Lo chef Dario Torabi, la cucina della multiculturalità a Cagliari: “La città che amo, unita in tavola al resto del mondo”
Papà iraniano, mamma piemontese, nonna veneziana. Se poi ci si aggiunge anche i parenti in Germania, ecco pronto un crogiolo di culture di ogni dove. Anche se Dario si sente "kasteddaio" e basta. Ma con una grande passione per la cucina, ereditata dal papà, e una costante voglia di viaggiare e assaggiare.
Nella via Francesco Coco a Cagliari, un piccolo “laboratorio” della cucina, dove la tradizione culinaria trova una nuova veste di interpretazione. Dietro, tutta la passione del giovane chef cagliaritano Dario Torabi, classe 1988, che in Sardegna porta tutta la sua esperienza multiculturale, mettendo nei suoi piatti qualcosa di nuovo.
Papà iraniano, mamma piemontese, nonna veneziana. Se poi ci si aggiunge anche i parenti in Germania, ecco pronto un crogiolo di culture di ogni dove. Anche se Dario si sente “kasteddaio” e basta. Ma con una grande passione per la cucina, ereditata dal papà, e una costante voglia di viaggiare e assaggiare. “Io sono figlio di cuoco e quella che prima era una passione ora è un lavoro di creatività. Con mio padre purtroppo non ho mai lavorato, dato che è venuto a mancare presto”.
Un pezzetto di Persia, un pizzico di Piemonte, condito di esperienze culinarie maturate ovunque all’estero. Il piatto della multiculturalità è bello e servito nel cuore di Cagliari, all’Old Friend. “Il nostro è prodotto della tradizione. Ma lo interpretiamo in maniera vasta, dandogli una veste nuova”. Uno chef giovane, figlio dei suoi tempi, dove un aereo può costare poco e il capo del mondo si può raggiungerlo anche dalla Sardegna. “Bisogna essere realisti e stare al passo coi tempi. Cucinare? Per me è lavorare facendo ciò che più mi piace ed esprimendo la mia creatività”. Tra i tavoli e in sala il clima è quello della convivialità. “Il mio obiettivo è quello di offrire una cucina divertente, dove gli chef raccontano i piatti alla gente”.
Passione, esperienza e creatività insieme, dunque. Il risultato è la tradizione “rivestita” e gustosa. “Noi offriamo menù alla carta e degustazione. Tra le nostre proposte, ad esempio, le animelle con aglio nero, processato e molto leggero, con crema di parmigiano, spinacio fritto e gel di aceto”.
Tanto genio, sì. Ma l’obiettivo è quello classico. “Fare bene e proporre una cucina figa, sempre a Cagliari e in Sardegna. Anche se prima o poi mi piacerebbe aprire un locale a Berlino”.
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