Una partita con papà: il calcio oltre le sbarre nel carcere di Uta
Lo sport per unire, avvicinare, legare. Il Cagliari calcio a fare da testimone ad un pomeriggio ricco di emozioni, dove i detenuti del carcere di Uta hanno potuto passare qualche ora in compagnia dei loro figli, giocare a calcio con loro e con i campioni rossoblù. L'iniziativa è stata promossa da bambinisenzalesbarreonlus per lanciare la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Loro non hanno colpe”.
Se è vero che il calcio è una passione capace di unire diverse generazioni, può anche avere l’ambizione di fortificare le relazioni familiari, tra i papà detenuti e i propri figli.
È con questo spirito che si è svolta oggi pomeriggio la quinta edizione di “La partita con papà”, promossa dall’associazione “Bambinisenzasbarre onlus” in collaborazione con il Dipartimento della Amministrazione penitenziaria e alla quale ha partecipato anche una delegazione del Cagliari Calcio, rappresentata da Deiola, Ragatzu, Nainggolan e Cossu.
La partita prevista nel campo esterno è stata annullata a causa della pioggia, ma, dopo l’incontro nella biblioteca del penitenziario tra i bambini e i loro papà, tra abbracci, baci e occhi lucidi, calciatori, papà e bambini si sono trasferiti nel corridoio, trasformandolo per qualche ora in un campo da calcio.
Andrea Cossu e i calciatori Alessandro Deiola, Radja Nainggolan e Daniele Ragatzu hanno regalato palloni e gagliardetti. Autografi, abbracci e tanti sorrisi, ma a loro volta hanno ricevuto di regali speciali dagli ospiti del carcere. In questo clima di festa e spensieratezza i rossoblù hanno a loro volta ricevuto un regalo: la tipica maschera del carnevale di Mamoiada e Ottana, realizzate dagli stessi detenuti durante il laboratorio di falegnameria.
Questa iniziativa è nata per porre l’attenzione sulla necessità di preservare il legame affettivo con il genitore incarcerato e per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’elevato numero di bambini che oggi in Italia vivono una condizione di emarginazione perché hanno il babbo o la mamma ristretti in carcere.
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