Asso, il vecchietto che nessuno voleva: dal cuore di Cagliari, in cerca di una casa

Ha vissuto 10 anni in un terrazzo, poi è stato relegato in un recinto/parcheggio senza un riparo, solo, senza attenzioni tantomeno cure. E tutto questo accadeva in pieno centro a Cagliari: vogliamo ora regalare ad Asso una vita degna di essere chiamata tale? Il nonnetto è arzillo e sta bene in salute, aiutiamolo finalmente a trovare l'amore che merita
Asso è stato trovato nel centralissimo quartiere storico di Marina a Cagliari. Dieci anni di vita isolato dal mondo: prima in un terrazzo, poi in un cortile/parcheggio senza un riparo al caldo o all’ombra, senza una carezza, un’attenzione. Vittima di un isolamento sociale che, per fortuna, non l’ha rovinato nel profondo.
Ma non vogliamo continuare a parlarvi del suo passato perchè ora Asso ha bisogno di aiuto per la sua vita futura. Qualche settimana fa, la svolta: il vecchietto nel suo cammino ha trovato delle bellissime persone che si sono battute per lui e che l’hanno riscattato dalla sua vita triste. Asso è stato castrato, ha superato l’operazione e si trova in degenza a casa di chi l’ha accolto ma non può tenerlo e chiede l’aiuto di tutti noi.
L’arzillo nonnetto ha 10 anni, è una taglia piccola, pesa 7 chili: ama stare in compagnia dei suoi simili e degli umani, è affettuoso e regala tantissima gioia. Per ovvie ragioni all’inizio è diffidente perchè ha paura, ma appena capisce che può fidarsi si lascia andare.
Per info su Asso, contattare su Facebook Alessandra Gioia Glander.
Lo sapevate? In sardo, come si dice “prezzemolo”?

Il sardo è una lingua che è un vero e proprio scrigno di tesori linguistici, ricca di influenze e significati che vanno dal serio all’ironicamente divertente. È proprio il caso della parola che indica il prezzemolo, una parola che non solo fa sorridere per il suono e la musicalità, ma che nasconde anche un piccolo aneddoto che vi farà vedere questa erbetta in una luce tutta nuova.
Lo sapevate? In sardo, come si dice “prezzemolo”?
Il sardo è una lingua che è un vero e proprio scrigno di tesori linguistici, ricca di influenze e significati che vanno dal serio all’ironicamente divertente. È proprio il caso della parola che indica il prezzemolo, una parola che non solo fa sorridere per il suono e la musicalità, ma che nasconde anche un piccolo aneddoto che vi farà vedere questa erbetta in una luce tutta nuova.
In sardo campidanese, il prezzemolo si dice “perdusemini” o, in alternativa, “pedrusemini”. Suona come una filastrocca, vero? Non è proprio una parola che passerà inosservata. Ma da dove viene questa curiosa espressione? Facciamo un viaggio a ritroso nel tempo: tutto parte dal greco “Petroselinon”, che diventa “Petroselinum” in latino e che, come molte parole, si diffonde nelle lingue neolatine, influenzando anche il sardo campidanese. Ma non finisce qui! Il prezzemolo non è solo un’icona del nostro piatto preferito, ma è anche un simbolo in altre lingue: il tedesco lo chiama “Petersilie”, lo spagnolo “Perejil”, e non possiamo dimenticare l’italiano che ci ha regalato il nostro ben noto “prezzemolo”. Come vedete, un’erba dalle mille tradizioni linguistiche!
E qui arriva il colpo di scena: proprio come in italiano, in sardo “cument’e su perdusemini” non si riferisce solo all’erba aromatica che sta sempre lì, a dare un tocco di freschezza a ogni piatto, ma si usa per descrivere qualcuno che è sempre in mezzo, sempre presente, un vero e proprio ficcanaso che si intromette dappertutto. Insomma, proprio come il prezzemolo che non manca mai in una ricetta, quella persona è sempre lì, pronta a “condire” ogni discussione, ogni situazione, mettendo il suo tocco in ogni angolo della vita. E che dire, se non che, in fondo, anche il ficcanaso ha una sua utilità, proprio come il prezzemolo?

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