Giovani che non hanno voglia di lavorare. Troppo spesso capita di sentire storie complici di questa abusata narrazione, calcata da titoli strappaclick facili da scrivere ma difficili da dimostrare. Non appena infatti ci si immerge nella realtà lavorativa dei giovani, e dei giovani sardi in particolare, ci si rende conto che sono molte di più le maniche rimboccate dei sederi adagiati sul divano.
Vistanet ha deciso di raccontare queste storie. Storie normali, non eccezionali, ma che mostrano l’impegno e la voglia di fare delle nuove generazioni, molta di più di quella che si vorrebbe far credere.
Angelo, 26 anni, rider di Deliveroo

Suona il citofono, il ragazzo delle consegne ci attende davanti al portone di ingresso. Apriamo, prendiamo la pizza fumante o il succulento piatto di sushi e richiudiamo la porta. Il denaro contante non serve, abbiamo pagato tutto tramite app, non ci resta che gustare la cena al calduccio di casa. Così avvengono oggi, anche a Cagliari, tantissime consegne di cibo a domicilio. Una delle piattaforme più forti del momento è Deliveroo, una app che fa da intermediario tra i ristoranti e i clienti che utilizzano il servizio della consegna a domicilio. In mezzo, tra la domanda e l’offerta, ci sono loro: i rider.

Uno di questi è Angelo Masci, studente di 26 anni cagliaritano, che ci racconta un po’ come funziona. Angelo è uno studente dello Ied, il suo sogno è quello, un giorno, di fare il grafico in un’agenzia di comunicazione. Nel frattempo, per pagarsi gli studi e non gravare troppo sulla famiglia preferisce lavorare come rider piuttosto che “accontentarsi” della paghetta. Come ha già fatto in passato lavorando come postino o come bagnino per cinque stagioni consecutive tra le spiagge di Cagliari e Pula.
Il lavoro del rider abbraccia in toto la filosofia della “new economy”. Si inizia a lavorare dopo aver inviato la propria candidatura come rider e aver sottoscritto con l’azienda il contratto di collaborazione. A quel punto arriva un kit brandizzato fornito da Deliveroo e si parte. I requsiti? Avere diritto a lavorare in Italia, possedere un mezzo con cui effettuare le consegne e avere uno smartphone con sistema Android o Ios.
Prima di tutto un rider deve scegliere il mezzo con cui effettuare le consegne. Angelo ha scelto lo scooter. «In bici sei pagato un euro in più per ogni ordine, ma è ovviamente più faticoso, mentre usando l’auto la retribuzione scende visto che le consegne a quattro ruote sono meno rapide – spiega il rider cagliaritano -. Diciamo che l’azienda tende a disincentivare questo mezzo proprio perché più lento nel traffico e meno efficiente».

Una volta iscritti bisogna sgomitare in mezzo alla sempre più fitta concorrenza. «Più lavori e più ti rendi disponibile, più acquisisci punti – spiega Angelo -. Il sistema ti dice in anticipo quali orari ci sono disponibili per te nella settimana successiva. A quel punto tu ti prenoti assicurando disponibilità in quelle ore. Chi c’è da molto tempo e fa questo lavoro come attività principale riuscirà a lavorare più spesso e in orari della settimana in cui la necessità di rider è minore come per esempio il lunedì o il martedì. Per chi come me ha iniziato da poco è più facile che ci sia disponibilità di lavoro il venerdì o il sabato sera. Anche così si guadagnano punti».
I punti si possono anche perdere, soprattutto se si è costretti, magari per motivi di salute, a dover interrompere l’attività per una o due settimane. Infortuni, malattie, lutti o altre circostanze indesiderate non aiutano chi vuole “scalare la vetta” dei rider della propria zona. Aspetti questi che in passato sono stati oggetto di molte critiche da parte di sindacati e di alcuni gruppi di rider organizzati e che hanno portato gli ultimi due governi a studiare delle norme che regolamentino in maniera più astringente questo genere di lavori.
La paga è variabile spiega Angelo: «Dipende dal numero di consegne che riesci a fare in un’ora. Generalmente sono pagate intorno tra i 4 e i 6 euro ciascuna, ma è garantito un minimo orario di 7,50 euro lordi. Se sei disponibile in quell’ora e non vieni chiamato per nessuna consegna il sistema ti riconosce comunque il minimo garantito». Poi ci sono le mance che sono sganciate dalla remunerazione di Deliveroo. Il cliente finale può decidere in fase di acquisto di destinare una cifra direttamente al ragazzo delle consegne.
La maggior parte dei clienti cagliaritani sono, secondo Angelo, gentili e comprensivi, poi purtroppo ci sono anche le eccezioni. «Da poco mi è capitata una cosa piacevole – racconta -. Un ragazzino, avrà avuto 13-14 anni ha ordinato un cheeseburger a domicilio. Un ordine da 4 euro a cui però ha aggiunto una mancia di ben 3 euro. In questo piccolo gesto ho riconosciuto la volontà di riconoscere la giusta paga al mio lavoro, nonostante gli stessi portando a casa solo un panino e nulla più».

Un lavoro duro e non adatto a chi il sabato sera preferisce andare a mangiare la pizza con gli amici, ma Angelo si ritiene soddisfatto perché gli consente di guadagnare un po’ di soldi nei ritagli di tempo concessi dallo studio. «Il lavoro in sé non è male – racconta il rider cagliaritano – lo consiglierei un po’ a tutti anche a chi per esempio in questo momento non sta facendo niente. Lo dico un po’ a mio svantaggio perché più rider ci sono e più è difficile trovare orari disponibili, ma non temo la competizione. Non è l’ideale come primo lavoro, meglio svolgerlo con un po’ di esperienza».
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