Momenti di tensione ieri sera in Piazza Rinascita a Tortolì, quando una coppia di turisti si è avventata contro una nonna e il suo nipotino per futili motivi.

La mamma del bambino, Giorgia Piras, che oggi sporgerà denuncia ai carabinieri, ha affidato ai social il suo sfogo.

Si legge nel gruppo FB “Sei di Tortolì-Arbatax se”:

«Ieri sera intorno alle 23 mia madre e mia nonna stavano sedute in Piazza Rinascita, cercavano di addormentare mio figlio di 11 mesi mentre io aiutavo il mio fidanzato nell’attività che ha proprio lì davanti. Sono arrivati due turisti stranieri, madre e figlio con skateboard.  Il ragazzino ha iniziato a utilizzare come “rampa” il palco che sta lì vicino, saltando come un pazzo sulla testa di mia madre e mia nonna che gentilmente hanno chiesto alla madre di far spostare il figlio. La risposta della signora è stata “Andatevene via voi, mio figlio deve giocare, portate via il bambino”. Mia madre, scioccata, gli ha detto che non era un comportamento corretto. Lei intanto istigava il figlio a continuare a saltare proprio lì, finchè il ragazzino è arrivato al punto di finire sul passeggino di mio figlio con lo skate. Ovviamente la loro reazione è stata di gridare contro la madre che a sua volta ha iniziato a minacciarci con quel poco di italiano che conosceva, dicendo: “bambino deve morire, bambino in strada deve morire, morire!» racconta.

«Io e il mio fidanzato veniamo chiamati e ci troviamo davanti una scena terribile: il ragazzo impugna lo skate e lo lancia verso il passeggino, mia madre si mette in mezzo come scudo e prende una botta sul viso! Ma non finisce così, il ragazzo sferra un’altra botta a mia madre, questa volta sul fianco. I furbetti poi hanno pensato di scappare. Quando è arrivata la pattuglia dei carabinieri da me chiamata ormai non c’erano più! Incredibile quello che poteva accadere a mio figlio se mia madre non fosse stata pronta a fare da scudo! Vi chiedo gentilmente se qualcuno ha visto qualcosa o conosce queste persone di scrivermi in privato, non possono passarla liscia» conclude Giorgia Piras, 22 anni, su FB.

Sara Montalbano, nata a Cagliari nel 1993, è una fotografa che ha saputo trasformare il ritratto in una forma di narrazione emotiva, capace di raccontare l’interiorità delle persone oltre l’apparenza. La sua carriera inizia nella ritrattistica e nella fotografia di moda: nel 2012 trascorre un anno a Oxford in uno studio fotografico, prima di partire per Jakarta, in Indonesia, dove lavora per due mesi con una casa di moda che collabora con le principali riviste del gruppo Femina e partecipa alla settimana della moda di Jakarta come fotografa ufficiale.

«Definirei il mio stile autentico, senza tempo e profondamente nostalgico», racconta Sara. «È una fotografia che nasce dal desiderio di andare oltre la superficie, di cercare la poesia nascosta in uno sguardo, in una postura, in un silenzio». Con il tempo, la fotografa si è resa conto che ogni immagine rappresenta una mappa visiva personale del paesaggio dell’anima umana, un viaggio che va oltre la mera estetica.

Sara Montalbano

Nel 2018 si trasferisce a Londra, dove sviluppa il proprio linguaggio fotografico ascoltando la creatività e le emozioni. L’esperienza più intensa arriva nel 2019, quando trascorre sei mesi a Londra dedicandosi al ritratto emotivo: fotografava quindici persone a settimana, con uno sfondo nero, uno sgabello e un flash. Questo periodo le insegna che la fotografia più potente nasce dalla semplicità e dalla capacità di accogliere l’emozione senza costruirla. Nello stesso anno, vive tre mesi in Asia (India, Vietnam, Thailandia e Birmania) per progetti personali di ritrattistica e fotografia di viaggio, consolidando la sua capacità di osservare le persone e i luoghi con profondità emotiva.

Il suo lavoro si concentra su storie intime e reali: ogni ritratto diventa un esperimento emotivo, un’occasione per far emergere la personalità e la bellezza autentica del soggetto. Le sue ispirazioni arrivano da epoche lontane: fotografia di moda degli anni ’30, musica parigina, jazz e musica brasiliana, mondi che portano con sé eleganza malinconica e lentezza, oggi quasi perdute.

Sara cerca una realtà emotiva, non oggettiva. «Non mi interessa documentare ciò che è visibile a tutti, ma ciò che emerge solo se ci si prende il tempo di ascoltare. Ogni fotografia è filtrata dal mio sguardo, dalla mia storia e dalla relazione che si crea con la persona davanti all’obiettivo». La connessione con i soggetti nasce prima dello scatto: parlano, condividono silenzi e, quando la persona smette di preoccuparsi di come appare, il ritratto prende vita. Da questa esperienza nasce The Portrait Session, il suo servizio di punta, raccontato anche su Instagram con @theportraitsession, dedicato a chi desidera ritratti autentici e personali.

La firma visiva di Sara si manifesta in luce diretta ma morbida, ombre profonde, fondali scuri e colori contenuti, spesso attraversati da una malinconia silenziosa che diventa segno di verità emotiva. «La tecnica è uno strumento», spiega. «Le mie immagini sono il risultato di tutto ciò che ho vissuto: cambiamenti, distanza, incontri e memoria familiare».

Oggi Sara è tornata a Cagliari, pronta a mettere la propria esperienza al servizio delle piccole e medie imprese, aiutandole a espandersi online anche a livello internazionale attraverso la fotografia. Per lei, la fotografia rimane memoria e immaginazione, un incontro umano prima ancora che un’immagine. «Voglio lasciare che siano le persone che fotografo a guidarmi, aprendo uno spazio in cui possano emergere i loro lati più intimi», conclude.

Xiaoni @titaniummanagement

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