Covid-19: il dormitorio di Oristano chiude i battenti
L’ufficio d’Igiene della ASSL 5 stabilisce la chiusura dei locali che ospitano il dormitorio comunale perché non idonei a garantire l’applicazione delle regole igienico-sanitarie in materia anti-Covid
La vicenda aveva preso inizio nella prima settimana di marzo, quando i volontari dell’associazione Domus Oristano, che gestiscono il dormitorio in convenzione con il PLUS, segnalavano la situazione di oggettivo pericolo di contagio a cui erano esposti gli ospiti del dormitorio, costretti a trascorrere il giorno all’aperto, in condizioni igienico-sanitarie precarie, e la notte in spazi troppo ristretti per attuare le misure di distanziamento che si andavano profilando. Un confronto con il sindaco e i Servizi sociali aveva quindi portato alla soluzione non più rimandabile di collocare in hotel gli ospiti allora presenti in dormitorio. La situazione si è protratta fino a quando, il 18 maggio, è stata stabilita la fine ufficiale del lockdown, pur nel permanere dell’emergenza sanitaria.
Alla richiesta della ripresa del servizio, i volontari del dormitorio hanno chiesto alla ASSL un controllo degli spazi e un preciso protocollo a cui attenersi, per garantire sicurezza a se stessi e agli ospiti, ed evitare ulteriori occasioni di diffusione del virus. La risposta dell’Ufficio di Igiene ha sciolto ogni dubbio: per la disposizione degli spazi, evidentemente inadeguati in tempi di Covid, il dormitorio non può riaprire nei locali fino ad ora utilizzati. Ai sensi del regolamento del dormitorio, il PLUS ha comunicato agli ospiti presenti in hotel il non reinserimento, giustificando la decisione con lunga permanenza in struttura, ma dichiarando di impegnarsi a sostenerli nella ricerca di una soluzione abitativa alternativa, almeno per il mese di giugno.
Al momento questo sembra essere il capolinea di una vicenda che per quasi sei anni ha visto decine di volontari impegnati nell’accoglienza di ormai un centinaio di persone senzatetto, provate dalle più svariate vicende della vita e spesso alla ricerca di una dignità e di una voglia di ricominciare che sembrava perduta. Volontari che non si vogliono arrendere e che da un pezzo sono alla ricerca di locali che garantiscano un servizio migliore in favore dei tanti che ogni notte occupano panchine, parcheggi, rifugi di ogni genere.
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Il sindaco Sala chiede scusa alla Sardegna: «Ho sbagliato»
Dopo l'infelice frase rivolta a Solinas, Sala fa mea culpa e 'posta' la foto della sua barca in Sardegna su Instagram
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala fa marcia indietro e, dopo l’infelice frase rivolta al presidente della Regione Sardegna Solinas chiede scusa alla nostra Isola. E lo fa attraverso i suoi canali social, postando una foto della sua barca ormeggiata a la Maddalena.
“Quando oltre al lavoro nella mia vita esisteva anche il tempo libero, il mio massimo piacere era starmene sulla mia barca a vela. Poi l’ho venduta, ma negli ultimi anni l’ho sempre lasciata in Sardegna, prima alla Maddalena (come nella foto) e poi a Cagliari. Non posso certamente provare sentimenti negativi verso la Sardegna.
Il mio “me ne ricorderò”, comunque sbagliato nella forma, era rivolto alla politica sarda. So di essere spesso ruvido. Ma forse stavo anticipando un tema sentito dai cittadini. E lo dico alla vigilia della Festa della Repubblica. Certo, il punto centrale non è dove si fanno le vacanze. Ma, molto semplicemente, penso che il sentirsi una sola comunità debba trovare conferma nei momenti positivi e in quelli difficili. E penso anche che la generosità e il senso di accoglienza di Milano non ci abbiano mai portato a fare alcun distinguo. Tutto qui”.
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