Mappa per bambini: a Roma il Colosseo, a Pisa la torre e in Sardegna? Non i nuraghi, ma le pecore
L'accusa è lanciata dall'archeodivulgatore sardo Andrea Loddo: «La regione con la più alta concentrazione di siti archeologici al mondo, l'Isola dai diecimila Nuraghi, le torri preistoriche più alte d'Europa, le seconde struttute più alte al mondo all'epoca e sui libri di scuola e la terra più archeologica al mondo diventa l'isola della pecora mediterranea. Quando finirà tutto questo?».
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Sui libri di storia e geografia per bambini è necessario semplificare, rendere gli argomenti più semplici per farli comprendere meglio ai più piccoli. Semplificare non significa però distorcere (e diffamare) la realtà. Questo è successo in una mappa per bambini che sta facendo il giro del web.
In una cartina d’Italia, per ogni regione è stato scelto un monumento, un simbolo associato per tradizione ai singoli angoli del Belpaese. A Roma spunta il Colosseo, a Milano il Duomo, in Puglia il trullo, a Venezia la gondola, a Pisa la torre pendente, a Torino la Mole, in Sicilia un tempio greco e in Calabria i bronzi di Riace. E in Sardegna? I nuraghi verrebbe da pensare in automatico. E invece no, il simbolo della Sardegna sono le pecore.
Nulla contro la pastorizia, si intende, nobilissima professione portata avanti da veri e propri maestri nei secoli in Sardegna. Ma in questa mappa, dove ogni regione è rappresentata dai suoi capolavori artistici e archeologici, le pecore non c’entrano proprio nulla. A pubblicare la foto su Facebook e a lanciare (giustamente) il sasso verso queste gravi modalità di insegnamento presenti nel libro in questione è l’archeodivulgatore ogliastrino Andrea Loddo, grande appassionato e conoscitore della civiltà nuragica.
Così scrive Loddo sulla sua pagina, in un post già condiviso da centinaia di persone: «La regione con la più alta concentrazione di siti archeologici al mondo. L’Isola dai diecimila Nuraghi, le torri preistoriche più alte d’Europa, le seconde struttute più alte al mondo all’epoca. Mentre in tutta Europa nel 1600 a.c. si dormiva ancora nelle palafitte, in Sardegna si edificavano i primi castelli della storia umana che arrivavano all’altezza di trenta metri. Ma funziona così i diecimila Nuraghi diventano pecore, e la terra più archeologica al mondo diventa l’isola della pecora mediterranea.
Quando finirà tutto questo? Quando i Sardi e la Sardegna si riprenderanno il giusto spazio culturale ed Archeologico? Quando finirà questo boicottaggio intellettuale e culturale? Come è possibile rappresentare una terra come la Sardegna che mostra 1/5 dei beni archeologici di tutta Italia con il disegnino di una pecora? Ma bisogna essere molto ignoranti o molto maligni per rappresentare una terra del genere in un modo tanto sbagliato».
Una passione, quella per l’archeologia sarda, portata avanti negli anni da Loddo non solo con gli studi sui libri, ma anche con “le mani”, letteralmente. Da quasi 10 anni ormai l’archeologo e divulgatore di Lanusei gira la Sardegna e l’Italia mostrando dal vivo come si costruisce un bronzetto nuragico o gli abiti e le armature del popolo nuragico. Suoi, non a caso, i costumi del film girato dal regista Mauro Aragoni e interpretato dal rapper Salmo, Nuraghes, grande successo di critica e trasmesso anche in tv da Paramount channel.
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Sardegna in festa per i 101 anni dell’elegantissima Tzia Reparata Meloni

101 anni con una tempra e una bellezza uniche, quelle che solo le donne di Sardegna possono vantare!
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Ci sono compleanni che smettono di essere semplici ricorrenze private per diventare un patrimonio di tutta la comunità. È il caso di Tzia Reparata Meloni, la cittadina di Narbolia che ha appena tagliato il traguardo dei 101 anni, circondata dall’affetto dei suoi cari e dall’ammirazione di tutto il paese.
Arrivare a 101 anni significa aver attraversato un secolo di cambiamenti epocali, guerre, rinascite e trasformazioni, conservando però quella tempra che solo le donne di Sardegna sanno mostrare. Tzia Reparata rappresenta oggi una memoria storica vivente, un esempio di forza e lucidità che onora la tradizione dei centenari sardi.
La comunità di Narbolia si è stretta idealmente intorno alla sua “nonnina”, che ha festeggiato con la semplicità e la dignità che l’hanno sempre contraddistinta. Gli auguri più belli sono arrivati non solo dai familiari, ma da tutti i concittadini che vedono in lei un simbolo di speranza e di continuità.
Si ringrazia per gli scatti il fotografo dei centenari sardi Pierino Vargiu e la Comunità cristiana di Narbolia – S. Reparata.
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