«Questa piazza è un letamaio, non sappiamo più che fare». A dirlo è Davide Loru, proprietario insieme alla sorella Laura, dell’Edicola degli Artisti, l’edicola di rondò San Rocco (la piazzetta in via san Giovanni angolo via San Rocco) che ha aperto ad agosto dopo sette anni dalla chiusura del chiosco precedente da parte del vecchio proprietario. Villanova dunque ha nuovamente la sua edicola, dunque.

Ma non è questo il punto. Il punto,come accennato sopra, è la condizione in cui versa la piazzetta: «Qualche incivile scambia il cestino per un cassonetto e ci butta di tutto; spesso ci sono sacchetti per terra che rimangono lì per giorni e giorni. Ogni tanto svuotano il cestino ma il giorno dopo siamo di nuovo punto e a capo». E puntualmente ogni domenica mattina, ci sono i resti dei bagordi del sabato sera: cartacce e quant’altro. «Oltre a questo, la piazza è sporca», rimarca Loru. «Più volte sollecitiamo gli addetti all’igiene del suolo del Comune, i quali ci promettono di passare a pulire ma a oggi non abbiamo visto nessuno».

E così, spesso sono proprio loro – e i commercianti delle attività limitrofe – a dare una pulitina al posto. «Non è compito nostro, tuttavia abbiamo aperto anche con l’intenzione di far rinascere il quartiere e pensiamo non sia giusto che questo posto sia ridotto così», dice la sorella di Davide, Laura. Un altro problema sono le palme presenti nella piazzetta rondò: «Ogni tanto cade qualche ramo. Qui spesso ci giocano i bambini e recentemente è caduto un ramo che per poco non ha preso in pieno uno di loro», dichiara Laura. «Anche in questo caso, abbiamo mandato un sacco di email pec al servizio Verde pubblico del Comune, ma nessuno si è fatto vivo», rimarca Davide. «Non sappiamo più come comportarci».

Volete sapere com’era la Sardegna di quasi un secolo fa? A raccontarcela non è un turista qualunque, ma Elio Vittorini, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento. Autore raffinato e figura di spicco della cultura del dopoguerra, Vittorini approdò sull’Isola negli anni ’30, quando per molti italiani era ancora un territorio misterioso e poco conosciuto.

Il suo libro “Sardegna come un’infanzia” non è un racconto da cartolina: è un reportage letterario intenso, in cui la penna di un maestro cattura sia la bellezza aspra che le difficoltà quotidiane della vita sarda di allora. Tra le pagine, l’autore descrive un’Isola che stupisce e sorprende, raccontata con occhi attenti, sensibilità politica e una prosa capace di trasformare le impressioni in immagini vivide.

Indimenticabile la sua Cagliari, “Gerusalemme di Sardegna”, città metà roccia e metà case di roccia, fredda e gialla di calcare, spoglia come una necropoli, eppure viva di porti, tram, piroscafi e vie in salita. Un luogo che, agli occhi di Vittorini, sembrava appartenere a un continente ancora più lontano dell’Africa: circondato da stagni e saline, affacciato su un mare bianco e immobile come un mare morto.