Asso, il vecchietto che nessuno voleva: dal cuore di Cagliari, in cerca di una casa

Ha vissuto 10 anni in un terrazzo, poi è stato relegato in un recinto/parcheggio senza un riparo, solo, senza attenzioni tantomeno cure. E tutto questo accadeva in pieno centro a Cagliari: vogliamo ora regalare ad Asso una vita degna di essere chiamata tale? Il nonnetto è arzillo e sta bene in salute, aiutiamolo finalmente a trovare l'amore che merita
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Asso è stato trovato nel centralissimo quartiere storico di Marina a Cagliari. Dieci anni di vita isolato dal mondo: prima in un terrazzo, poi in un cortile/parcheggio senza un riparo al caldo o all’ombra, senza una carezza, un’attenzione. Vittima di un isolamento sociale che, per fortuna, non l’ha rovinato nel profondo.
Ma non vogliamo continuare a parlarvi del suo passato perchè ora Asso ha bisogno di aiuto per la sua vita futura. Qualche settimana fa, la svolta: il vecchietto nel suo cammino ha trovato delle bellissime persone che si sono battute per lui e che l’hanno riscattato dalla sua vita triste. Asso è stato castrato, ha superato l’operazione e si trova in degenza a casa di chi l’ha accolto ma non può tenerlo e chiede l’aiuto di tutti noi.
L’arzillo nonnetto ha 10 anni, è una taglia piccola, pesa 7 chili: ama stare in compagnia dei suoi simili e degli umani, è affettuoso e regala tantissima gioia. Per ovvie ragioni all’inizio è diffidente perchè ha paura, ma appena capisce che può fidarsi si lascia andare.
Per info su Asso, contattare su Facebook Alessandra Gioia Glander.
Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha "promosso" il giro di vite voluto dall'amministrazione dell'ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.
Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.
Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.
I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.
Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.
Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.

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