C’è già una data ufficiale per l’apertura del primo centro regionale permanente per il rimpatrio dei migranti sito a Macomer: si partirà lunedì 20 gennaio.

Si potranno ospitare sin dall’inizio una cinquantina di persone, spiega la vicesindaca di Macomer, Rossana Ledda, ad Ansa Sardegna che riporta la notizia, ma a lavori completi si conteranno 100 posti disponibili.

«Non sappiamo se già lunedì arriverà qualcuno o se ci vorrà ancora qualche giorno per vedere qui i primi migranti» ha spiegato. «Il Comune ha lavorato tanto negli ultimi anni per arrivare all’apertura del centro e fare in modo che ci fosse una ricaduta economica favorevole per la città. C’è una società che si è aggiudicata il bando di gara per i servizi interni: mensa, lavanderia, pulizie, infermeria. Tutto questo genera nuovi posti di lavoro e restituisce vitalità».

Parola di Ledda: non verrà meno la sicurezza, sono già arrivare le rassicurazioni dalla Prefettura. Sono infatti messe a disposizione le forze dell’ordine e una vigilanza esterna alla struttura da parte di militari della Brigata Sassari.

«L’auspicio è che gli impegni vengano mantenuti per consentire al centro di funzionare ma anche la dovuta tranquillità ai cittadini».

Al congresso nazionale della FIMMG a Villasimius è stata ricordata Maddalena Carta, giovane dottoressa di Dorgali tragicamente scomparsa a causa di un malore legato al sovraccarico di lavoro. La sua vita, dedicata con passione alla medicina di famiglia, è diventata simbolo dei sacrifici quotidiani dei medici sul territorio.

In suo ricordo, alla famiglia è stato consegnato il premio Mario Boni, riconoscimento che celebra l’impegno straordinario di chi mette la propria professionalità al servizio dei pazienti.

Nel corso dell’evento, la FIMMG ha lanciato un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché venga conferito a Maddalena l’onore al merito, come tributo al valore umano e professionale dei medici di famiglia italiani.

Il congresso ha rappresentato anche un momento di riflessione sul ruolo cruciale dei medici di famiglia nella società, mettendo in luce le sfide e i carichi di lavoro sempre più gravosi che caratterizzano la professione. La vicenda di Maddalena Carta rimane un monito a riconoscere e tutelare chi ogni giorno si dedica con dedizione alla salute dei cittadini.