Donne di Sardegna: Marisa Sannia, la voce del vento, del mare e delle fate

Negli ultimi anni di vita l’artista si dedicò infatti proprio alla poesia del poeta spagnolo Federico Garcia Lorca. Questo sarà l’ultimo suo testamento prima della morte che avvenne improvvisamente a Cagliari il 14 aprile del 2008 a causa di un male incurabile.
di Maria Lidia Contu
Marisa Sannia fu una personalità fuori dal comune, con il suo modo di porsi aggraziato, elegante e riservato che le valse l’appellativo di “La gazzella di Cagliari”. Ieri è stata ricordata e citata da Roberto Benigni in occasione del suo monologo al Festival di Sanremo.
La Sannia nacque ad Iglesias il 15 gennaio del 1947 e mosse i suoi primi passi nel mondo della musica come voce femminile di un gruppo cagliaritano. La musica non fu la sua unica passione.
Negli anni giovanili si dedicò anche allo sport e divenne una campionessa di basket del CUS Cagliari. Il suo debutto nel panorama musicale nazionale avvenne quando si classificò seconda ad un concorso indetto dalla Fonit Cetra e in seguito vinse anche un concorso Rai per voci nuove con il quale ottenne contratto discografico quadriennale. La sua era una voce diversa e per questo motivo le sue scelte ricaddero non sui compositori più votati, ma su Sergio Endrigo, cantautore e vincitore del Festival di Sanremo, che divenne il suo produttore e guida nel mondo della musica leggera. Fu proprio Edrigo a convincerla delle sue capacità sia musicali che artistiche.
Partecipò a Canzonissima, al Festivalbar classificandosi terza e nel 1968 debuttò al Festival di Sanremo in coppia con Ornella Vanoni, con il brano Casa bianca che vendette 500.000 copie. La partecipazione a Sanremo le spalancò anche le porte del panorama musicale internazionale. In quegli anni, tra la fine degli anni Sessanta e Settanta partecipò a numerose manifestazioni canore, ottenne grande successo, ma presagendo l’esaurirsi della propria stagione canora pensò di dedicarsi al teatro. Dotata di particolare sensibilità, Marisa Sannia amava la musica, la poesia e la lingua sarda e questa sua passione la portò negli anni successivi ad avvicinarsi ai poeti sardi Francesco Masala, Antonio Casula e Antonio Canu sui testi dei quali elaborò melodie che diedero vita ai suoi capolavori: “Sa oghe de su entu e su mare”, “Melagranada”, “Nanas e janas” che si avvarranno anche della collaborazione dell’artistica di Maria Lai.
Il brano “Sa oghe de su entu e su mare” non era solo il titolo di un album ma il suo vero manifesto poetico.
«Un canto profondo, molto più profondo di tutti i pozzi, di tutti i mari del mondo, ancora più profondo del cuore che oggi lo crea, della voce che oggi lo canta» scriveva Garcia Lorca, i cui versi furono oggetto di studio della cantante sarda.
Marisa Sannia, nella brochure del suo ultimo musical, definì così la sua poetica, aggiungendo alle parole di Garcia Lorca le sue: «Il suono della lingua, la magia della parola portano sul cammino della poesia, tra memoria e sogno. Musiche, suoni, parole che si snodano come trame e disegni toccando i sentimenti profondi e misteriosi dell’anima. Melodie mediterranee, solari, si fondono con le parole in atmosfere dove è difficile distinguere l’antico ed il contemporaneo, la lingua, il poeta, il compositore e l’interprete».
Negli ultimi anni di vita l’artista si dedicò infatti proprio alla poesia del poeta spagnolo Federico Garcia Lorca. Questo sarà l’ultimo suo testamento prima della morte che avvenne improvvisamente a Cagliari il 14 aprile del 2008 a causa di un male incurabile.

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