Il premio è stato istituito nel 2013 dalla Società degli Archeologi Medievisti Italiani (SAMI) in memoria dell’illustre archeologo Riccardo Francovich. Ogni anno viene assegnato al museo o al parco archeologico italiano che rappresenta la migliore sintesi fra rigore dei contenuti scientifici ed efficacia nella comunicazione verso il pubblico dei non specialisti.

Quest’anno a ricevere il prestigioso riconoscimento è il Complesso Archeologico di Sant’Eulalia. Il premio sarà consegnato Sabato 22 febbraio a Firenze, in occasione del TourismA, Il Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale,
Il riconoscimento è frutto di un lavoro condiviso tra la Soprintendenza, l’Università e la Chiesa Parrocchiale, che fin dal 1990 ha prodotto occasioni di ricerca, formazione, valorizzazione e comunicazione.

«Questo riconoscimento – si legge sul sito della Soprintendenza di Cagliari – ci incoraggia a proseguire, con convinzione, nell’impegno comune a rendere possibile il viaggio che si snoda, per 900 mq e per oltre due millenni, nella storia di Cagliari, lungo le strade della città romana, tra il maestoso colonnato e le case che ne testimoniano il farsi e trasformarsi nel tempo, fino alla chiesa intitolata dagli Aragonesi alla patrona di Barcellona, Sant’Eulalia, cuore vivace del quartiere della Marina».

La notizia fu tenuta nascosta perché non si voleva far sapere al nemico che gli aerei di produzione italiana potessero essere difettosi. Solo grazie alla testimonianza delle persone che assistettero all’incidente si scoprì che quelle cinque vittime non perirono sotto i bombardamenti, ma a causa di un’avaria dell’aereo. Era il 4 dicembre del 1942 e un Idroavia, un idrovolante, dopo una battaglia aerea nei cieli di Cagliari, si apprestava ad atterrare sorvolando a bassa quota gli edifici in attesa che un altro velivolo completasse la propria manovra di atterraggio, ma qualcosa andò storto e l’aereo precipitò, per un’avaria non meglio precisata, su una palazzina al civico 36 di via Sant’Eulalia. Il comunicato ufficiale col quale si rendeva noto l’accaduto, parla delle sole vittime militari e non fa alcun cenno invece alle 5 vittime civili, tra le quali un bimbo che aveva appena un anno.