Leggende cagliaritane. Perda Liàda, quel sasso contro i saraceni e il mito di un lamento d’amore
Al largo della cagliaritana Torre del Prezzemolo si erge l'isolotto de Sa Perda Liàda. Un gigantesco scoglio, nelle acque di Sant'Elia, che nasconde un affascinante leggenda e una storia di un amore barbaramente ucciso.
Della cosiddetta “spiaggiola” di Sant’Elia, accanto al noto ristorante “Lo Scoglio” e ancora frequentata nelle domeniche estive da molti abitanti del rione, si è parlato abbastanza. Quell’arenile di sabbia e ciottoli, accessibile da una scalinata un po’ nascosta fra le erbacce, raggiungibile dalla strada serrata ai piedi della Torre del Prezzemolo.
Ed è proprio al largo di questa che si erge l’isolotto de Sa Perda Liàda, anche detto Scoglio di Sant’Elia. Forma sub-rotonda, rada vegetazione sulla sua superficie, questa grande “pietra” è teatro di un’affascinante leggenda cagliaritana.
Si racconta infatti che ai tempi delle invasioni saracene un frate, che abitava nel cenobio edificato nella parte alta del promontorio, avvistando l’imbarcazione nemica le lanciò contro una perla proveniente dalla mitra di San Giovenale. Ecco allora che, nel rotolare per il pendio, la perla a poco a poco diventò sempre più grossa e, piombando sull’imbarcazione, la distrusse. È la leggenda della Perda Liàda, ovvero la pietra lanciata.
Come riportato da Gian Paolo Caredda, però, pare che il nome dell’isolotto sia anche quello di Galata, nascondendo così un’altra leggenda. I pescatori del passato infatti sostenevano che, durante la notte, in quel tratto di mare si sentiva un canto melodioso. Questo era il lamento della mitica Galatea, una delle Nereidi che abitavano il Mediterraneo, di cui si invaghì il terribile figlio di Poseidone, Polifemo. A quest’ultimo, tuttavia, la fanciulla preferì il giovane Aci. Il ciclope allora, preso da accesa ira, lo schiacciò con un masso.
Riferimenti Bibliografici: Gianpaolo Caredda, Le tradizioni popolari della Sardegna, Editrice Archivio Fotografico, Nuoro.
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Cagliari piange Matteo Demuro, il 34enne morto nell’incidente sull’Orientale Sarda
Oggi, la comunità cagliaritana si stringe attorno alla famiglia del 34enne, ricordando un ragazzo che ha perso la vita inseguendo una delle sue più grandi passioni
Un’altra tragica pagina si è scritta sulle curve della vecchia Orientale Sarda, nel territorio di Sinnai, nella zona di Campu Omu. Matteo Demuro, 34 anni, appassionato motociclista cagliaritano, ha perso la vita in un drammatico incidente stradale. La sua moto si è scontrata frontalmente con un’auto che viaggiava in direzione opposta, per poi terminare la sua corsa in una scarpata.
Nonostante l’immediato intervento della polizia stradale, dei vigili del fuoco e di un’ambulanza del 118, per Matteo non c’è stato nulla da fare. I soccorritori, giunti tempestivamente sul posto, hanno potuto solo constatarne il decesso, lasciando un vuoto incolmabile tra chi lo conosceva e amava. Nell’incidente si registra anche un ferito, le cui condizioni non sono state rese note.
La vecchia Orientale Sarda, e in particolare il tratto di Campu Omu, è un percorso molto frequentato nei fine settimana dagli appassionati delle due ruote, attratti dalle sue curve e dai paesaggi mozzafiato. Tuttavia, proprio su quella strada, si sono consumate molte tragedie, rendendola tristemente nota per la sua pericolosità.
Matteo Demuro era un giovane con una grande passione per la moto, simbolo di libertà e avventura. Oggi, la comunità cagliaritana si stringe attorno alla famiglia del 34enne, ricordando un ragazzo che ha perso la vita inseguendo una delle sue più grandi passioni. Una passione che, purtroppo, si è trasformata in una tragedia su una strada che continua a mietere vittime.
Questo incidente, l’ennesimo in quel tratto, riaccende i riflettori sulla sicurezza della Orientale Sarda e sulle precauzioni necessarie per chi la percorre, specialmente nei giorni di maggiore afflusso. Ma oggi, più di ogni altra cosa, è il momento del dolore e del ricordo di Matteo, un giovane la cui vita si è spezzata troppo presto.
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