Sant’Elia, il nuovo campo per la Società Vecchio Borgo è ben più di uno spazio per lo sport: è un’opportunità

Per i ragazzi del borgo lasciare il campo e andare ad allenarsi lontano dal quartiere era stata una sconfitta, quindi quando Nainggolan e Pisacane si sono presentati per tagliare il nastro è stata una vera festa, perché per questi ragazzi e per tutto il quartiere poter disporre di un campo nuovo e attrezzato rappresenta una vera e propria opportunità
«Abbiamo due squadre, una prima squadra – spiega Miro Murgia -che milita nel campionato di prima categoria regionale girone A, con giocatori che hanno dai 17 ai 43 anni, l’altra è una categoria allievi dai 16 ai 18 anni. Con la prima squadra eravamo due anni in promozione, in cinque anni siamo saliti dalla terza categoria alla promozione, un bellissimo percorso ma poi siamo retrocessi perdendo lo spareggio».
Miro Murgia in teoria è l’allenatore della Società Sportiva Vecchio Borgo Sant’Elia, in pratica è molto di più. Non solo si occupa di tutto dal punto di vista organizzativo, ma è un vero e proprio punto di riferimento per i ragazzi. Soprattutto quest’ultimo anno in cui non è stato più possibile stare nel quartiere perché non c’era più lo spazio nemmeno nel campo di via Schiavazzi.
«Per tre anni abbiamo giocato nell’altro campo qui a Sant’Elia – prosegue l’allenatore – però avevamo problemi con gli spazi che non erano quelli che ci servivano. L’anno scorso siamo dovuti uscire dal quartiere e per noi è stata davvero una sconfitta sociale. Siamo dovuti andare a Mulinu Becciu, con problemi di tipo logistico ed economico. Ci alleniamo per tre volte alla settimana. Ogni allenamento ci costava 95 euro, più le partite. Ogni allenamento bisognava portarsi via l’attrezzatura perché non c’era spazio per lasciarla. Probabilmente è anche per quello che siamo retrocessi e quest’anno è andata anche peggio, per tre mesi prima che ci consegnassero il campo dovevamo spostarci fino a Monserrato».
Il Vecchio Borgo è una piccolissima società che si auto finanzia, non può contare su contributi economici e non ha uno sponsor, eppure il suo ruolo nel quartiere è fondamentale: «Questo è un quartiere popolare – afferma Miro- giocare tre volte a settimana, poi affrontare le partite aiuta i ragazzi a socializzare, li distoglie dai cellulari dai videogiochi e da tutto quello che è virtuale. E poi ci sono certe tentazioni, certe brutte situazioni che sono tutt’altro che virtuali e lo sport contribuisce a tenerle lontane».
Miro Murgia e suo padre Giorgio, il presidente della società, ora che hanno il campo pensano di aprire una scuola calcio per accogliere aspiranti calciatori dai 5 anni in su e formare nuove squadre e soprattutto per offrire al quartiere uno spazio che permetta l’inclusione: «Ora dopo un po’ di difficoltà iniziale per la mancanza della corrente elettrica abbiamo a disposizione anche gli spogliatoi. I ragazzi si allenano più volentieri – conclude Miro- il giorno dell’inaugurazione con Nainggolan e Pisacane che hanno tagliato il nastro erano felicissimi, è stata fonte di una forte motivazione a fare meglio. Per quest’anno è andata così, ma dall’anno prossimo cominciamo a concentrarci sulla promozione».

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