: uno dei tre avancorpi dell’edificio principale è visibile, così come alcuni resti delle colonne porticate del Partenone, oggi collocate nella piazza della chiesa della Vergine della Salute al Poetto. Altri rocchi si trovano ai piedi di Monte Urpinu, quasi nascosti, come fossero reliquie di un passato dimenticato. Una parte, infine, è inglobata nella facciata della Retoria di Sant’Agostino e negli edifici retrostanti, tra via Baylle e via del Mercato Vecchio. Eppure, nonostante siano passati decenni dalla demolizione, nel cuore dei cagliaritani resta viva la memoria di quel mercato elegante e affollato, dove ogni mattina si respirava l’anima autentica della città. Un’anima che oggi sopravvive solo nel ricordo, in poche pietre salvate dal tempo e nell’affetto di chi non ha dimenticato.
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