Sarà l’assessora comunale alle Politiche sociali, Viviana Lantini, l’Altera nos alla prossima festa di Sant’Efisio in programma il primo maggio a Cagliari.

La nomina, come da tradizione, è arrivata dal sindaco del capoluogo Paolo Truzzu. Medico e direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Sirai di Carbonia, la rappresentante dell’Esecutivo cittadino titolare delle Politiche sociali, è figura simbolica anche della lotta contro il Covid-19.

È la seconda volta nella storia delle celebrazioni che questo importante ruolo di rappresentanza del Comune viene affidato a una donna. La prima fu Raffaella Lostia, dirigente del Comune, scelta dall’allora sindaco Massimo Zedda.

Quando entrò in servizio la prima vigilessa a Cagliari?

Cagliari e le sue pioniere in divisa, storia delle prime vigilesse della città Quando entrò in servizio la prima vigilessa a Cagliari?

Adesso alle donne in divisa non facciamo più caso, negli ’70 invece rappresentavano una rarità e suscitavano curiosità in una città abituata a vedere per strada soltanto agenti uomini. In questo scatto sono immortalate le prime vigilesse che hanno multato i cagliaritani, un’immagine che racconta un cambiamento sociale silenzioso ma decisivo. La prima vigilessa prese servizio il 31 ottobre del 1978, era la signora Maria Chiara Balistreri, un mese dopo prese servizio la signora Marisa Dragotta, due giovani che entrarono nella storia cittadina per la loro presenza in un corpo fino ad allora totalmente maschile e che, oltre al peso della divisa, portarono sulle spalle anche quello di un pregiudizio ancora diffuso in quegli anni. In questo splendido scatto pubblicato da Oscar Palmas, che cura una interessante pagina Facebook chiamata Sa Guardia, ci sono le due vigilesse, nel largo Carlo Felice, insieme a un collega, ritratte con la compostezza di chi sta aprendo una strada nuova mentre intorno una città osserva e si abitua lentamente a un volto diverso dell’autorità.

All’epoca moltissime bambine nate nei primi anni ’70 guardando quelle signore così eleganti e autorevoli nella loro divisa scura sognavano un giorno che sarebbero diventate come loro, perché quelle figure avevano la forza di trasformarsi in simboli, mostrando che anche un mestiere visto come esclusivamente maschile poteva essere svolto con la stessa competenza da una donna. Certo da allora le donne hanno fatto tanta strada, ma nonostante questo ancora faticano a raggiungere la parità nel mondo del lavoro, un percorso che resta aperto e che rende ancora più preziosa la memoria di chi, come Balistreri e Dragotta, contribuì con il proprio esempio a cambiare mentalità e a tracciare una linea che molte altre avrebbero seguito negli anni successivi.