Un Comune al giorno, paesi di Sardegna: Seulo.
Immerso nel cuore più autentico della Sardegna centro-meridionale, Seulo è il borgo che dà il nome alla Barbagia di Seulo, un territorio selvaggio e incontaminato che prende forma tra le vette più antiche dell’Isola. Qui la natura si esprime in tutta la sua potenza primordiale, ed è proprio questo patrimonio naturalistico inestimabile a costituire la vera ricchezza del paese: un luogo dove il tempo sembra rallentare e la vita si allunga, tanto da essere stato riconosciuto come una delle rare blue zone del mondo, quelle cinque aree geografiche in cui l’aspettativa di vita supera di gran lunga la media globale.
Tra il 1996 e il 2016, Seulo ha registrato ben venti centenari, un numero sorprendente per una comunità che oggi conta circa 800 abitanti, un dato che racconta più di qualsiasi statistica l’equilibrio profondo tra uomo e ambiente.

Su stampu de su Turrunu
Adagiato alle pendici del maestoso monte Perdedu, che con i suoi 1400 metri di altezza domina l’orizzonte, Seulo si trova a cavallo tra il Sud Sardegna e il Nuorese, separato dal massiccio del Gennargentu dal corso del Flumendosa, uno dei fiumi principali dell’isola. Seguendo il suo cammino si svelano scenari mozzafiato: gole profonde, vallate ombrose ricoperte di lecci, macchia mediterranea profumata, rupi calcaree che si aprono all’improvviso su sorgenti limpide, laghetti segreti e rapide vorticose. In millenni di corsa, il Flumendosa ha scolpito il paesaggio creando meraviglie sotterranee come le grotte carsiche della foresta di Addolì, un tempo rifugio dell’uomo preistorico. Tra queste spiccano sa Ruta ‘e i Bitulleris e sa Omu ‘e Janas, dove l’incanto di stalattiti e stalagmiti compone un salone naturale di straordinaria bellezza.
Il monumento simbolo del territorio è senza dubbio su Stampu ‘e Su Turrunu, al confine con Sadali: un angolo incantato in cui natura e acqua si fondono in un unico spettacolo, un paesaggio raro costituito da un inghiottitoio, una grotta e una risorgiva che dà origine a una cascata che si tuffa in un laghetto cristallino. Non meno suggestive sono le cascate del Flumendosa, come Piscina ‘e Licona e sa Stiddiosa, quest’ultima affascinante in ogni stagione: in inverno si trasforma in una fitta trama di gocce che cadono incessanti come un velo liquido, mentre in estate il suo flusso si fa più pacato ma altrettanto magnetico, tra rocce di calcare e scisti levigati.
Il vento e l’acqua, artisti silenziosi del paesaggio, hanno scolpito anche s’Arcu ‘e su Cuaddu, un dolmen naturale dalla forma sorprendente, sotto cui si trova una domu de Janas, antica tomba rupestre scavata nella roccia. A tutela di queste meraviglie, nel 2002 è nato l’ecomuseo dell’alto Flumendosa, un presidio culturale e ambientale che valorizza e promuove questo tesoro naturale. Gli itinerari escursionistici sono molti e pensati per ogni tipo di visitatore, ma il più famoso è Andalas, il 13 agosto, un evento che porta gli appassionati alla scoperta delle anse, dei canyon e delle pieghe più intime del fiume.
Il paese si sviluppa intorno alla parrocchiale della Beata Vergine, risalente al Cinquecento, mentre nella parte alta sorge la più antica chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che vengono festeggiati con solennità alla fine di giugno. Seulo è anche conosciuto come su logu de s’orrosa ‘e padenti, cioè “il luogo della rosa di bosco”, la splendida peonia del Gennargentu che con l’arrivo della primavera dipinge di rosso e giallo le pendici del Perdedu. Questo spettacolo naturale viene celebrato in aprile con visite guidate e una manifestazione dedicata. A luglio, invece, protagonista è il gusto con la sagra de su casu in filixi, un formaggio unico nel suo genere, avvolto in felci, che incarna la tradizione casearia locale. La cucina seulese è profondamente legata alle radici pastorali e si basa su ricette tramandate di generazione in generazione, contribuendo anch’essa alla longevità della popolazione. Rinomati anche i pani e i dolci tipici, che raccontano con i loro sapori storie di fatica, festa e condivisione.

Sa Stiddiosa
L’artigianato tradizionale è un altro fiore all’occhiello: Seulo mantiene viva la tessitura di tappeti e la lavorazione dei coltelli, espressioni di un sapere antico e paziente. Le celebrazioni seguono il ritmo dell’anno, a partire da metà gennaio con i fuochi di Sant’Antonio Abate, che riscaldano le notti invernali tra vino e dolci offerti alla comunità. A fine settembre si rende omaggio ai santi Cosma e Damiano nella chiesa campestre che porta il loro nome, mentre a giugno si tiene una sagra davvero peculiare: sa tundimenta seulese, la tosatura pubblica delle pecore, che unisce rito, lavoro e festa in una giornata ricca di significati.
Tra le pieghe di questo paesaggio aspro e affascinante si celano anche importanti testimonianze archeologiche: muraglie ciclopiche, torri megalitiche, domus de Janas, una tomba di Giganti e numerosi nuraghi, tra cui su Nuraxeddu e su Nuraxi ‘e Pauli, che vigilano sul paese come sentinelle di pietra. Sul vicino altopiano sorge il villaggio nuragico di Ticci, la principale eredità della civiltà che abitava questi monti. Qui è evidente un elemento raro e affascinante: le cappelle cultuali, legate al culto delle acque e dei morti, e le superfici rocciose incise da coppelle, piccole cavità scavate nella pietra in epoca prenuragica, che fanno di Seulo una delle aree più intensamente segnate da questo enigmatico fenomeno.

I monti di Seulo
In questo angolo della Sardegna, dove il verde delle foreste si specchia nell’acqua limpida dei torrenti e dove le tradizioni vivono ancora nei gesti quotidiani, Seulo racconta con discrezione e fierezza la sua storia millenaria: un invito a rallentare, osservare, respirare e lasciarsi sorprendere. Hai mai camminato dove il tempo non ha fretta?
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