Un detenuto minorenne arrestato dai Carabinieri, un episodio apparentemente ordinario se non fosse che alla vista dei militari dell’Arma ha ingerito una grande quantità di metadone, probabilmente per evitare il carcere. È stato pertanto trasportato in ospedale ma ha rifiutato il ricovero ed è stato quindi condotto in Istituto.
Dopo alcune ore sembrava apparentemente in buone condizioni ma a seguito dei frequenti controlli, dovuti alla smisurata assunzione della sostanza e alla consapevolezza che poteva presentare reazioni pericolose, gli agenti si sono insospettiti dall’irregolarità del respiro durante il sonno. Hanno di conseguenza cercato di svegliare il detenuto e constatato che non reagiva alle sollecitazioni, hanno quindi immediatamente avvisato gli operatori sanitari che di fatto lo hanno rianimato salvandogli la vita.
A renderlo noto il segretario generale della UIL Pa Polizia Penitenziaria Michele Cireddu che dichiara: «sono stati attimi di tensione, un detenuto arrestato da poche ore ha fatto insospettire gli Agenti nel turno che ne hanno monitorato costantemente lo stato di salute e hanno capito che l’effetto del metadone, assunto in grandi quantità, poteva determinare col passare del tempo effetti letali. È stato proprio il tempismo degli Agenti che hanno dato l’allarme e l’intervento immediato del personale sanitario ad aver salvato la vita del detenuto. È importante evidenziare che il Comandante si è precipitato in Istituto per coordinare le operazioni, segno di grande attenzione nei confronti degli Uomini che gestisce e delle dinamiche dell’Istituto. Tergiversare di un solo minuto sarebbe costata inevitabilmente la vita del detenuto e questi episodi dimostrano l’importanza dell’interazione tra gli operatori di un Istituto e mettono in luce lo spirito di Corpo e la grande professionalità, in primis, della Polizia Penitenziaria».
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