Fiori bianchi e tanto sole per quella che che è una delle giornate più importanti della sua vita. Il presidente della Regione Christian Solinas oggi è convolato a nozze con la sua Magda de Miranda, avvocata cagliaritana, alla Basilica di Bonaria.

Tutto come da tradizione, verrebbe da dire. Gli ospiti, tra amici, parenti e membri della politica, erano già presenti ben prima delle 11. Poi, l’arrivo dei due sposi. Prima lui, tite e bastone, arrivato a bordo di una Brentail d’epoca, affittata da Roma, e accompagnato in chiesa da mamma Marinella; poi, lei, di bianco vestita, di certo emozionata, entrata per ultima, dopo un po’ di attesa, accompagnata da uno zio.

Diversi i presenti, tra semplici amici e personaggi della politica, tra i quali gli assessori Gianni Chessa e Mario Nieddu. Tra  gli “assenti illustri” il segretario della Lega Matteo Salvini, e il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.

Funzione celebrata dall’arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi, di fronte a circa 250 invitati, muniti di mascherina e precedentemente sottoposti a tampone. “Avremmo voluto essere di più, ma date le circostanze non è stato possibile”, il commento del novello sposo.

Il “Deus ti salvet, Maria”, cantato da Maria Giovanna Cherchi, risuona solenne dall’ala centrale della Basilica di Bonaria. Poi il fatidico “sì” e una pioggia di grano e riso inonda il governatore sardo e la sua sposa, salutati dagli invitati in festa. Il piatto rotto da mamma Marinella è l’emblema della felicità.

A seguire, poi, un rinfresco al convento di San Giuseppe. “Dopo subito al lavoro, il commento di Solinas, fresco di nozze”.

Marcia nuziale, il coro, costumi sardi e is launeddas per quella che il presidente della Regione ricorderà come una giornata speciale, lontana, almeno per qualche ora, dalle scene della politica.

LE FOTO PIU’ BELLE DI QUESTO MOMENTO:

Martina Murenu, influencer sarda seguita da oltre 100.000 persone su Instagram, ha pubblicato ieri un messaggio durissimo in cui torna a parlare della violenza sessuale subita un anno fa negli Stati Uniti. Con parole cariche di frustrazione e dolore, denuncia l’assenza di risposte concrete da parte delle autorità americane, nonostante – afferma – esistano prove evidenti.

“Sono incazzata, ma tanto. In primis per le risposte che mi diedero, per il fatto che hanno tutte le prove e nonostante questo il silenzio totale. Evidente ha pagato talmente tanto che gliel’hanno lasciata passare liscia.”

Dal novembre scorso, racconta Martina, nessun aggiornamento è arrivato da parte del detective incaricato. Dopo mesi di attesa e silenzio, ha deciso di scrivere direttamente al team forense, manifestando la propria esasperazione per l’inerzia e l’indifferenza che ha riscontrato.

“Non ho ricevuto una risposta da nessuno, trovo davvero ridicolo e triste che noi donne non siamo mai ascoltate e messe in discussione e che il carnefice sia l’unico protetto e a godersi la sua vita, con la possibilità che ci siano altre vittime ipotetiche. La mia vita è cambiata per sempre e tutto tace. Forse più per incompetenza e indifferenza.”

Ma è una frase, soprattutto, a colpire e a scuotere l’opinione pubblica: “Forse sarei dovuta morire per essere ascoltata.”

Un’affermazione cruda, che riflette il senso di abbandono e impotenza che molte vittime di violenza conoscono fin troppo bene. Martina non tace, e non ci sta a lasciare che la vicenda venga dimenticata o archiviata nel silenzio.

Il suo sfogo ha raccolto numerosi messaggi di solidarietà da parte dei follower, ma solleva anche interrogativi profondi sul funzionamento della giustizia, specialmente in casi in cui la vittima è una donna e il colpevole sembra avere coperture o risorse per sottrarsi alle responsabilità. “Che schifo!”, conclude Martina nel post. E con quelle due parole sintetizza una rabbia che non è solo sua, ma condivisa da tante altre persone che, come lei, cercano verità, giustizia e ascolto.

Martina Murenu PH Profilo IG Martinakis

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